Il Mezzogiorno in ripresa, così anche la BAT
Il Rapporto SVIMEZ 2017 sul Mezzogiorno
giovedì 9 novembre 2017
22.15
iReport
L'altro ieri è stato presentato nella sede della Camera dei Deputati il Rapporto SVIMEZ 2017 sul Mezzogiorno, che fotografa un territorio che nell'ultimo triennio ha ripreso a crescere, ma che continua ad aumentare il suo divario nel contesto europeo. Il Prodotto Interno Lordo del Mezzogiorno, cioè il valore della ricchezza prodotta, ha registrato nell'ultimo triennio una lieve crescita, poco sopra lo 0, contro una crescita di oltre 2 punti percentuali della media UE. Conseguentemente il suo distacco in termini di PIL pro-capite continua ad aumentare rispetto alla media europea. Si tratta per la verità di dinamiche che interessano l'intero territorio nazionale, segno che ci troviamo di fronte non solo a un problema meridionale, ma a un problema di insufficiente crescita da parte dell'intero Paese nel contesto europeo. Certamente le politiche di austerity imposte dall'Unione europea all'Italia, a seguito della crisi del debito italiano a partire dal 2010, hanno avuto la loro parte, ma ci troviamo di fronte a problemi che affondano radici nella perdita di competitività dell'economia italiana che risalgono a prima di tale crisi, visto che il PIL pro-capite italiano è sceso da circa il 120% al 106% della media europea fra il 2000 e il 2010, perdendo in questo decennio ben 14 punti percentuali. La dinamica post 2010, aggravata dall'austerity europea ha dunque solo aggravato una crisi più strutturale dell'economia italiana, che dopo il 2010 ha perso altri 11 punti percentuali del PIL pro-capite che a fine 2016 si è portato al 95,5% della media Ue. Da questi dati emergono due questioni di base, la rivisitazione delle politiche europee per la crescita e lo sviluppo e il rilancio della competitività italiana. E' in questo contesto europeo e italiano che possiamo meglio valutare l'attualità della questione meridionale, una questione che pone al centro dell'attenzione il coordinamento delle politiche di sviluppo a scala europea, nazionale e meridionale.
Alcuni dati del Rapporto SVIMEZ
Il dato fondamentale che emerge dal Rapporto SVIMEZ 2017 è che il Mezzogiorno è uscito dalla lunga recessione con una crescita del PIL nel 2016 dell'1%, consolidando il trend del 2015. Si tratta di una fase per il momento di natura congiunturale legata, come ha sottolineato il Vice Direttore della SVIMEZ nel suo intervento di presentazione, a "fluttuazioni climatiche che hanno visto aumentare la produzione agricola nel 2015, le vicende geopolitiche del Mediterraneo, che avvantaggiano il turismo, gli investimenti legati alla chiusura del ciclo della programmazione comunitaria che hanno avuto un impatto importante nel 2015 e hanno continuato a produrre effetti cumulati". Tale performance, secondo il Vice Direttore della SVIMEZ, "è stata però anche accompagnata da una serie di policies che l'anno consolidata. Si registra una nuova attenzione al Sud, sancita del resto con la reintroduzione della figura del Ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno è testimoniata da una serie di interventi –si pensi, solo negli ultimi mesi, all'approvazione dei due decreti Mezzogiorno- che sembrano ricondursi ad una certa coerenza". Tuttavia, il Rapporto evidenzia che rispetto al periodo pre-crisi, cioè rispetto al 2007, l'economia meridionale rimane sotto del -11,3%, mentre l'Unione europea ha recuperato e segnato una crescita del +5,3%. Anche la Zona euro è cresciuta, ma in misura meno intensa, cioè del +3,2%. La crescita del Mezzogiorno dovrebbe consolidarsi ulteriormente nel 2017 e 2018, per cui è prevista una crescita rispettivamente del +1,3% e del +1,2%, ma con questi ritmi di crescita il recupero per l'economia meridionale del livello del PIL pre-crisi non avverrebbe prima del 2025. Le capacità di crescita dell'economia meridionale secondo la SVIMEZ restano legate a criticità dei fattori strutturali, in primo luogo quello della produttività. Rispetto al 2000 la produttività del lavoro è diminuita, nella misura del -8,5%, un trend che accomuna tutto il Paese, anche il Centro-Nord che ha registrato -4,6%, contro il +4,2% dell'Unione europea e il +3,3% della Zona euro. Fra i segnali positivi che accompagnano la crescita dell'economia meridionale il Rapporto SVIMEZ evidenzia la crescita delle presenze turistiche (+19,3% nel 2016) e delle esportazioni (+5,1% nel 2016.
