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Canosa: il congresso del PD meno vicino alle posizioni della leader nazionale Elly Schlein

Due parole di Sabino Saccinto

La riunione di Segreteria del Partito Democratico di Canosa di Puglia del 23 ottobre 2024 avrebbe avuto come ordine del giorno una comunicazione del segretario Francesco Imbrici di non accettare un prolungamento del suo incarico, ovvero una sua ricandidatura al prossimo Congresso, previsto allora nel mese successivo. Tutto lasciava intendere, o così appariva, che sarebbe stato comunque lui ad accompagnare il partito nella fase congressuale. Invece si è appreso che già il giorno prima il segretario provinciale Lorenzo Marchio Rossi lo aveva convocato per chiedergli le dimissioni, atto politico piuttosto strano, considerata l'imminenza del Congresso e la volontà espressa più volte di non ripetere quell'esperienza. I rapporti tra la sezione locale del PD e la sua dirigenza provinciale non sono mai stati idilliaci. A bruciare è la sconfitta del 2022, la peggiore in termini di voti (390 alla lista), tale da non permettere al partito, in alleanza con il M5S, di conquistare almeno un seggio in Consiglio comunale. Ma quell'evento fu legato anche ad una scelta coraggiosa che fece l'allora segretario.

La discussione che lacerò il direttivo, in ultima istanza, riguardò appunto le alleanze. Messa fuori discussione quella con il candidato centrista Giuseppe Tomaselli, comunque poco gradita, qualcuno avanzò una strana teoria, ovvero la non presentazione di una lista propria, ma l'appoggio ad una civica dove i candidati del PD avrebbero trovato allocazione. Ancora meno comprensibili le alleanze: non un'area centrista, comunque almeno più vicina al Partito democratico, ma addirittura la destra, che nella declinazione canosina vuol dire accettare di sostenere un candidato sindaco indicato da FDI, candidato, tra l'altro, che allora non si sapeva ancora chi fosse. L'area del PD, pronta a rinunciare alle sue insegne, sostenitrice di questa ed altre bizzarre teorie, sembrava non tanto attratta dalla figura e dalle teorizzazioni del demiurgo della destra, tra l'altro nemmeno così particolarmente sofisticate: o almeno non tanto da essere così fascinose per le menti sopraffine di quelle teste; quanto da un fantasma, dallo spauracchio che l'uomo che stava dietro i centristi potesse sommare ai poteri che gli derivavano dal controllo di fatto della banca locale, quelli delle istituzioni comunali. In altre parole, era come se davanti alla consapevolezza della propria debolezza, si trovassero a dover scegliere a quale dei due uomini forti votarsi, e non è detto che fosse quello più accettabile.

Probabilmente, la scelta della maggioranza del direttivo, e quella del segretario, fu legata a considerazioni di pura ragione politica. Nessuno dei due rappresentava una strada percorribile. A quel punto, forse, era meglio affidarsi alla linearità della logica piuttosto che alla tortuosità della tattica ed all'incertezza della strategia. Quelle decisioni, per quanto coraggiose, non furono immuni da rischi e, in effetti, i risultati delle Amministrative del 2022 a Canosa furono alquanto sorprendenti. Pochi si attendevano una vittoria al primo turno di un candidato sindaco senza alcuna esperienza politica, che aveva accettato la candidatura perché convinto – lo confessò in un'intervista televisiva – dalle parole di Papa Francesco che "esortava i cattolici alla partecipazione e all'assunzione di responsabilità." Le elezioni precedenti, 2012 e 2017, avevano sempre visto prendere più voti al primo turno il candidato sindaco di destra, senza mai superare però quel fatidico 50%, fallendo poi puntualmente i ballottaggi a favore del candidato avversario: di centrosinistra nel 2012, pentastellato nel 2017. Dai numeri appare chiaro che nel PD, la causa della sua performance negativa nel 2022 e del trionfo del sindaco Malcangio, è chiaramente attribuibile a quella parte del suo elettorato tradizionale che ha preferito orientarsi diversamente rispetto al passato, seguendo magari alcuni suoi candidati influenti che per l'occasione si sono votati ad una causa differente, tale da fare la differenza e regalare al Malcangio proprio quella manciata di voti decisivi. Se nel 2017 i due partiti più a sinistra della coalizione con candidato sindaco Antonio Imbrici, avevano raccolto 1.232 voti, di cui 853 del PD e 379 di "Sinistra per Canosa", nel 2022 il panorama politico della città è cambiato radicalmente. La sinistra si è ridotta ad una sola entità, il PD (390 voti) con una perdita complessiva di circa un migliaio di preferenze passate altrove. Il centrodestra è passato invece dai 7.229 voti per il candidato sindaco del 2017 Sabino Silvestri, ai 7.940 per Malcangio nel 2022. Quel tanto che gli ha consentito di diventare sindaco al primo turno evitando l'incognita dei ballottaggi. Un successo del suo mentore Francesco Ventola, ma anche una responsabilità di quanti di destra non si dichiarano, che invece di fatto sono stati i veri artefici del successo di Malcangio. E tra questi ve ne sono alcuni che a vario titolo stanno rientrando nel PD.

