Amicizie inesauribili: Don Pino Puglisi, la testimonianza del martirio
Il titolo del convegno a Rimini, nell’ambito del Meeting
martedì 22 agosto 2023
23.12
iReport
Si è tenuto a Rimini, nell'ambito del Meeting in svolgimento fino al 25 agosto 2023, un convegno dal titolo "Amicizie inesauribili: Don Pino Puglisi, la testimonianza del martirio". Al convegno hanno preso parte: Antonio Balsamo, magistrato; S.E. Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo; l'introduzione a cura di Salvatore Taormina, Redazione Culturale del Meeting per l'amicizia fra i popoli mentre ha moderato Vincenzo Morgante, Direttore TV2000.
"Don Pino Puglisi aveva deciso di studiare alle Magistrali perché lui fondamentalmente era un educatore, era capace di 'tirare fuori' dall'altro il senso ultimo della vita, che in lui coincideva con quello di Cristo". Con queste parole l'arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice, ha ricordato al Meeting di Rimini il beato Pino Puglisi, a trent'anni dall'omicidio del avvenuto per mano mafiosa il 15 settembre 1993. Nel suo intervento l'arcivescovo di Palermo ha ripetuto l'ammonimento fatto il 9 maggio 1993 dall'allora Papa Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, quando gridò ai mafiosi "convertitevi". Un messaggio ripetuto, con altri toni, da Francesco cinque anni quando disse "fratelli mafiosi convertitevi, se continuate così accumulerete la peggiore delle vostre sconfitte".
"Lo specifico dei cristiani - ha spiegato Mons. Lorefice - è che dobbiamo conservare le stesse viscere di misericordia del Signore, dinnanzi alla sofferenza e all'oppressione non solo ci indigniamo ma ci coinvolgiamo. E ci coinvolgiamo con tutti quelli che sono ancora capaci di avere viscere di misericordia. Questo è il compito che il Papa affida alle comunità cristiane di Palermo e a tutti".
Nella sua testimonianza Antonio Balsamo, magistrato, autore di 'Mafia fare memoria per combatterla' (Vita e Pensiero), ha dichiarato che "Puglisi stabiliva un dialogo profondo che si costruiva sull'amicizia e sulla fiducia reciproca: era capace di mettere in pratica la teoria dell'empatia che consisteva nel mettersi 'da pari a pari' con i giovani con cui entrava in contatto, nel capirli in profondità, nello spingersi a guardarsi dentro e nell'indurli a spendersi per la società. Don Pino - ha aggiunto il magistrato - viene colpito da Cosa Nostra perché si vuole spezzare il suo disegno di risanamento morale e sociale che passa attraverso la mobilitazione delle migliori energie della società civile, lo stesso lavoro intrapreso da persone come Piersanti Mattarella e Salvatore Pappalardo che distruggeva dalle fondamenta il consenso sociale della mafia proprio nelle zone più difficili di Palermo. Un sorriso che aveva una portata rivoluzionaria".
A trent'anni dall'omicidio del beato Pino Puglisi, avvenuto per mano mafiosa il 15 settembre 1993, l'incontro ha focalizzato l'attenzione sui connotati caratterizzanti del suo martirio ripercorrendo, attraverso il contributo di autorevoli voci del contesto ecclesiale, giudiziario e dell'informazione, gli snodi di una testimonianza umana e sacerdotale di perdurante attualità, in cui la resistenza cristiana di fronte alla mafia ha assunto la specifica e prioritaria consistenza di un'appassionata azione educativa, rivolta particolarmente alle giovani generazioni, mossa dalla costante tensione alla verità della persona e dei suoi legami sociali.
Prof. Leonardo Di Nunno
"Don Pino Puglisi aveva deciso di studiare alle Magistrali perché lui fondamentalmente era un educatore, era capace di 'tirare fuori' dall'altro il senso ultimo della vita, che in lui coincideva con quello di Cristo". Con queste parole l'arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice, ha ricordato al Meeting di Rimini il beato Pino Puglisi, a trent'anni dall'omicidio del avvenuto per mano mafiosa il 15 settembre 1993. Nel suo intervento l'arcivescovo di Palermo ha ripetuto l'ammonimento fatto il 9 maggio 1993 dall'allora Papa Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, quando gridò ai mafiosi "convertitevi". Un messaggio ripetuto, con altri toni, da Francesco cinque anni quando disse "fratelli mafiosi convertitevi, se continuate così accumulerete la peggiore delle vostre sconfitte".
"Lo specifico dei cristiani - ha spiegato Mons. Lorefice - è che dobbiamo conservare le stesse viscere di misericordia del Signore, dinnanzi alla sofferenza e all'oppressione non solo ci indigniamo ma ci coinvolgiamo. E ci coinvolgiamo con tutti quelli che sono ancora capaci di avere viscere di misericordia. Questo è il compito che il Papa affida alle comunità cristiane di Palermo e a tutti".
Nella sua testimonianza Antonio Balsamo, magistrato, autore di 'Mafia fare memoria per combatterla' (Vita e Pensiero), ha dichiarato che "Puglisi stabiliva un dialogo profondo che si costruiva sull'amicizia e sulla fiducia reciproca: era capace di mettere in pratica la teoria dell'empatia che consisteva nel mettersi 'da pari a pari' con i giovani con cui entrava in contatto, nel capirli in profondità, nello spingersi a guardarsi dentro e nell'indurli a spendersi per la società. Don Pino - ha aggiunto il magistrato - viene colpito da Cosa Nostra perché si vuole spezzare il suo disegno di risanamento morale e sociale che passa attraverso la mobilitazione delle migliori energie della società civile, lo stesso lavoro intrapreso da persone come Piersanti Mattarella e Salvatore Pappalardo che distruggeva dalle fondamenta il consenso sociale della mafia proprio nelle zone più difficili di Palermo. Un sorriso che aveva una portata rivoluzionaria".
A trent'anni dall'omicidio del beato Pino Puglisi, avvenuto per mano mafiosa il 15 settembre 1993, l'incontro ha focalizzato l'attenzione sui connotati caratterizzanti del suo martirio ripercorrendo, attraverso il contributo di autorevoli voci del contesto ecclesiale, giudiziario e dell'informazione, gli snodi di una testimonianza umana e sacerdotale di perdurante attualità, in cui la resistenza cristiana di fronte alla mafia ha assunto la specifica e prioritaria consistenza di un'appassionata azione educativa, rivolta particolarmente alle giovani generazioni, mossa dalla costante tensione alla verità della persona e dei suoi legami sociali.
Prof. Leonardo Di Nunno