I divari regionali
La ripresa del Mezzogiorno non è stata omogenea in tutte le otto regioni. Fra le regioni più virtuose nel 2016 spiccano Campania e Basilicata ce hanno registrato una crescita del PIL del +2,4% e del +2,1%. La Puglia nel 2016 si è fermata al +0,7%. Considerando il biennio 2015 e 2016 la regione più virtuosa è stata la Basilicata (+7,6%), seguito dal Molise (+3,3%) e dalla Puglia (+2,7%).
Le tendenze settoriali: riparte l'industria
A livello settoriale i dati SVIMEZ evidenziano la ripartenza dell'industria meridionale con un aumento del valore aggiunto del +1,3% nel 2015 e del +2,2% nel 2016. Il settore agricolo che nel 2015 aveva beneficiato di condizioni climatiche favorevoli e aveva registrato una crescita del +7,5% nel 2016 ha segnato una contrazione del -4,5%. Sotto i valori medi è stata la crescita dei servizi sia nel 2015 che nel 2016.
Riparte l'occupazione
La SVIMEZ sottolinea che riparte l'occupazione, che però non incide sulla gravità dell'emergenza sociale. Se il Centro Nord ha recuperato il livello fra la fine del 2015 e l'inizio del 2016, la crescita dell'occupazione nel Mezzogiorno nell'ultimo biennio è ancora lontana dal livello pre-crisi. Attualmente si valuta che sia sotto di 350 mila unità rispetto al livello del 2008. Importante nella ripresa dell'occupazione meridionale è stato il ruolo dell'industria. Preoccupa, però, il fatto che gli andamenti dell'ultimo biennio non sono riuscite a invertire la preoccupante ridefinizione della struttura e della qualità dell'occupazione, determinatasi con la crisi, che colpisce soprattutto le fasce giovanili. Preoccupa anche l'allargamento della forbice delle retribuzioni di fatto del Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord.
L'emigrazione selettiva
Altro aspetto inquietante che emerge dal Rapporto è la cosiddetta emigrazione selettiva, che ha visto fra il 2002 e i 2015 concentrarsi l'emigrazione netta del Mezzogiorno nei giovani e nei laureati. Su oltre 700 mila emigrati netti, ben 500 mila sono giovani e 200 mila sono laureati. Sono dati che evidenziano tutta la drammaticità della perdita di risorse umane giovanili e qualificate del Mezzogiorno.
I divari di spesa pubblica fra Mezzogiorno e Centro-Nord
Spesso si sente parlare di inefficienza del Mezzogiorno nell'uso delle risorse pubbliche. Di fatto è diventato un luogo comune. Questo è un aspetto che andrebbe meglio indagato, certamente inefficienze ci sono. Tuttavia i dati presentati dalla SVIMEZ evidenziano che la spesa corrente pro-capite nel Mezzogiorno , al netto della previdenza, è di 23 punti inferiore a quella del Centro-Nord e in alcuni settori rilevanti per la crescita è anche più grave. Per esempio, nei settori economici la spesa corrente pro-capite nel Mezzogiorno è di appena il 42,5% della corrispondente spesa nel Centro-Nord, peraltro in forte contrazione rispetto al 2000 quando avevo un livello del 61,5%.
