Economia BAT: la ripresa tra luci ed ombre
L'analisi di Emmanuele Daluiso di EUROIDEES-Bruxelles
sabato 17 settembre 2022
17.03
iReport
Come sta andando l'economia nella provincia BAT dopo il lockdown del 2020? I segnali di ripresa del 2021 si vanno consolidando? Quali scenari apre la guerra in Ucraina? I dati che qui abbiamo analizzato, fanno emergere segnali positivi sulla ripresa in atto che ha interessato tutta l'Italia. Tuttavia, non possiamo non sottolineare che questi segnali si innestano su una economia provinciale che presenta delle criticità strutturali che minano la crescita economica nel lungo periodo. Queste criticità, a loro volta, producono significative fragilità sulla situazione sociale, con particolare riguardo all'occupazione, soprattutto femminile e giovanile, e alla crescita della popolazione.
La ripresa dell'export post-pandemia
Il 2021 è stato un anno di ripresa dell'economia italiana, come del resto dell'intera economia mondiale, dopo le perdite subite nel 2020, l'anno della pandemia. In particolare, il 2021 ha fatto registrare una ripresa degli scambi internazionali. In questo scenario, la BAT ha ottenuto un incremento dell'export (+15,4%), sostanzialmente in linea con la crescita nazionale (+18,2%). La ripresa del 2021 è stata consistente, al punto da far recuperare quanto perso nel 2020, e collocare il valore dell'export sopra i livelli pre-crisi. Infatti, nel 2021 la BAT ha fatto registrare un incremento dell'export rispetto al 2019, pari a +6,4%, in linea con il + 7,5% italiano. La performance della BAT è ancora più significativa se raffrontata a quella pugliese. Infatti, l'export della Puglia nel 2021 si è collocata ancora sotto il livello pre-pandemia, evidenziando una ripresa economica più lenta. La variazione dell'export pugliese nel 2021, rispetto al 2019, è stata negativa, pari a -4%.
Il boom dell'export nel 2022
I dati territoriali analizzati si riferiscono al primo semestre 2022 ed evidenziano per la BAT una crescita significativa, un vero boom, pari a +27%, rispetto al primo semestre 2021, un dato superiore al corrispondente valore italiano (+22,5%). Il primo semestre 2022 ha visto l'intero Mezzogiorno crescere in termini di export più del Centro-Nord (+32,4% contro +21,3%.
L'export settoriale
È noto che l'Italia è la seconda economia manifatturiera nell'Unione europea, dopo la Germania. In linea con questa specializzazione, l'export italiano nel primo semestre 2022, è stato per il 96,4% formato da beni industriali. Nella BAT questa percentuale si abbassa all'87,8%%, poiché qui vi è un peso più significativo del settore primario (10%), quasi tutto agricolo. La BAT, dunque, si conferma sul piano internazionale per la sua forte presenza industriale, ma anche per una significativa presenza del settore agricolo. Nell'ambito del settore industriale, emerge il comparto tessile-abbigliamento-calzaturiero, che rappresenta circa il 55% dell'intero export provinciale. Seguono i comparti alimentare (11,9%) e chimica (5,7%).
I principali paesi di destinazione
I principali Paesi di esportazione della BAT, nel primo semestre 2022, sono stati: Albania (19,7%), Germania (14,2%), Francia (12,4%), Spagna (5,9%), Stati Uniti (4,1%), Regno Unito (2,8%). La presenza dell'Albania quale primo paese partner della BAT è legato alla delocalizzazione in questo Paese di diverse aziende, soprattutto calzaturiere, del distretto industriale di Barletta, con cui vi è un intenso scambio import export. Nel primo semestre 2022, a fronte di un valore dell'export di circa 75 milioni di euro si è registrato un valore dell'import di circa 107 milioni di euro. In altri termini, l'Albania contribuisce attivamente e principalmente al ciclo produttivo dei comparti tessile-abbigliamento-calzaturiero della BAT: si esportano materie prime e prodotti semilavorati e si reimportano prodotti finiti, o quasi finiti, da esportare in altri Paesi esteri o sul mercato italiano. Considerate le principali aree geografiche, l'area UE27 nel primo semestre 2022 ha rappresentato oltre il 55% dell'export della BAT.
