In crescita l’export della pasta tricolore "Made in Puglia"
Al contempo sono aumentate le importazioni di grano canadese
sabato 19 settembre 2020
20.35
iReport
E' cresciuto l'export della pasta tricolore fatta in Puglia con un balzo nei primi 6 mesi del 2020 del +25%, ma sono al contempo aumentate le importazioni di grano canadese del 34% nel secondo trimestre del 2020. E' quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base dell'analisi dei dati Istat su esportazioni di pasta e importazioni di grano."A crescere sono le esportazioni della pasta con un vero e proprio picco di richieste, associato all'aumento degli acquisti della pasta tricolore che utilizza solo grano nazionale per effetto dell'emergenza Coronavirus che ha spinto i consumatori a privilegiare prodotti Made in Italy per sostenere l'occupazione e l'economia nazionale", rileva Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Il raccolto Made in Italy però anche in Puglia – sottolinea la Coldiretti – subisce la concorrenza sleale delle importazioni dall'estero di prodotti che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale vigenti nel nostro Paese come il grano duro canadese trattato con l'erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio nazionale dove la maturazione avviene grazie al sole. "Dopo il crollo delle importazioni registrato nel 2018, è stato inaccettabile il balzo delle importazioni di grano importato dal Canada, dove viene fatto un uso intensivo del diserbante 'glifosato' proprio nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato, uso che in Italia è vietato", è la denuncia del presidente Muraglia. E' aumentata, infatti, del 59% nel primo trimestre e del 34% nel secondo trimestre – aggiunge Coldiretti Puglia - la quantità di grano duro importato nel 2020 dal Canada con il quale l'Unione Europea ha siglato l'accordo di libero scambio CETA.
La Puglia è il principale produttore italiano di grano duro, con 346.500 ettari coltivati e 9.990.000 quintali prodotto e valore della filiera della pasta in Puglia pari a 542.000.000 euro. La Puglia è, d'altro canto, la regione che paradossalmente che ne importa di più, tanto da rappresentare un quarto del totale del valore degli arrivi di prodotti agroalimentari nella regione, denuncia Coldiretti Puglia.Al la perdita economica e di posti di lavoro si aggiunge il rischio ambientale – insiste Coldiretti Puglia - in un Paese che con l'ultima generazione ha perso oltre un quarto della terra coltivata per colpa dell'abbandono, della cementificazione e delle speculazioni che sottopagano i prodotti agricoli.
In questo contesto - sottolinea la Coldiretti - un segnale positivo viene dal moltiplicarsi di marchi e linee che garantiscono l'origine nazionale al 100% del grano impiegato, impensabile fino a pochi anni: da La Molisana ad Agnesi, da Ghigi a De Sortis, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Armando a Fabianelli, da Alce Nero a Rummo, da Antonio Amato a Voiello, da FdAI – Firmato dagli agricoltori italiani fino a Barilla che proprio quest'anno ha annunciato di rinnovare la sua pasta classica con grani 100% italiani. L'Italia è il paese con il piu' elevato consumo di pasta per un quantitativo di 23,5 chilogrammi a testa contro i 17 chili della Tunisia, seconda in questa speciale classifica seguita da Venezuela (12 kg), Grecia (11 kg), Cile (9,4 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Argentina e Turchia a pari merito (8,7 kg). Durante il periodo di lockdown necessario per combattere l pandemia si è verificato un aumento degli acquisti del 17% per i derivati dei cereali come la pasta secondo Ismea mentre sono stati completamente azzerati i consumi nella ristorazione con i locali chiusi. L'Italia – continua la Coldiretti - è prima in Europa e seconda nel mondo nella produzione di grano duro destinato alla pasta con una stima dell'Istat di 1,23 milioni di ettari seminati nel 2020 in aumento dello 0,5% con una produzione attorno ai 4,1 miliardi di chili.
Il raccolto Made in Italy però anche in Puglia – sottolinea la Coldiretti – subisce la concorrenza sleale delle importazioni dall'estero di prodotti che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale vigenti nel nostro Paese come il grano duro canadese trattato con l'erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio nazionale dove la maturazione avviene grazie al sole. "Dopo il crollo delle importazioni registrato nel 2018, è stato inaccettabile il balzo delle importazioni di grano importato dal Canada, dove viene fatto un uso intensivo del diserbante 'glifosato' proprio nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato, uso che in Italia è vietato", è la denuncia del presidente Muraglia. E' aumentata, infatti, del 59% nel primo trimestre e del 34% nel secondo trimestre – aggiunge Coldiretti Puglia - la quantità di grano duro importato nel 2020 dal Canada con il quale l'Unione Europea ha siglato l'accordo di libero scambio CETA.
La Puglia è il principale produttore italiano di grano duro, con 346.500 ettari coltivati e 9.990.000 quintali prodotto e valore della filiera della pasta in Puglia pari a 542.000.000 euro. La Puglia è, d'altro canto, la regione che paradossalmente che ne importa di più, tanto da rappresentare un quarto del totale del valore degli arrivi di prodotti agroalimentari nella regione, denuncia Coldiretti Puglia.Al la perdita economica e di posti di lavoro si aggiunge il rischio ambientale – insiste Coldiretti Puglia - in un Paese che con l'ultima generazione ha perso oltre un quarto della terra coltivata per colpa dell'abbandono, della cementificazione e delle speculazioni che sottopagano i prodotti agricoli.
In questo contesto - sottolinea la Coldiretti - un segnale positivo viene dal moltiplicarsi di marchi e linee che garantiscono l'origine nazionale al 100% del grano impiegato, impensabile fino a pochi anni: da La Molisana ad Agnesi, da Ghigi a De Sortis, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Armando a Fabianelli, da Alce Nero a Rummo, da Antonio Amato a Voiello, da FdAI – Firmato dagli agricoltori italiani fino a Barilla che proprio quest'anno ha annunciato di rinnovare la sua pasta classica con grani 100% italiani. L'Italia è il paese con il piu' elevato consumo di pasta per un quantitativo di 23,5 chilogrammi a testa contro i 17 chili della Tunisia, seconda in questa speciale classifica seguita da Venezuela (12 kg), Grecia (11 kg), Cile (9,4 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Argentina e Turchia a pari merito (8,7 kg). Durante il periodo di lockdown necessario per combattere l pandemia si è verificato un aumento degli acquisti del 17% per i derivati dei cereali come la pasta secondo Ismea mentre sono stati completamente azzerati i consumi nella ristorazione con i locali chiusi. L'Italia – continua la Coldiretti - è prima in Europa e seconda nel mondo nella produzione di grano duro destinato alla pasta con una stima dell'Istat di 1,23 milioni di ettari seminati nel 2020 in aumento dello 0,5% con una produzione attorno ai 4,1 miliardi di chili.