La giustizia senza perdono diventa semplicemente recriminazione. Può diventare vendetta.
Il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa al Meeting di Rimini 2024
mercoledì 21 agosto 2024
22.50
iReport
In questo momento storico, ci troviamo di fronte a un'escalation di conflitti e guerre che, fino a pochi anni fa, sembrava inimmaginabile. La stessa Terra Santa è devastata da un conflitto così profondo che una riconciliazione appare come un'utopia. Ogni giorno emerge drammaticamente la domanda: come è possibile convivere con il dolore, la sofferenza e la mancanza di prospettive, affrontando l'odio, la violenza e l'indifferenza di fronte al male? Esiste una strada che, in mezzo alle tribolazioni più atroci, riesca ad aprire un orizzonte di speranza e a condividere germogli di pace?
"La fede cristiana non è e non può essere separata dall'idea di perdono", ma "perdonare senza che ci sia dignità e uguaglianza non è un gesto che porta dignità e uguaglianza. Significa giustificare un male che si sta compiendo". Ha esordito così il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa all'incontro inaugurale dell' edizione 2024 del Meeting di Rimini, osservando le difficoltà che ci sono lungo il cammino verso una pace in Terra Santa. Se "di fronte a Dio perdono e giustizia sono quasi sinonimi", e se "Gesù sulla croce non ha atteso che si facesse giustizia per perdonare, ha perdonato", a livello comunitario le dinamiche sono diverse: "perdonare oggi per un palestinese - osserva il cardinale Pizzaballa - significa giustificare quello che sta accadendo. Non può farlo, deve attendere". Ma questa rimane l'unica strada: "Come pastore devo ricordare che la giustizia senza perdono diventa semplicemente recriminazione. Può diventare vendetta. La fede cristiana deve portare nel dibattito pubblico questa possibilità: a livello personale, a piccoli gruppi, arriverà il momento in cui si potrà fare, perché il perdono è l'unica via per superare questa impasse".
Cruciale dunque la "purificazione della memoria", che "non significa cancellare tutto, essere rinunciatari o annullarsi, ma prendere coscienza che ho bisogno di rileggere continuamente la propria storia alla luce della coscienza attuale. Questo aiuta nella relazione con l'altro". In Terra Santa, oggi, dove "le narrative sono esclusive, uno contro l'altro; abbiamo bisogno di purificare questa memoria" perché "ci aiuti a vivere in maniera diversa rispetto al passato".
Prof. Leonardo Di Nunno
"La fede cristiana non è e non può essere separata dall'idea di perdono", ma "perdonare senza che ci sia dignità e uguaglianza non è un gesto che porta dignità e uguaglianza. Significa giustificare un male che si sta compiendo". Ha esordito così il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa all'incontro inaugurale dell' edizione 2024 del Meeting di Rimini, osservando le difficoltà che ci sono lungo il cammino verso una pace in Terra Santa. Se "di fronte a Dio perdono e giustizia sono quasi sinonimi", e se "Gesù sulla croce non ha atteso che si facesse giustizia per perdonare, ha perdonato", a livello comunitario le dinamiche sono diverse: "perdonare oggi per un palestinese - osserva il cardinale Pizzaballa - significa giustificare quello che sta accadendo. Non può farlo, deve attendere". Ma questa rimane l'unica strada: "Come pastore devo ricordare che la giustizia senza perdono diventa semplicemente recriminazione. Può diventare vendetta. La fede cristiana deve portare nel dibattito pubblico questa possibilità: a livello personale, a piccoli gruppi, arriverà il momento in cui si potrà fare, perché il perdono è l'unica via per superare questa impasse".
Cruciale dunque la "purificazione della memoria", che "non significa cancellare tutto, essere rinunciatari o annullarsi, ma prendere coscienza che ho bisogno di rileggere continuamente la propria storia alla luce della coscienza attuale. Questo aiuta nella relazione con l'altro". In Terra Santa, oggi, dove "le narrative sono esclusive, uno contro l'altro; abbiamo bisogno di purificare questa memoria" perché "ci aiuti a vivere in maniera diversa rispetto al passato".
Prof. Leonardo Di Nunno