Criticità di fondo dell'economia BAT
La presenza dell'Albania fra i principali partner commerciali evidenzia la specializzazione della BAT in settori e comparti a più basso valore aggiunto, dove la competitività viene giocata sui prezzi di produzione relativamente bassi. Questo elemento rappresenta una delle criticità economiche della BAT e ne condizionerà la crescita futura. Questa specializzazione, inoltre, influisce sui livelli di produttività e occupazionali e sulla crescita demografica. In una prospettiva di medio-lungo termine, è auspicabile una strategia di crescita economica tesa, per un verso, a innovare/salvaguardare il comparto tessile-abbigliamento-calzaturiero e, per altro verso, a diversificare verso settori produttivi a maggior valore aggiunto e più dinamici sui mercati mondiali.Fra i nuovi comparti produttivi possono essere annoverati, principalmente, la farmaceutica, la chimica, l'informatica.
La crescita economica insufficiente di lungo periodo
Le criticità su richiamate contribuiscono in misura rilevante a determinare una crescita economica di lungo periodo insufficiente. I dati più aggiornati, qui elaborati, evidenziano che la crescita economica della BAT resta sotto i livelli del 2000, nonostante una significativa ripresa registrata dopo il 2014. Per altro, negli ultimi due anni pre-pandemia, la crescita economica della BAT ha registrato una flessione (-0,7%), mentre a livello nazionale e del Mezzogiorno si è registrato un incremento (rispettivamente +1,7% e +0,7%). Considerato in termini reali, quindi al netto dell'inflazione, nel 2000 il valore aggiunto della produzione della BAT era pari a 6,192 miliardi di euro e nel 2019 è risultato pari a 5,924 miliardi di euro.
L'occupazione post-pandemia tra luci e ombre
La dinamica insufficiente della crescita economica di lungo periodo della BAT trova poi riscontro in tassi di attività e di occupazione altrettanto insufficienti. La popolazione attiva, cioè la somma degli occupati e disoccupati, sul totale della popolazione con 15 anni e più, nel 2019 è stato pari al 51,8%, contro il 53,8% del Mezzogiorno, il 70,7% del Nord e il 64,5% della media nazionale. Questa struttura del tasso di attività si riflette sul tasso di occupazione, che per la BAT risulta più basso rispetto alle circoscrizioni territoriali prese a confronto, rispettivamente 43,7% (BAT), contro 44,8% (Mezzogiorno), 66,4% (Nord) e 58,2% (Italia). Considerando l'occupazione in termini assoluti, la BAT evidenzia un apprezzabile recupero nel 2021 (+ 4,4%) rispetto alla perdita del 2020 (-5,5%). Nel complesso, rispetto all'anno prima della pandemia non è stata ancora recuperata la perdita dovuta al Covid. Un trend che si evince anche nelle altre circoscrizioni di confronto. Il 2022, almeno dai dati congiunturali ISTAT, nei primi sette mesi si registra un trend di incremento dell'occupazione a livello nazionale, che ha portato a recuperare i livelli pre-pandemia. C'è da sperare che anche la BAT stia su questa scia.
L'occupazione femminile arranca
Ancora più accentuato è il gap per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile: BAT 27,2%, Mezzogiorno 33%, Nord 59,3% e Italia 49,4%. Le forze di lavoro femminili (comprendenti sia quelle occupate che disoccupate) sono passate da 42 mila nel 2020 a 43 mila unità nel 2021, mentre quelle maschili da 82 mila a 90 mila unità.
Segnali positivi per l'occupazione giovanile
Anche il tasso di occupazione giovanile, riferito alla classe di età 15-29 anni, è sotto la media nazionale, ma nel 2019 ha dimostrato un improvviso, quanto inaspettato, balzo in avanti (29,9% contro il 22,2% del 2020 e il 21,7% del 2019), tanto da posizionarsi sensibilmente sopra la media del Mezzogiorno (21,8%), quasi vicino alla media nazionale (31,1%). Si tratta di un risultato che ha contribuito in misura sostanziale all'incremento occupazionale che la BAT ha registrato nel 2019 (+4.000 occupati). Però, questo dato andrebbe interpretato adeguatamente, alla luce di altri dati attualmente non disponibili a livello provinciale. Mutuando le analisi fatte dalla SVIMEZ nel Rapporto Mezzogiorno 2022, è molto probabile che si tratti di nuovi occupati precari, con contratti part-time e a tempo determinato.