La BAT e il Mezzogiorno
Ho integrato i dati del Rapporto SVIMEZ con dati riguardanti anche la provincia Barletta-Andria-Trani ed emerge un quadro provinciale con qualche luce, ma profondamente critico.Sicuramente anche la BAT come il Mezzogiorno ha registrato negli ultimi anni dei progressi sul versante delle esportazioni e delle presenze turistiche. In particolare il peso dell'export sul valore aggiunto dell'economia provinciale è aumentato negli anni più recenti. Tuttavia i due indicatori fondamentali del PIL e dell'occupazione, che evidenziano una piccola ripresa economica nell'ultimo triennio, ma con scarsa capacità di creare occupazione, manifestano una fase depressiva che si estende almeno dal 2000.Le stime del PIL da me fatte per il 2015 e 2016, ancorate al trend del PIL regionale, evidenziano che la BAT non solo è sotto il livello pre-crisi del 2007, ma anche sotto il livello del 2000.Stimo che la perdita del PIL sia nell'ordine del -11,5% rispetto al 2007 e del -10,3% rispetto al 2000. Al ritmo medio manifestato dalla crescita dell'ultimo triennio il livello del PIL pre-crisi del 2007 sarà recuperato non prima del 2026.Il tasso di occupazione resta nella BAT intorno al 40-41% della popolazione attiva, contro il 57% della media italiana e il 73% della media dell'Unione europea.
Nuove politiche di sviluppo
Il Rapporto SVIMEZ mette in rilievo che la questione meridionale è parte delle politiche europee e nazionali, che senza un più forte coordinamento di tali politiche difficilmente essa è destinata a permanere e forse anche aggravarsi, come mostrano di divari di crescita regionale nell'Unione europea. In primo luogo, le politiche dell'Unione per la Zona euro, legate ai soli parametri di convergenza di Maastricht, cioè parametri di sola natura fiscale e finanziaria, mostrano con evidenza che stanno frenando la crescita della stessa Zona euro e per altro mostrano che la convergenza reale fra paesi non si sta determinando, anzi i divari stanno aumentando. Senza una riforma sostanziale del processo di funzionamento della Zona euro, legato non solo a parametri finanziari e fiscali, ma anche e soprattutto economici e sociali, questa rischia prima o poi di esplodere.In secondo luogo, le politiche nazionali devono abbracciare realmente, in termini di strategia di lungo periodo, il Mezzogiorno, che ha ancora bisogno del ruolo dello Stato per far affluire risorse adeguate, ben oltre quelle attuali, finanziare il suo sviluppo, risorse che abbiamo visto essere molto sotto quelle del Centro-Nord. Il Mezzogiorno da solo non può farcela, ma i suoi attori istituzionali, a partire dalle regioni, devono definire strategie più mirate per evitare spreco ed inefficienze nell'uso delle risorse assegnate.
