La povertà dilaga in Italia
Confortanti i dati sulla Puglia
lunedì 17 luglio 2017
16.27
iReport
In Italia dilaga la povertà: nel 2016, 4,7 milioni persone in povertà assoluta. Un milione e 619mila famiglie, pari al 6,3% di quelle residenti in Italia, sono in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni e 742mila individui, ovvero il 7,9% dell'intera popolazione. I dati sono stati forniti dall'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) che da pochi giorni ha pubblicato il Report "La povertà in Italia" relativo al 2016. "Se il numero di famiglie in povertà assoluta torna ai livelli del 2013 (quando erano 1 milione 615mila), il numero degli individui registra invece il valore più alto dal 2005: ciò è avvenuto - spiega l'Istituto di Statistica - perché la povertà assoluta si è ampliata tra le famiglie con 4 componenti e oltre e tra quelle con almeno un minore. Il numero delle persone povere si conferma in crescita nel Centro (da 5,6% del 2015 a 7,3% del 2016) e nel Mezzogiorno, che fa segnare il valore più elevato (9,8%). Tra le persone in povertà assoluta si stima che le donne siano 2 milioni 458mila (7,9%), i minori 1 milione 292mila (12,5%), i giovani di 18-34 anni 1 milione e 17mila (10,0%) e gli anziani 510mila (3,8%).La condizione dei minori è in netto peggioramento - nel 2005, l'incidenza della povertà assoluta era al 3,9% - come quella dei giovani, per i quali il valore è più che triplicato rispetto al 2005 (10,0% contro 3,1%). L'incidenza della povertà assoluta cresce nel tempo anche fra gli adulti tra i 35 e i 64 anni (da 2,7% del 2005 a 7,3%) mentre è in diminuzione tra gli anziani (4,5% nel 2005). Nel 2016 peggiorano le condizioni delle famiglie con tre o più figli minori: l'incidenza della povertà assoluta sale a 26,8% da 18,3%. Si confermano livelli elevati di povertà assoluta per le famiglie con 5 o più componenti (17,2%), soprattutto se coppie con tre o più figli (14,7%).Incide anche il titolo di studio: se la persona di riferimento della famiglia è almeno diplomata, l'incidenza della povertà assoluta è pari a 4%, circa la metà di quella rilevata per chi ha conseguito al massimo la licenza elementare (8,2%). Tra le famiglie degli operai la povertà si attesta a 12,6% (quasi il doppio rispetto al 6,9% di quelle la cui persona di riferimento è un dipendente), e raggiunge il valore massimo tra quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (23,2%). L'incidenza della povertà assoluta si attesta su valori molto elevati tra le famiglie con componenti stranieri: 25,7%, con il Mezzogiorno a sfiorare il 30%.
Nel 2016, si stima siano 2 milioni 734mila le famiglie in condizione di povertà relativa (10,6% tra tutte le famiglie residenti), per un totale di 8 milioni 465mila individui (14%). La povertà relativa si basa su una soglia convenzionale che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. L'incidenza della povertà relativa risulta stabile rispetto al 2015 in termini di famiglie (da 10,4 a 10,6%) e di persone (da 13,7 a 14,0%). I dati pubblicati hanno scatenato molte polemiche: associazioni di consumatori e per i diritti come lo "Sportello dei Diritti" osserva che il problema della povertà non affligge più solo l'Africa, e tutti gli altri paesi, che insieme a questo, godono di una definizione "paese del terzo mondo". Non solo più queste zone sono afflitte da una povertà insaziabile ma anche in Italia, si sta sempre più dilagando. A riguardo, Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", si fa portavoce del grande disagio sociale che colpisce intere famiglie con numeri elevati di figli o anziani che devono far conto solo sulla loro esigua pensione. Infatti, l'Italia è tra i paesi europei che, tra il 2008 e il 2015, hanno registrato i maggiori aumenti del rischio di povertà ed esclusione sociale. I bambini in povertà sono 1 su 8 e che i poveri sono quasi raddoppiati dall'inizio della crisi: erano 2.427.000 nel 2007. "Sono numeri enormi, la politica si muova", ha dichiarato Mons.Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