La perdita demografica e l'emigrazione
La BAT, come il resto dell'Italia, sta registrando da un decennio circa una perdita di popolazione, dovuta sia al calo delle nascite che all'emigrazione. Per la BAT la decrescita è iniziata dopo il 2011, quando la popolazione aveva toccato il picco di 395.210 unità, per attestarsi a fine giugno 2022 su 378.007 unità, con una perdita di oltre 17 mila unità. Nell'intero periodo analizzato, cioè l'ultimo ventennio, fa emergere un generale trend di perdita della popolazione nel Mezzogiorno (-3,6%), a fronte di un trend di crescita del Centro Nord (+7,2%). Tuttavia, anche il Centro Nord negli anni più recenti ha iniziato una fase di regressione demografica: -1,2% tra il 2013 e il 2022. In questo periodo più recente la perdita di popolazione del Mezzogiorno è stata pari a -4,8%. Per il periodo da gennaio 2021 a giugno 2022 abbiamo scomposto la crescita demografica per saldo naturale (nati-morti) e saldo migratorio (immigrati-emigrati) ed emerge il fenomeno persistente del trasferimento di popolazione dal Sud verso il Centro Nord, un fenomeno che interessa in modo più accentuato la BAT. Le previsioni demografiche per il futuro sono catastrofiche. Nel Rapporto SVIMEZ 2022 si legge: "… tra il 2019 e il 2065 la popolazione italiana dovrebbe ridursi di 6,9 milioni di abitanti, di cui 5,1 milioni al Sud e 1,8 milioni al Centro-Nord. Eppure, la questione demografica legata ad un altrettanto grave questione economica non sembra essere nell'agenda delle forze politiche e delle istituzioni, o per lo meno non nella misura adeguata alla gravità del problema".
Il peggioramento delle previsioni economiche per il 2022 e 2023
La ripresa in atto nella prima parte del 2022, a livello europeo e italiano, dovrebbe aver consolidato la crescita dell'occupazione, ma le più recenti previsioni europee formulate dalla Commissione europea, prefigurano un rallentamento della crescita economica. Le tensioni inflazionistiche ancora forti, legate in parte alla ripresa mondiale post pandemia e in parte alle manovre speculative sul prezzo del gas, conseguenti alla guerra in Ucraina, hanno spinto la Banca Centrale Europea a intraprendere una politica di rialzo del tasso di sconto, che renderà più caro il costo del denaro. Nel complesso sulla ripresa si addensano nuove nubi e la sua reale consistenza nel breve e medio periodo diventa sempre più incerta. Il rischio è che si possa cadere in una fase di stagflazione, cioè presenza congiunta di inflazione e stagnazione. Nell'ultimo bollettino dell'ISTAT di agosto 2022 sull'andamento dell'economia italiana si legge: "Le prospettive per i prossimi mesi mostrano un possibile ridimensionamento dei ritmi produttivi. La produzione industriale di luglio ha segnato un modesto rialzo congiunturale e, ad agosto, la fiducia delle imprese ha registrato un ulteriore calo, più accentuato tra le imprese manifatturiere e delle costruzioni".
Gli scenari geo-economici futuri
La BAT si trova dunque di fronte a due obiettivi: uno di breve periodo e l'altro di lungo periodo. Nel breve periodo è sicuramente necessario consolidare i segnali di ripresa economica, sia sul versante dell'export che su quello dell'occupazione. A questo riguardo un ruolo importante lo sta giocando il rientro in patria di aziende che si erano delocalizzate all'estero, poiché la pandemia ha interrotto o gravemente segnato le importazioni dalle sedi delocalizzate all'estero verso la sede centrale in Italia.
Anche nel caso della BAT, aziende calzaturiere e dell'abbigliamento che avevano aperto impianti produttivi in Albania, Romania, Turchia, ecc… sono rapidamente tornate in patria o stanno programmando di farlo, anche solo parzialmente.
