Canosa: problemi di civiltà
Lettera aperta di Leonardo Mangini
lunedì 3 gennaio 2022
14.45
iReport
Nel nostro paese Canosa di Puglia abbiamo problemi di civiltà. Problemi che - si premette senza polemica né moralismo alcuno – non sono risolvibili facilmente e concretamente con manifestazioni, fiaccolate, lettere pubbliche di indignazione o qualsiasi altro mezzo estemporaneo utilizzato per illudersi di contrastarli. Si parta dal presupposto, infatti, che atti delinquenziali, così come di mera stupidità, quotidianamente si registrano in molte realtà. Eppure, in alcuni periodi dell'anno, sembrano raggiungere dei "picchi". Durante le festività, Canosa è stata segnata - e ci si scusa per eventuali omissioni - di alcuni atti eclatanti (rilevanti e che meritano piena solidarietà): una villetta incendiata, un ordigno esploso sulla vetrata di un'impresa, una rapina con ferimento del titolare in pieno pomeriggio. Sono solo tre atti distinti di una escalation, con clamori mediatici diversi. Ma, come comunità, dobbiamo renderci conto di cos'altro succeda sotto ai nostri occhi, ogni giorno. E la scusa del "siamo impotenti" può reggere, ma fino ad una certa misura (già colma).
Perché oggi compaiono foto sull'immondizia accumulata sotto al murales in Piazza Galluppi che dovrebbe rilanciare la storicità del vecchio mercato comunale (e di fatto la località). Ma, rispetto ad altri atteggiamenti dubbi, è forse il "male minore". Perché il "male maggiore" è presente in immagini che tanti vedono ma nessuno riesce a fotografare. Perché, ad essere antagoniste, sono principalmente le giovani leve di questo territorio. E allora, di domenica pomeriggio in un periodo festivo, si assiste a tre ragazzini che gettano petardi dentro le cavità delle colonne poste nell'antiquarium della villa comunale. Tutto per "sentire il rumore che fa". E appena una signora si avvicina per rimproverarli, costoro accampano scuse, fanno spallucce e riprendono la loro "opera" ridanciana appena la stessa volta le spalle. Ovviamente quei giovani non sono a conoscenza del fatto che quei reperti abbiano resistito per 2000 anni a qualsiasi evento naturale o meno.
Oppure, dalle ore 20,00 di sera, si cerca di evitare altri ragazzi, un po' più grandicelli che spadroneggiano con moto di cilindrata superiore ai 125 cm³ lungo corso San Sabino, notoriamente zona esclusivamente pedonale. Senza forze capaci - quanto meno - di segnare, più che segnalare, targhe con lettere e numeri ben precisi (ed è accaduto persino durante gli scorsi mercatini natalizi). O, ancora, si resta vittime della noia di altri loro coetanei. I quali la combattono rivolgendosi a qualsiasi persona, senza badare ad età, sesso o contesto, salutandola per scherno e per stamparsi un sorriso stereotipato, segno di un'educazione latitante fermata da uno sguardo più torvo dei malcapitati.
Queste sono le reali premesse. Tutte avvenute nell'arco di poche ore, a pochissimi metri di distanza l'una dall'altra. E non si tratta di benaltrismo o di un "chi pensa ai bambini?". Perché se un paese è incapace (tramite i suoi maestri, tramite le sue associazioni, tramite i suoi genitori) di inculcare il rispetto per la propria terra alle nuove generazioni, è un paese destinato a fallire. Sì, fallire. Sì, dopo 2000 anni. Resteranno solo quei capitelli in villa (della quale, tra l'altro, è previsto un rifacimento). Anzi, di questo passo, i loro frammenti. Le soluzioni? Andare via o rimanere. Nel secondo caso, quello più difficile, soli, ignavi, senza saper reagire. Perché è anche inutile prendersela con "i politici" se questi, in quanto eletti dal popolo sovrano, rappresenteranno solo lo specchio della nostra indifferenza.
Leonardo Mangini - Avvocato
Perché oggi compaiono foto sull'immondizia accumulata sotto al murales in Piazza Galluppi che dovrebbe rilanciare la storicità del vecchio mercato comunale (e di fatto la località). Ma, rispetto ad altri atteggiamenti dubbi, è forse il "male minore". Perché il "male maggiore" è presente in immagini che tanti vedono ma nessuno riesce a fotografare. Perché, ad essere antagoniste, sono principalmente le giovani leve di questo territorio. E allora, di domenica pomeriggio in un periodo festivo, si assiste a tre ragazzini che gettano petardi dentro le cavità delle colonne poste nell'antiquarium della villa comunale. Tutto per "sentire il rumore che fa". E appena una signora si avvicina per rimproverarli, costoro accampano scuse, fanno spallucce e riprendono la loro "opera" ridanciana appena la stessa volta le spalle. Ovviamente quei giovani non sono a conoscenza del fatto che quei reperti abbiano resistito per 2000 anni a qualsiasi evento naturale o meno.
Oppure, dalle ore 20,00 di sera, si cerca di evitare altri ragazzi, un po' più grandicelli che spadroneggiano con moto di cilindrata superiore ai 125 cm³ lungo corso San Sabino, notoriamente zona esclusivamente pedonale. Senza forze capaci - quanto meno - di segnare, più che segnalare, targhe con lettere e numeri ben precisi (ed è accaduto persino durante gli scorsi mercatini natalizi). O, ancora, si resta vittime della noia di altri loro coetanei. I quali la combattono rivolgendosi a qualsiasi persona, senza badare ad età, sesso o contesto, salutandola per scherno e per stamparsi un sorriso stereotipato, segno di un'educazione latitante fermata da uno sguardo più torvo dei malcapitati.
Queste sono le reali premesse. Tutte avvenute nell'arco di poche ore, a pochissimi metri di distanza l'una dall'altra. E non si tratta di benaltrismo o di un "chi pensa ai bambini?". Perché se un paese è incapace (tramite i suoi maestri, tramite le sue associazioni, tramite i suoi genitori) di inculcare il rispetto per la propria terra alle nuove generazioni, è un paese destinato a fallire. Sì, fallire. Sì, dopo 2000 anni. Resteranno solo quei capitelli in villa (della quale, tra l'altro, è previsto un rifacimento). Anzi, di questo passo, i loro frammenti. Le soluzioni? Andare via o rimanere. Nel secondo caso, quello più difficile, soli, ignavi, senza saper reagire. Perché è anche inutile prendersela con "i politici" se questi, in quanto eletti dal popolo sovrano, rappresenteranno solo lo specchio della nostra indifferenza.
Leonardo Mangini - Avvocato