Questa spiegazione non è mai stata accettata dai dirigenti provinciali, in specie da quel Lorenzo Marchio Rossi che ha subito brigato per una revisione della sezione canosina. Ci ha impiegato più di un anno, ma alla fine l'intento lo ha raggiunto. In questi mesi è apparso subito chiaro che il nobile quasi decaduto andriese strizzasse l'occhio alle formazioni centriste, in particolare a quelle che facevano capo al gruppo politico "Io Canosa" e che aveva espresso come candidato sindaco Giuseppe Tomaselli, tanto da essere stato avvistato in più di un'occasione alle loro assemblee. Così come era anche sospetto l'apprezzamento di Andrea Silvestri per un consigliere di maggioranza che non aveva sottoscritto una querela per diffamazione contro di lui, intentata da quasi tutto il gruppo consiliare che sostiene il sindaco Malcangio. E qualcosa bisogna pur dirla su questo signore, eletto consigliere comunale tra le file del Centrodestra che più a destra non si può, dopo una vita passata a sinistra che più a sinistra non si può. La sua storia ricorda un po', ma solo un po', quella di un personaggio della serie televisiva "Suburra" :Amedeo Cinaglia. Nel direttivo del PD fu l'uomo che più si espose per sostenere la tesi dello scioglimento in lista civica a favore del Centrodestra, tanto che quando si ritrovò, insieme ad altri, a mal partito in minoranza, andò via sbattendo la porta, ma già aveva in tasca la candidatura con "Canosa Popolare", una lista civica regionale di centrodestra che in Regione ha sostenuto la giunta Emiliano, ma che a Canosa ha scelto Vito Malcangio sindaco: 684 voti. Ovviamente, la responsabilità politica della vittoria del sindaco di Canosa da quando lo si sceglie a suffragio diretto, non pesa solamente sulle spalle del nostro consigliere comunale. C'è stata tutta un'area interna al PD canosino protagonista di quel formidabile salto della quaglia.

Domenica 12 gennaio, questo partito così lacerato celebrerà il suo Congresso con un problema di non poco conto: quale sarà la linea politica prevalente? Terminata l'epoca del PD forza minoritaria, ma che rivendicava una certa autonomia rispetto ai due capibastone che da più di due decenni monopolizzano la vita politica a Canosa, sembra che adesso quell'antico dilemma ritorni improvvisamente di attualità, alimentato dalle ambiguità di una segreteria provinciale che da un canto flirta pubblicamente con il gruppo silvestriano di "Io Canosa", dall'altro si compone di elementi fedeli al mainstream barlettano che con l'amico pubblico numero uno Francesco Ventola non sembrano avercela tanto. Che strada prenderà? Condividerà le velleità silvestriane, la prima delle quali è la creazione di un'alternativa ampia alla destra di Ventola, o lascerà che il PD valga bene, ma per altre cause? Segno evidente di queste ambiguità è il consigliere comunale e provinciale Giovanni Suriano, accettato con tanto di onori dalla segreteria provinciale, individuato come il front man del "nuovo corso", incaricato di allestire i locali dove poi ha avuto sede la Commissione per il tesseramento e che, senza nulla eccepire da parte dei vertici, si ritrova nella condizione doppia di essere organico all'amministrazione di destra a Canosa, e, contemporaneamente, in quota al presidente della Provincia Lodispoto nel consesso della BAT che, al contrario, sarebbe di centrosinistra. Ancora più sconcertanti sono gli attestati di stima e le congratulazioni ricevute proprio dai gruppi comunali che si riferiscono a Silvestri, che hanno contribuito non poco ad eleggerlo. Di certo non sappiamo se quella di Suriano, e del suo seguito di sostenitori e vaticinatori, sia un episodio singolo di politica o se il prodotto di un calcolo. Così come non sappiamo se la sua sia una scelta personale o collegiale della lista civica "Canosa popolare", che nell'amministrazione della città non esprime solo un consigliere comunale, ma anche un assessore. Così come appare alquanto strano che questa incredibile vicenda non abbia destato alcuna critica acida o quantomeno un'alzata di sopracciglio di coloro i quali sarebbero compagni di coalizione di Suriano. Considerano davvero così insignificante la sua vicenda?
Sabino Saccinto
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