Importanti marchi con sedi nel nord Italia sono tornati a rivolgersi ad aziende del nord barese e non sempre queste aziende si trovano pronte a soddisfare le improvvise commesse, avendo negli anni passati ridotto al minimo la loro funzionalità. Pensando all'obiettivo di lungo periodo, l'economia della BAT deve riposizionarsi rispetto alle nuove dinamiche post-pandemiche e a scenari geoeconomici che erano già visibili prima della pandemia e che ora finiranno per consolidarsi, puntando a diversificarsi verso settori a più alto valore aggiunto e a cogliere le opportunità derivanti dalla collocazione geografica dell'intero Mezzogiorno al centro del Mediterraneo. A questo riguardo, un ruolo fondamentale verrà svolto dal settore della logistica, e la BAT, che attualmente presenta un basso grado di specializzazione in questo settore (con un valore pari a 0,32), può svolgere un ruolo importante sulle rotte sud-nord ed est-ovest, per la presenza di una rete di trasporto (ferroviaria, stradale, portuale), che meglio interconnessa e qualificata può dare un grosso apporto alla crescita delle imprese locali e alla attrazione di nuovi investimenti, anche grazie all'avvio della Zona Economica Speciale del Basso Adriatico, in cui la BAT si trova collocata.
Le opportunità legate al nuovo partenariato Euro-Africano
In una prospettiva di più lungo periodo, bisogna già iniziare a pensare al prossimo irrompere sulla scena economica internazionale del continente africano, già al centro di interesse di vari Paesi che stanno lì investendo e delocalizzando parti delle loro produzioni. Una tendenza che si sta rapidamente consolidando per la guerra in Ucraina, alla ricerca di fonti di approvvigionamento energetico alternative a quelle russe. In primis, assume rilievo il particolare interesse che sta dimostrando la Cina, che nel continente africano sta investendo in misura sempre più significativa: i dati disponibili ci dicono che gli investimenti cinesi nell'ultimo ventennio si sono diffusi in ben 52 dei 54 Paesi africani, soprattutto in Sud Africa, Repubblica Democratica del Congo, Angola, Zambia, Etiopia, Nigeria, Ghana, Algeria, Zimbabwe e Kenya e sono passati da un valore di 210 milioni di dollari nel 2000 a 47,35 miliardi di dollari nel 2019. Il trend non si è fermato ed è aumentato anche durante il periodo del Covid 19. Lo sviluppo dell'Africa, in particolare del Nord Africa, in futuro sarà un volano per tutte le economie che si affacciano sul Mediterraneo e tutto il Mezzogiorno, con una precisa strategia, ne potrà beneficiare. L'Unione europea e il Governo italiano stanno lavorando più alacremente per promuovere e consolidare forme di partenariato con molti Stati africani, anche al fine di promuoverne lo sviluppo. Anche la BAT dovrebbe iniziare a guardare attentamente queste dinamiche.
Emmanuele Daluiso- Vice Presidente dell'Associazione Europea EUROIDEES-Bruxelles
Membro dell'Associazione Italiana di Scienze Regionali
La ripresa dell'export post-pandemia
Il 2021 è stato un anno di ripresa dell'economia italiana, come del resto dell'intera economia mondiale, dopo le perdite subite nel 2020, l'anno della pandemia. In particolare, il 2021 ha fatto registrare una ripresa degli scambi internazionali. In questo scenario, la BAT ha ottenuto un incremento dell'export (+15,4%), sostanzialmente in linea con la crescita nazionale (+18,2%). La ripresa del 2021 è stata consistente, al punto da far recuperare quanto perso nel 2020, e collocare il valore dell'export sopra i livelli pre-crisi. Infatti, nel 2021 la BAT ha fatto registrare un incremento dell'export rispetto al 2019, pari a +6,4%, in linea con il + 7,5% italiano. La performance della BAT è ancora più significativa se raffrontata a quella pugliese. Infatti, l'export della Puglia nel 2021 si è collocata ancora sotto il livello pre-pandemia, evidenziando una ripresa economica più lenta. La variazione dell'export pugliese nel 2021, rispetto al 2019, è stata negativa, pari a -4%.
Il boom dell'export nel 2022
I dati territoriali analizzati si riferiscono al primo semestre 2022 ed evidenziano per la BAT una crescita significativa, un vero boom, pari a +27%, rispetto al primo semestre 2021, un dato superiore al corrispondente valore italiano (+22,5%). Il primo semestre 2022 ha visto l'intero Mezzogiorno crescere in termini di export più del Centro-Nord (+32,4% contro +21,3%.