"I dati diffusi dall'Istat sull'incidenza di povertà in Puglia sono molto confortanti e ci spingono a continuare a lavorare nella direzione intrapresa da questo Governo regionale con misure a sostegno del reddito delle famiglie più povere". Lo ha sottolineato l'assessore regionale al Welfare, Salvatore Negro, commentando i dati ISTAT sull'incidenza della povertà in Puglia che è scesa dal 18,7% del 2015 al 14,5% del 2016. "Siamo una delle regioni del Sud meno difficile per le famiglie e stiamo lavorando per combattere le difficoltà che minano la sopravvivenza delle stesse", ha continuato l'assessore Negro. "Il dato ISTAT sull'incidenza della povertà nella nostra regione ci dice che dobbiamo e possiamo continuare con misure intraprese come Reddito di Dignità (RED), i buoni servizio per il sostegno alla domanda di servizi per l'infanzia e la non autosufficienza, il fondo per il sostegno ai genitori, ad integrazione della previdenza di categoria, la legge sulla lotta agli sprechi alimentari e farmaceutici. Non abbiamo la bacchetta magica e siamo consapevoli che le difficoltà che si trovano ad affrontare le famiglie pugliesi siano tante. Ma siamo certi che quel dato ISTAT può essere ancora migliorato nel tentativo di allinearci alle altre realtà italiane delle regioni del Nord. Anche perché misure come quella del Reddito di dignità sono destinate soprattutto a quei nuclei più numerosi e dove sono presenti delle disabilità".
Nel 2016, si stima siano 2 milioni 734mila le famiglie in condizione di povertà relativa (10,6% tra tutte le famiglie residenti), per un totale di 8 milioni 465mila individui (14%). La povertà relativa si basa su una soglia convenzionale che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. L'incidenza della povertà relativa risulta stabile rispetto al 2015 in termini di famiglie (da 10,4 a 10,6%) e di persone (da 13,7 a 14,0%). I dati pubblicati hanno scatenato molte polemiche: associazioni di consumatori e per i diritti come lo "Sportello dei Diritti" osserva che il problema della povertà non affligge più solo l'Africa, e tutti gli altri paesi, che insieme a questo, godono di una definizione "paese del terzo mondo". Non solo più queste zone sono afflitte da una povertà insaziabile ma anche in Italia, si sta sempre più dilagando. A riguardo, Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", si fa portavoce del grande disagio sociale che colpisce intere famiglie con numeri elevati di figli o anziani che devono far conto solo sulla loro esigua pensione. Infatti, l'Italia è tra i paesi europei che, tra il 2008 e il 2015, hanno registrato i maggiori aumenti del rischio di povertà ed esclusione sociale. I bambini in povertà sono 1 su 8 e che i poveri sono quasi raddoppiati dall'inizio della crisi: erano 2.427.000 nel 2007. "Sono numeri enormi, la politica si muova", ha dichiarato Mons.Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
"I dati diffusi dall'Istat sull'incidenza di povertà in Puglia sono molto confortanti e ci spingono a continuare a lavorare nella direzione intrapresa da questo Governo regionale con misure a sostegno del reddito delle famiglie più povere". Lo ha sottolineato l'assessore regionale al Welfare, Salvatore Negro, commentando i dati ISTAT sull'incidenza della povertà in Puglia che è scesa dal 18,7% del 2015 al 14,5% del 2016. "Siamo una delle regioni del Sud meno difficile per le famiglie e stiamo lavorando per combattere le difficoltà che minano la sopravvivenza delle stesse", ha continuato l'assessore Negro. "Il dato ISTAT sull'incidenza della povertà nella nostra regione ci dice che dobbiamo e possiamo continuare con misure intraprese come Reddito di Dignità (RED), i buoni servizio per il sostegno alla domanda di servizi per l'infanzia e la non autosufficienza, il fondo per il sostegno ai genitori, ad integrazione della previdenza di categoria, la legge sulla lotta agli sprechi alimentari e farmaceutici. Non abbiamo la bacchetta magica e siamo consapevoli che le difficoltà che si trovano ad affrontare le famiglie pugliesi siano tante. Ma siamo certi che quel dato ISTAT può essere ancora migliorato nel tentativo di allinearci alle altre realtà italiane delle regioni del Nord. Anche perché misure come quella del Reddito di dignità sono destinate soprattutto a quei nuclei più numerosi e dove sono presenti delle disabilità".