I giovani ed i laureati lasciano il Sud per cercare lavoro
Si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti dei Migranti Lavoratori
mercoledì 18 dicembre 2019
15.41
iReport
Il rapporto sulle migrazioni per l'anno 2018 dell'Istat riporta che sono i giovani ed i laureati a lasciare il Sud Italia per cercare un'occupazione più congeniale alle competenze acquisite e un reddito adeguato verso il Centro-Nord o l'estero. Nel 2018, l' AIRE, l'anagrafe degli italiani all'estero, ha registrato 157 mila unità, l'1,2% in più rispetto all'anno precedente. Se si considera il numero dei rimpatri, pari a 46.824, si ha un saldo negativo di 69.908 unità, ovvero il 2,1 per mille. Sono invece 332 mila le iscrizioni anagrafiche dall'estero, una variazione negativa del 3,2% rispetto al 2017. Tra questi 5 su 6 sono cittadini stranieri (286 mila, -5,2%), mentre il resto sono rimpatri di italiani dall'estero. A rivelarlo è il rapporto sulle migrazioni per l'anno 2018 dell'Istat, secondo cui sono 816 mila gli italiani emigrati all'estero in dieci anni. Secondo lo studio oltre il 73% degli emigrati ha 25 anni o più e un livello di istruzione medio alta. Lascia l'Italia in cerca di opportunità di lavoro. In particolare, Campania e Sicilia nel 2018 hanno perso 8.500 residenti per lo più giovani laureati, che partono per il Centro- Nord o per l'estero in cerca di occupazione. In totale a lasciare il mezzogiorno sono 117 mila, il 7% in più rispetto al 2017, mentre volume totale della mobilità interna totale è di 1 milione 358 mila trasferimenti(+1,8%). Nel decennio 2009-18, la regione da cui emigrano più italiani, in valore assoluto, è la Lombardia con un numero di cancellazioni anagrafiche per l'estero pari a 22 mila. Seguono Veneto e Sicilia (entrambe oltre 11 mila), Lazio (10 mila) e Piemonte (9 mila). Le città da cui sono partiti più residenti, invece, sono: Roma (8 mila), Milano (6,5 mila), Torino (4 mila) e Napoli (3,5 mila). Mentre, il 18 dicembre si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti dei Migranti Lavoratori che le Nazioni Unite promuovono dal 2000. La Convenzione per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie risale al 18 dicembre del 1990 ed entrata in vigore nel 2003. I 93 articoli vietarono le discriminazioni, i trattamenti disumani e lo sfruttamento e garantirono, i diritti fondamentali come l'accesso alle cure e l'istruzione di base per i figli dei lavoratori migranti. La Convenzione, forniva, una guida per l'elaborazione di politiche nazionali in materia di migrazione, basate sul rispetto dei Diritti Umani.