L'export settoriale
È noto che l'Italia è la seconda economia manifatturiera nell'Unione europea, dopo la Germania. In linea con questa specializzazione, l'export italiano nel primo semestre 2022, è stato per il 96,4% formato da beni industriali. Nella BAT questa percentuale si abbassa all'87,8%%, poiché qui vi è un peso più significativo del settore primario (10%), quasi tutto agricolo. La BAT, dunque, si conferma sul piano internazionale per la sua forte presenza industriale, ma anche per una significativa presenza del settore agricolo. Nell'ambito del settore industriale, emerge il comparto tessile-abbigliamento-calzaturiero, che rappresenta circa il 55% dell'intero export provinciale. Seguono i comparti alimentare (11,9%) e chimica (5,7%).
I principali paesi di destinazione
I principali Paesi di esportazione della BAT, nel primo semestre 2022, sono stati: Albania (19,7%), Germania (14,2%), Francia (12,4%), Spagna (5,9%), Stati Uniti (4,1%), Regno Unito (2,8%). La presenza dell'Albania quale primo paese partner della BAT è legato alla delocalizzazione in questo Paese di diverse aziende, soprattutto calzaturiere, del distretto industriale di Barletta, con cui vi è un intenso scambio import export. Nel primo semestre 2022, a fronte di un valore dell'export di circa 75 milioni di euro si è registrato un valore dell'import di circa 107 milioni di euro. In altri termini, l'Albania contribuisce attivamente e principalmente al ciclo produttivo dei comparti tessile-abbigliamento-calzaturiero della BAT: si esportano materie prime e prodotti semilavorati e si reimportano prodotti finiti, o quasi finiti, da esportare in altri Paesi esteri o sul mercato italiano. Considerate le principali aree geografiche, l'area UE27 nel primo semestre 2022 ha rappresentato oltre il 55% dell'export della BAT.
Criticità di fondo dell'economia BAT
La presenza dell'Albania fra i principali partner commerciali evidenzia la specializzazione della BAT in settori e comparti a più basso valore aggiunto, dove la competitività viene giocata sui prezzi di produzione relativamente bassi. Questo elemento rappresenta una delle criticità economiche della BAT e ne condizionerà la crescita futura. Questa specializzazione, inoltre, influisce sui livelli di produttività e occupazionali e sulla crescita demografica. In una prospettiva di medio-lungo termine, è auspicabile una strategia di crescita economica tesa, per un verso, a innovare/salvaguardare il comparto tessile-abbigliamento-calzaturiero e, per altro verso, a diversificare verso settori produttivi a maggior valore aggiunto e più dinamici sui mercati mondiali.Fra i nuovi comparti produttivi possono essere annoverati, principalmente, la farmaceutica, la chimica, l'informatica.
La crescita economica insufficiente di lungo periodo
Le criticità su richiamate contribuiscono in misura rilevante a determinare una crescita economica di lungo periodo insufficiente. I dati più aggiornati, qui elaborati, evidenziano che la crescita economica della BAT resta sotto i livelli del 2000, nonostante una significativa ripresa registrata dopo il 2014. Per altro, negli ultimi due anni pre-pandemia, la crescita economica della BAT ha registrato una flessione (-0,7%), mentre a livello nazionale e del Mezzogiorno si è registrato un incremento (rispettivamente +1,7% e +0,7%). Considerato in termini reali, quindi al netto dell'inflazione, nel 2000 il valore aggiunto della produzione della BAT era pari a 6,192 miliardi di euro e nel 2019 è risultato pari a 5,924 miliardi di euro.
L'occupazione post-pandemia tra luci e ombre
La dinamica insufficiente della crescita economica di lungo periodo della BAT trova poi riscontro in tassi di attività e di occupazione altrettanto insufficienti. La popolazione attiva, cioè la somma degli occupati e disoccupati, sul totale della popolazione con 15 anni e più, nel 2019 è stato pari al 51,8%, contro il 53,8% del Mezzogiorno, il 70,7% del Nord e il 64,5% della media nazionale. Questa struttura del tasso di attività si riflette sul tasso di occupazione, che per la BAT risulta più basso rispetto alle circoscrizioni territoriali prese a confronto, rispettivamente 43,7% (BAT), contro 44,8% (Mezzogiorno), 66,4% (Nord) e 58,2% (Italia). Considerando l'occupazione in termini assoluti, la BAT evidenzia un apprezzabile recupero nel 2021 (+ 4,4%) rispetto alla perdita del 2020 (-5,5%). Nel complesso, rispetto all'anno prima della pandemia non è stata ancora recuperata la perdita dovuta al Covid. Un trend che si evince anche nelle altre circoscrizioni di confronto. Il 2022, almeno dai dati congiunturali ISTAT, nei primi sette mesi si registra un trend di incremento dell'occupazione a livello nazionale, che ha portato a recuperare i livelli pre-pandemia. C'è da sperare che anche la BAT stia su questa scia.
