Canosa: il "riuso" del centro storico
Una reazione ideale al degrado e alla povertà
domenica 21 marzo 2021
15.41
iReport
La valorizzazione o il "riuso" di un centro storico di una città è, da molto tempo, una reazione ideale al degrado e alla povertà che affliggono un centro abitato poiché vengono coinvolti più soggetti, sia politici che imprenditoriali e soprattutto i cittadini, a mettersi in gioco. Si fa una scommessa a km 0 dove da una parte i cittadini si riappropriano delle loro radici per poi dar slancio ad iniziative che possono diventare addirittura, se ben pianificate, un volano per l'economia locale.
Sembrerebbe una cosa naturale da pensare, ma, purtroppo, così non è, perché in molti casi a decretare la ghettizzazione o la "desertificazione" di un centro storico è l'insieme di alcuni fattori concomitanti: il degrado fisico e sociale della residenza, con conseguente fuoriuscita degli abitanti verso i nuovi quartieri; il progressivo assedio di traffico automobilistico ed i problemi di accessibilità nel Centro storico; lo spostamento dell'asse commerciale e dei servizi dal centro alle periferie delle città, o meglio dal Centro storico, difficilmente compatibile con le nuove esigenze economiche e sociali, alla periferia più accessibile.
Il nostro Centro storico sarebbe potuto essere la convivenza di due (e più) città: quella della vita ordinaria dei residenti; quella di chi viene a lavorare in Centro storico e cerca di integrarsi nella precedente; la città "notturna" (legata ai frequentatori e gestori di ristoranti, pub, birrerie, discoteche, locali notturni, ecc.); quella "sovrapposta" legata a funzioni sovralocali: la città politica, la città religiosa, la città d'arte, la città dei turisti (compresa la presenza di alberghi, percorsi turistici, ecc.).
In tale crogiolo di facce della stessa entità, il tema della "residenzialità" in Centro storico e della sua tutela apparirebbe centrale e prioritario, ma, sebbene questo sia un obiettivo largamente condiviso, il problema sembra soprattutto capire e definire perché il Centro storico negli ultimi anni ha subito questo marcato fenomeno di abbandono da parte dei cittadini e delle istituzioni.
E' necessario incentivare la residenzialità in generale, far in modo che vi sia un processo di riappropriazione del Centro storico (penso che a questo punto sia ben chiaro che si sta parlando della zona Castello), attraverso progetti che facciano leva sull'influenza diretta che possono avere i residenti sulla vitalità sociale, economica e culturale di questo particolare tessuto urbano.
II "prodotto urbano", nel nostro caso il castello, si differenzia dal cosiddetto "prodotto aziendale", per la pressoché assoluta "rigidità" e soprattutto per la molteplicità di "soggetti decisori" che incidono sulle linee di posizionamento del "prodotto urbano" sul mercato potenziale di riferimento.
In altre parole, il Centro storico gode di una scarsa flessibilità: i limiti strutturali, relativi all'accessibilità, alla giusta immodificabilità di alcune sue parti, alla poca rispondenza ad alcune mutevoli esigenze della società contemporanea, Io rendono "statico", ma non per questo morto.
II Centro storico non è solo una città di pietra (o in tufo), ma una città delle relazioni e dell'uomo: qualcosa di vivo dove dobbiamo essere impegnati a continuare a far vivere. Pur tuttavia, non è una "tabula rasa", bensì è una parte della città con una propria storia e, soprattutto, è caratterizzato da un suo intrinseco tema catalizzatore, più o meno nascosto e segreto, che deve essere fatto riemergere e rivitalizzato.
Inoltre, sul territorio in genere e sul Centro storico in particolare incidono le scelte di diversi "soggetti decisori", da una parte gli attori pubblici ed istituzionali dall'altra i soggetti imprenditoriali, che dovrebbero operare in questa particolare parte della città.
Appare chiaro che, le scelte, o purtroppo spesso le "non scelte", di programmazione e pianificazione delle istituzioni, incidono direttamente sulla vitaIità del Centro storico. Dall'altra parte gli imprenditori incidono in maniera determinante sulla vita del Centro storico: sia con le loro scelte aziendali sia con la loro decisione di abbandonare il Centro per localizzarsi in zone della città più semplicemente "accessibili".