Emmanuele Daluiso- Vice Presidente EuroIDEES-Bruxelles
Membro dell'AISRE, associazione italiana di scienze regionali
Alcuni dati del Rapporto SVIMEZ
Il dato fondamentale che emerge dal Rapporto SVIMEZ 2017 è che il Mezzogiorno è uscito dalla lunga recessione con una crescita del PIL nel 2016 dell'1%, consolidando il trend del 2015. Si tratta di una fase per il momento di natura congiunturale legata, come ha sottolineato il Vice Direttore della SVIMEZ nel suo intervento di presentazione, a "fluttuazioni climatiche che hanno visto aumentare la produzione agricola nel 2015, le vicende geopolitiche del Mediterraneo, che avvantaggiano il turismo, gli investimenti legati alla chiusura del ciclo della programmazione comunitaria che hanno avuto un impatto importante nel 2015 e hanno continuato a produrre effetti cumulati". Tale performance, secondo il Vice Direttore della SVIMEZ, "è stata però anche accompagnata da una serie di policies che l'anno consolidata. Si registra una nuova attenzione al Sud, sancita del resto con la reintroduzione della figura del Ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno è testimoniata da una serie di interventi –si pensi, solo negli ultimi mesi, all'approvazione dei due decreti Mezzogiorno- che sembrano ricondursi ad una certa coerenza". Tuttavia, il Rapporto evidenzia che rispetto al periodo pre-crisi, cioè rispetto al 2007, l'economia meridionale rimane sotto del -11,3%, mentre l'Unione europea ha recuperato e segnato una crescita del +5,3%. Anche la Zona euro è cresciuta, ma in misura meno intensa, cioè del +3,2%. La crescita del Mezzogiorno dovrebbe consolidarsi ulteriormente nel 2017 e 2018, per cui è prevista una crescita rispettivamente del +1,3% e del +1,2%, ma con questi ritmi di crescita il recupero per l'economia meridionale del livello del PIL pre-crisi non avverrebbe prima del 2025. Le capacità di crescita dell'economia meridionale secondo la SVIMEZ restano legate a criticità dei fattori strutturali, in primo luogo quello della produttività. Rispetto al 2000 la produttività del lavoro è diminuita, nella misura del -8,5%, un trend che accomuna tutto il Paese, anche il Centro-Nord che ha registrato -4,6%, contro il +4,2% dell'Unione europea e il +3,3% della Zona euro. Fra i segnali positivi che accompagnano la crescita dell'economia meridionale il Rapporto SVIMEZ evidenzia la crescita delle presenze turistiche (+19,3% nel 2016) e delle esportazioni (+5,1% nel 2016.
I divari regionali
La ripresa del Mezzogiorno non è stata omogenea in tutte le otto regioni. Fra le regioni più virtuose nel 2016 spiccano Campania e Basilicata ce hanno registrato una crescita del PIL del +2,4% e del +2,1%. La Puglia nel 2016 si è fermata al +0,7%. Considerando il biennio 2015 e 2016 la regione più virtuosa è stata la Basilicata (+7,6%), seguito dal Molise (+3,3%) e dalla Puglia (+2,7%).
Le tendenze settoriali: riparte l'industria
A livello settoriale i dati SVIMEZ evidenziano la ripartenza dell'industria meridionale con un aumento del valore aggiunto del +1,3% nel 2015 e del +2,2% nel 2016. Il settore agricolo che nel 2015 aveva beneficiato di condizioni climatiche favorevoli e aveva registrato una crescita del +7,5% nel 2016 ha segnato una contrazione del -4,5%. Sotto i valori medi è stata la crescita dei servizi sia nel 2015 che nel 2016.
Riparte l'occupazione
La SVIMEZ sottolinea che riparte l'occupazione, che però non incide sulla gravità dell'emergenza sociale. Se il Centro Nord ha recuperato il livello fra la fine del 2015 e l'inizio del 2016, la crescita dell'occupazione nel Mezzogiorno nell'ultimo biennio è ancora lontana dal livello pre-crisi. Attualmente si valuta che sia sotto di 350 mila unità rispetto al livello del 2008. Importante nella ripresa dell'occupazione meridionale è stato il ruolo dell'industria. Preoccupa, però, il fatto che gli andamenti dell'ultimo biennio non sono riuscite a invertire la preoccupante ridefinizione della struttura e della qualità dell'occupazione, determinatasi con la crisi, che colpisce soprattutto le fasce giovanili. Preoccupa anche l'allargamento della forbice delle retribuzioni di fatto del Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord.
L'emigrazione selettiva
Altro aspetto inquietante che emerge dal Rapporto è la cosiddetta emigrazione selettiva, che ha visto fra il 2002 e i 2015 concentrarsi l'emigrazione netta del Mezzogiorno nei giovani e nei laureati. Su oltre 700 mila emigrati netti, ben 500 mila sono giovani e 200 mila sono laureati. Sono dati che evidenziano tutta la drammaticità della perdita di risorse umane giovanili e qualificate del Mezzogiorno.