L'occupazione femminile arranca
Ancora più accentuato è il gap per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile: BAT 27,2%, Mezzogiorno 33%, Nord 59,3% e Italia 49,4%. Le forze di lavoro femminili (comprendenti sia quelle occupate che disoccupate) sono passate da 42 mila nel 2020 a 43 mila unità nel 2021, mentre quelle maschili da 82 mila a 90 mila unità.
Segnali positivi per l'occupazione giovanile
Anche il tasso di occupazione giovanile, riferito alla classe di età 15-29 anni, è sotto la media nazionale, ma nel 2019 ha dimostrato un improvviso, quanto inaspettato, balzo in avanti (29,9% contro il 22,2% del 2020 e il 21,7% del 2019), tanto da posizionarsi sensibilmente sopra la media del Mezzogiorno (21,8%), quasi vicino alla media nazionale (31,1%). Si tratta di un risultato che ha contribuito in misura sostanziale all'incremento occupazionale che la BAT ha registrato nel 2019 (+4.000 occupati). Però, questo dato andrebbe interpretato adeguatamente, alla luce di altri dati attualmente non disponibili a livello provinciale. Mutuando le analisi fatte dalla SVIMEZ nel Rapporto Mezzogiorno 2022, è molto probabile che si tratti di nuovi occupati precari, con contratti part-time e a tempo determinato.
La perdita demografica e l'emigrazione
La BAT, come il resto dell'Italia, sta registrando da un decennio circa una perdita di popolazione, dovuta sia al calo delle nascite che all'emigrazione. Per la BAT la decrescita è iniziata dopo il 2011, quando la popolazione aveva toccato il picco di 395.210 unità, per attestarsi a fine giugno 2022 su 378.007 unità, con una perdita di oltre 17 mila unità. Nell'intero periodo analizzato, cioè l'ultimo ventennio, fa emergere un generale trend di perdita della popolazione nel Mezzogiorno (-3,6%), a fronte di un trend di crescita del Centro Nord (+7,2%). Tuttavia, anche il Centro Nord negli anni più recenti ha iniziato una fase di regressione demografica: -1,2% tra il 2013 e il 2022. In questo periodo più recente la perdita di popolazione del Mezzogiorno è stata pari a -4,8%. Per il periodo da gennaio 2021 a giugno 2022 abbiamo scomposto la crescita demografica per saldo naturale (nati-morti) e saldo migratorio (immigrati-emigrati) ed emerge il fenomeno persistente del trasferimento di popolazione dal Sud verso il Centro Nord, un fenomeno che interessa in modo più accentuato la BAT. Le previsioni demografiche per il futuro sono catastrofiche. Nel Rapporto SVIMEZ 2022 si legge: "… tra il 2019 e il 2065 la popolazione italiana dovrebbe ridursi di 6,9 milioni di abitanti, di cui 5,1 milioni al Sud e 1,8 milioni al Centro-Nord. Eppure, la questione demografica legata ad un altrettanto grave questione economica non sembra essere nell'agenda delle forze politiche e delle istituzioni, o per lo meno non nella misura adeguata alla gravità del problema".
Il peggioramento delle previsioni economiche per il 2022 e 2023
La ripresa in atto nella prima parte del 2022, a livello europeo e italiano, dovrebbe aver consolidato la crescita dell'occupazione, ma le più recenti previsioni europee formulate dalla Commissione europea, prefigurano un rallentamento della crescita economica. Le tensioni inflazionistiche ancora forti, legate in parte alla ripresa mondiale post pandemia e in parte alle manovre speculative sul prezzo del gas, conseguenti alla guerra in Ucraina, hanno spinto la Banca Centrale Europea a intraprendere una politica di rialzo del tasso di sconto, che renderà più caro il costo del denaro. Nel complesso sulla ripresa si addensano nuove nubi e la sua reale consistenza nel breve e medio periodo diventa sempre più incerta. Il rischio è che si possa cadere in una fase di stagflazione, cioè presenza congiunta di inflazione e stagnazione. Nell'ultimo bollettino dell'ISTAT di agosto 2022 sull'andamento dell'economia italiana si legge: "Le prospettive per i prossimi mesi mostrano un possibile ridimensionamento dei ritmi produttivi. La produzione industriale di luglio ha segnato un modesto rialzo congiunturale e, ad agosto, la fiducia delle imprese ha registrato un ulteriore calo, più accentuato tra le imprese manifatturiere e delle costruzioni".