Ebbene, tale dicotomia è ormai discussa, accettata e, forse, condivisa. Viceversa, il ruolo che possono e debbono giocare i residenti in questa complessa partita per la riqualificazione del Centro storico appare ancora poco considerata, se non addirittura sottovalutata.
La domanda da porci è la seguente: può esistere un vincente piano di riqualificazione e rivitalizzazione del Centro storico prescindendo dalla residenzialità? La differenza fondamentale tra un nuovo centro direzionale e il Centro storico sta proprio nella funzione e scopo con cui sono stati studiati, progettati e costruiti. II primo nasce per svolgere una funzione essenzialmente, e forse esclusivamente, di servizio alla città; il secondo nasce come città, o meglio è una città (magari "antica") nella città.
Il centro storico per vivere ha bisogno di essere abitato e non solo visitato o ,come "spesso" avviene, episodicamente vissuto. Bisogna favorire ed incentivare il rientro dei Canosini nel centro storico, puntando a conseguire un riequilibrio della composizione sociale dei residenti stessi. In particolare, si dovrebbero sviluppare quelle politiche che vadano a sostegno della residenzialità dei ceti meno abbienti. Ma ci si deve anche concentrare su quegli elementi tesi a difendere le condizioni di vita urbana, della sua qualità, della vivibilità a dimensione umana.
Ma qual è il ruolo dei residenti in questa partita? In primo luogo i residenti possono essere definiti i primi tutori della qualità della vita del Centro storico stesso. In secondo luogo, i residenti svolgono un ruolo fondamentale nell' "accoglienza " del turista o di un fruitore di qualsiasi genere. Infine, i residenti sarebbero i più importanti e diffusi proprietari del Centro storico, cioè oltre al generare interesse del livello della "qualità della vita" della parte della città interessata, avrebbero uno specifico interesse economico relativo alla riqualificazione del centro storico stesso: appare evidente che il valore economico di un immobile in un Centro storico riqualificato è sicuramente superiore a quello di un Centro storico degradato.
Oltre agli accennati aspetti socio-economici, il "riuso" del Centro storico può essere una fondamentale difesa al contenimento dell'espansione urbanistica della città, attraverso il recupero dell'edilizia residenziale già esistente. Mi rendo conto che tali considerazioni possano sembrare utopistiche se non addirittura folli. Ma credo, come buona parte dei cittadini, che non tutto sia perduto e che se davvero si vuol ridare vita a questa parte straordinaria della nostra città, ci si debba mettere in gioco tentando questa via folle quanto semplice.
Danilo Dell'Aere
Sembrerebbe una cosa naturale da pensare, ma, purtroppo, così non è, perché in molti casi a decretare la ghettizzazione o la "desertificazione" di un centro storico è l'insieme di alcuni fattori concomitanti: il degrado fisico e sociale della residenza, con conseguente fuoriuscita degli abitanti verso i nuovi quartieri; il progressivo assedio di traffico automobilistico ed i problemi di accessibilità nel Centro storico; lo spostamento dell'asse commerciale e dei servizi dal centro alle periferie delle città, o meglio dal Centro storico, difficilmente compatibile con le nuove esigenze economiche e sociali, alla periferia più accessibile.
Il nostro Centro storico sarebbe potuto essere la convivenza di due (e più) città: quella della vita ordinaria dei residenti; quella di chi viene a lavorare in Centro storico e cerca di integrarsi nella precedente; la città "notturna" (legata ai frequentatori e gestori di ristoranti, pub, birrerie, discoteche, locali notturni, ecc.); quella "sovrapposta" legata a funzioni sovralocali: la città politica, la città religiosa, la città d'arte, la città dei turisti (compresa la presenza di alberghi, percorsi turistici, ecc.).
In tale crogiolo di facce della stessa entità, il tema della "residenzialità" in Centro storico e della sua tutela apparirebbe centrale e prioritario, ma, sebbene questo sia un obiettivo largamente condiviso, il problema sembra soprattutto capire e definire perché il Centro storico negli ultimi anni ha subito questo marcato fenomeno di abbandono da parte dei cittadini e delle istituzioni.
E' necessario incentivare la residenzialità in generale, far in modo che vi sia un processo di riappropriazione del Centro storico (penso che a questo punto sia ben chiaro che si sta parlando della zona Castello), attraverso progetti che facciano leva sull'influenza diretta che possono avere i residenti sulla vitalità sociale, economica e culturale di questo particolare tessuto urbano.
