Gender Gap: troppo distanti dalla parità
In Italia soltanto una donna su quattro riesce ad ottenere una posizione dirigenziale
La parità di genere non sarà raggiunta per i prossimi 99,5 anni; a preannunciarlo è il Global Gender Gap 2020. Introdotto a partire dal 2006 dal World Economic Forum, il gender gap index dimostra il divario di genere. L'indice si basa su criteri economici, educativi, sanitari e politici. Annualmente il World Economic Forum, servendosi dell'indice, fornisce una classifica globale. Quest'ultima consente un confronto tra le nazioni.
Il Gender gap in Italia.
L'Italia, nella classifica riguardante i venti paesi dell'Europa Occidentale, si posiziona diciassettesima. I risultati peggiori li ritroviamo in ambito politico ed economico. Sebbene, il livello di istruzione e la sanità riportino un indice positivo, il gender pay gap, ovvero il dovario salariale, è ancora evidente. La differenza retributiva, tra uomini e donne, conduce l'Italia a posizionarsi tra gli ultimi nella classifica europea. Il tasso di occupazione femminile (50,1%) è inferiore rispetto a quello maschile (68,7%) e il reddito medio delle donne rappresenta circa il 59,5% di quello degli uomini. Le donne, in media, spendono molto più tempo al di fuori dell'orario lavorativo per occuparsi di attività non retribuite, come la cura dei figli o attività domestiche. Conseguenzialmente, risulta che più di una donna su tre riduce il proprio orario lavorativo ad un part-time, mentre soltanto un uomo su dieci fa lo stesso. Benché la costituzione garantisca l'occupazione delle mamme lavoratrici, il divario occupazionale e salariale è evidente tra le donne con figli e le donne senza. Ciò è dimostrato dal 37% delle donne con almeno un figlio, disoccupate o costrette ad uno stipendio inferiore rispetto ad una donna senza figli.
Cause del Gender gap
Il gender gap è il risultato di un maschilismo radicato, reduce di una visione passata in cui la donna era confinata nel ruolo di buona madre e padrona di casa. In ambito lavorativo, le donne sono costantemente soggette al paragone con l'altro sesso. Inoltre, sono state a lungo costrette a dimostrare un'incessante capacità organizzativa tra famiglia e lavoro e a immaginarsi unicamente in alcuni ambiti. Tutto ciò ha condotto a diffidare delle capacità femminili. Questa sfiducia è presente tutt'oggi, palesata in alcuni stereotipi di genere e causa del minore accesso delle donne alle cariche più prestigiose.
Donne ai vertici? Solo una su quattro.
In Italia soltanto una donna su quattro riesce ad ottenere una posizione dirigenziale. Il ruolo di CEO è ricoperto dal 6,3% delle donne italiane, innegabilmente un'esigua minoranza. In ambito politico, invece, la presenza femminile nel parlamento italiano, pur essendo aumentata nell'ultimo periodo, è ancora lontana dal raggiungimento della parità con quella maschile. Le donne a capo delle commissioni parlamentari rappresentano ancora un'eccezione, sia al Senato che alla Camera. Negli ultimi venticinque anni i governi hanno avuto una media di 4,5 ministre, sette nel governo attuale. La rappresentanza locale è, ugualmente, sempre più inclusiva verso le donne ma vede soltanto il 15% nel ruolo di sindaca.
Come abbattere il divario di genere.
La parità di genere è fondamentale per lo sviluppo stesso del Paese. Difatti un incremento dell'occupazione femminile, pari a quella maschile, può generare una notevole crescita del PIL. Abbiamo bisogno del femminismo, non per condurre una lotta contro il genere maschile ma per ottenere un'effettiva parità in campo sociale, politico ed economico. Proprio per questo, per attivare il cambiamento abbiamo bisogno di uomini e donne, educati fin dall'infanzia all'uguaglianza di genere e alla valorizzazione delle diversità. Il cambiamento dovrebbe partire dalle nostre famiglie, non relegando più la donna a padrona del "focolaio domestico" come accadeva nell'antica Roma. La divisione dei compiti domestici non dovrebbe essere un miraggio o pretesto di lode per gli uomini ma dovrebbe rappresentare la regola. Solo in tal modo le donne non sarebbero costrette a ridurre il proprio orario lavorativo ad un part- time perché sopraffatte dai troppi impegni. Per consentire alle donne di realizzarsi in ambito lavorativo, il governo dovrebbe incoraggiare ad una maggiore cogenitorialità, concedendo un congedo parentale simile a quello della madre. Un ulteriore aiuto sarebbe quello di concedere agevolazioni per gli asili nido, spesso troppo costosi.
Flavia Mazzarella