Gli scenari geo-economici futuri
La BAT si trova dunque di fronte a due obiettivi: uno di breve periodo e l'altro di lungo periodo. Nel breve periodo è sicuramente necessario consolidare i segnali di ripresa economica, sia sul versante dell'export che su quello dell'occupazione. A questo riguardo un ruolo importante lo sta giocando il rientro in patria di aziende che si erano delocalizzate all'estero, poiché la pandemia ha interrotto o gravemente segnato le importazioni dalle sedi delocalizzate all'estero verso la sede centrale in Italia.
Anche nel caso della BAT, aziende calzaturiere e dell'abbigliamento che avevano aperto impianti produttivi in Albania, Romania, Turchia, ecc… sono rapidamente tornate in patria o stanno programmando di farlo, anche solo parzialmente.
Importanti marchi con sedi nel nord Italia sono tornati a rivolgersi ad aziende del nord barese e non sempre queste aziende si trovano pronte a soddisfare le improvvise commesse, avendo negli anni passati ridotto al minimo la loro funzionalità. Pensando all'obiettivo di lungo periodo, l'economia della BAT deve riposizionarsi rispetto alle nuove dinamiche post-pandemiche e a scenari geoeconomici che erano già visibili prima della pandemia e che ora finiranno per consolidarsi, puntando a diversificarsi verso settori a più alto valore aggiunto e a cogliere le opportunità derivanti dalla collocazione geografica dell'intero Mezzogiorno al centro del Mediterraneo. A questo riguardo, un ruolo fondamentale verrà svolto dal settore della logistica, e la BAT, che attualmente presenta un basso grado di specializzazione in questo settore (con un valore pari a 0,32), può svolgere un ruolo importante sulle rotte sud-nord ed est-ovest, per la presenza di una rete di trasporto (ferroviaria, stradale, portuale), che meglio interconnessa e qualificata può dare un grosso apporto alla crescita delle imprese locali e alla attrazione di nuovi investimenti, anche grazie all'avvio della Zona Economica Speciale del Basso Adriatico, in cui la BAT si trova collocata.
Le opportunità legate al nuovo partenariato Euro-Africano
In una prospettiva di più lungo periodo, bisogna già iniziare a pensare al prossimo irrompere sulla scena economica internazionale del continente africano, già al centro di interesse di vari Paesi che stanno lì investendo e delocalizzando parti delle loro produzioni. Una tendenza che si sta rapidamente consolidando per la guerra in Ucraina, alla ricerca di fonti di approvvigionamento energetico alternative a quelle russe. In primis, assume rilievo il particolare interesse che sta dimostrando la Cina, che nel continente africano sta investendo in misura sempre più significativa: i dati disponibili ci dicono che gli investimenti cinesi nell'ultimo ventennio si sono diffusi in ben 52 dei 54 Paesi africani, soprattutto in Sud Africa, Repubblica Democratica del Congo, Angola, Zambia, Etiopia, Nigeria, Ghana, Algeria, Zimbabwe e Kenya e sono passati da un valore di 210 milioni di dollari nel 2000 a 47,35 miliardi di dollari nel 2019. Il trend non si è fermato ed è aumentato anche durante il periodo del Covid 19. Lo sviluppo dell'Africa, in particolare del Nord Africa, in futuro sarà un volano per tutte le economie che si affacciano sul Mediterraneo e tutto il Mezzogiorno, con una precisa strategia, ne potrà beneficiare. L'Unione europea e il Governo italiano stanno lavorando più alacremente per promuovere e consolidare forme di partenariato con molti Stati africani, anche al fine di promuoverne lo sviluppo. Anche la BAT dovrebbe iniziare a guardare attentamente queste dinamiche.
Emmanuele Daluiso- Vice Presidente dell'Associazione Europea EUROIDEES-Bruxelles
Membro dell'Associazione Italiana di Scienze Regionali