I divari di spesa pubblica fra Mezzogiorno e Centro-Nord
Spesso si sente parlare di inefficienza del Mezzogiorno nell'uso delle risorse pubbliche. Di fatto è diventato un luogo comune. Questo è un aspetto che andrebbe meglio indagato, certamente inefficienze ci sono. Tuttavia i dati presentati dalla SVIMEZ evidenziano che la spesa corrente pro-capite nel Mezzogiorno , al netto della previdenza, è di 23 punti inferiore a quella del Centro-Nord e in alcuni settori rilevanti per la crescita è anche più grave. Per esempio, nei settori economici la spesa corrente pro-capite nel Mezzogiorno è di appena il 42,5% della corrispondente spesa nel Centro-Nord, peraltro in forte contrazione rispetto al 2000 quando avevo un livello del 61,5%.
La BAT e il Mezzogiorno
Ho integrato i dati del Rapporto SVIMEZ con dati riguardanti anche la provincia Barletta-Andria-Trani ed emerge un quadro provinciale con qualche luce, ma profondamente critico.Sicuramente anche la BAT come il Mezzogiorno ha registrato negli ultimi anni dei progressi sul versante delle esportazioni e delle presenze turistiche. In particolare il peso dell'export sul valore aggiunto dell'economia provinciale è aumentato negli anni più recenti. Tuttavia i due indicatori fondamentali del PIL e dell'occupazione, che evidenziano una piccola ripresa economica nell'ultimo triennio, ma con scarsa capacità di creare occupazione, manifestano una fase depressiva che si estende almeno dal 2000.Le stime del PIL da me fatte per il 2015 e 2016, ancorate al trend del PIL regionale, evidenziano che la BAT non solo è sotto il livello pre-crisi del 2007, ma anche sotto il livello del 2000.Stimo che la perdita del PIL sia nell'ordine del -11,5% rispetto al 2007 e del -10,3% rispetto al 2000. Al ritmo medio manifestato dalla crescita dell'ultimo triennio il livello del PIL pre-crisi del 2007 sarà recuperato non prima del 2026.Il tasso di occupazione resta nella BAT intorno al 40-41% della popolazione attiva, contro il 57% della media italiana e il 73% della media dell'Unione europea.
Nuove politiche di sviluppo
Il Rapporto SVIMEZ mette in rilievo che la questione meridionale è parte delle politiche europee e nazionali, che senza un più forte coordinamento di tali politiche difficilmente essa è destinata a permanere e forse anche aggravarsi, come mostrano di divari di crescita regionale nell'Unione europea. In primo luogo, le politiche dell'Unione per la Zona euro, legate ai soli parametri di convergenza di Maastricht, cioè parametri di sola natura fiscale e finanziaria, mostrano con evidenza che stanno frenando la crescita della stessa Zona euro e per altro mostrano che la convergenza reale fra paesi non si sta determinando, anzi i divari stanno aumentando. Senza una riforma sostanziale del processo di funzionamento della Zona euro, legato non solo a parametri finanziari e fiscali, ma anche e soprattutto economici e sociali, questa rischia prima o poi di esplodere.In secondo luogo, le politiche nazionali devono abbracciare realmente, in termini di strategia di lungo periodo, il Mezzogiorno, che ha ancora bisogno del ruolo dello Stato per far affluire risorse adeguate, ben oltre quelle attuali, finanziare il suo sviluppo, risorse che abbiamo visto essere molto sotto quelle del Centro-Nord. Il Mezzogiorno da solo non può farcela, ma i suoi attori istituzionali, a partire dalle regioni, devono definire strategie più mirate per evitare spreco ed inefficienze nell'uso delle risorse assegnate.
Emmanuele Daluiso- Vice Presidente EuroIDEES-Bruxelles
Membro dell'AISRE, associazione italiana di scienze regionali