II "prodotto urbano", nel nostro caso il castello, si differenzia dal cosiddetto "prodotto aziendale", per la pressoché assoluta "rigidità" e soprattutto per la molteplicità di "soggetti decisori" che incidono sulle linee di posizionamento del "prodotto urbano" sul mercato potenziale di riferimento.
In altre parole, il Centro storico gode di una scarsa flessibilità: i limiti strutturali, relativi all'accessibilità, alla giusta immodificabilità di alcune sue parti, alla poca rispondenza ad alcune mutevoli esigenze della società contemporanea, Io rendono "statico", ma non per questo morto.
II Centro storico non è solo una città di pietra (o in tufo), ma una città delle relazioni e dell'uomo: qualcosa di vivo dove dobbiamo essere impegnati a continuare a far vivere. Pur tuttavia, non è una "tabula rasa", bensì è una parte della città con una propria storia e, soprattutto, è caratterizzato da un suo intrinseco tema catalizzatore, più o meno nascosto e segreto, che deve essere fatto riemergere e rivitalizzato.
Inoltre, sul territorio in genere e sul Centro storico in particolare incidono le scelte di diversi "soggetti decisori", da una parte gli attori pubblici ed istituzionali dall'altra i soggetti imprenditoriali, che dovrebbero operare in questa particolare parte della città.
Appare chiaro che, le scelte, o purtroppo spesso le "non scelte", di programmazione e pianificazione delle istituzioni, incidono direttamente sulla vitaIità del Centro storico. Dall'altra parte gli imprenditori incidono in maniera determinante sulla vita del Centro storico: sia con le loro scelte aziendali sia con la loro decisione di abbandonare il Centro per localizzarsi in zone della città più semplicemente "accessibili".
Ebbene, tale dicotomia è ormai discussa, accettata e, forse, condivisa. Viceversa, il ruolo che possono e debbono giocare i residenti in questa complessa partita per la riqualificazione del Centro storico appare ancora poco considerata, se non addirittura sottovalutata.
La domanda da porci è la seguente: può esistere un vincente piano di riqualificazione e rivitalizzazione del Centro storico prescindendo dalla residenzialità? La differenza fondamentale tra un nuovo centro direzionale e il Centro storico sta proprio nella funzione e scopo con cui sono stati studiati, progettati e costruiti. II primo nasce per svolgere una funzione essenzialmente, e forse esclusivamente, di servizio alla città; il secondo nasce come città, o meglio è una città (magari "antica") nella città.
Il centro storico per vivere ha bisogno di essere abitato e non solo visitato o ,come "spesso" avviene, episodicamente vissuto. Bisogna favorire ed incentivare il rientro dei Canosini nel centro storico, puntando a conseguire un riequilibrio della composizione sociale dei residenti stessi. In particolare, si dovrebbero sviluppare quelle politiche che vadano a sostegno della residenzialità dei ceti meno abbienti. Ma ci si deve anche concentrare su quegli elementi tesi a difendere le condizioni di vita urbana, della sua qualità, della vivibilità a dimensione umana.
Ma qual è il ruolo dei residenti in questa partita? In primo luogo i residenti possono essere definiti i primi tutori della qualità della vita del Centro storico stesso. In secondo luogo, i residenti svolgono un ruolo fondamentale nell' "accoglienza " del turista o di un fruitore di qualsiasi genere. Infine, i residenti sarebbero i più importanti e diffusi proprietari del Centro storico, cioè oltre al generare interesse del livello della "qualità della vita" della parte della città interessata, avrebbero uno specifico interesse economico relativo alla riqualificazione del centro storico stesso: appare evidente che il valore economico di un immobile in un Centro storico riqualificato è sicuramente superiore a quello di un Centro storico degradato.
Oltre agli accennati aspetti socio-economici, il "riuso" del Centro storico può essere una fondamentale difesa al contenimento dell'espansione urbanistica della città, attraverso il recupero dell'edilizia residenziale già esistente. Mi rendo conto che tali considerazioni possano sembrare utopistiche se non addirittura folli. Ma credo, come buona parte dei cittadini, che non tutto sia perduto e che se davvero si vuol ridare vita a questa parte straordinaria della nostra città, ci si debba mettere in gioco tentando questa via folle quanto semplice.
Danilo Dell'Aere