Grafico Economia
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La ripresa economica della BAT tra post-pandemia e nuovi scenari geoeconomici mondiali

La disamina di Emmanuele Daluiso Vice Presidente dell’associazione europea EUROIDEES-Bruxelles

Alcuni segnali sono positivi: nei primi nove mesi del 2021 il commercio estero della provincia evidenzia un bel balzo in avanti, un +16,7% rispetto al -11,6% del 2020. Di grande interesse è il fatto che l'incremento delle esportazioni della BAT è stato più sostanzioso di quello registrato dalla Puglia (+5%) e molto vicino al dato veramente eccezionale registrato a livello nazionale (+20,1%), soprattutto per le performance delle regioni del Centro Nord rispetto al Mezzogiorno. In valore l'export 2021 si colloca nella BAT sopra i livelli pre pandemia del 2019, così come a livello italiano, ma non a livello del Mezzogiorno e della Puglia dove i valori export si collocano sotto i livelli pre pandemici del 2019. La BAT, dunque, mostra una grande capacità di ripresa economica, almeno dal punto di vista della vivacità dimostrata sui mercati internazionali, che la colloca tra le province con le migliori performance in Puglia e nell'intero Mezzogiorno.

La ripresa dell'occupazione e i posti di lavoro vacanti
Aspettiamo ora di vedere nei dati che a breve saranno pubblicati dall'ISTAT sull'occupazione nel 2021, articolati a livello territoriale, se l'export nella BAT ha trainato anche l'occupazione. Possiamo aspettarci un impatto positivo, se consideriamo che a livello nazionale a fronte di una crescita dell'export si è registrato anche una crescita degli occupati. Questi nel 2021, secondo i dati da poco pubblicati dall'ISTAT, sono aumentati di 356 mila unità, fra dicembre 2020 e dicembre 2021. Questa ripresa sta poi presentando un apparente paradosso, ovvero i tanti posti di lavoro che nelle imprese restano scoperti per mancanza di professionalità dei disoccupati e persone in cerca di lavoro adeguate alle richieste delle stesse imprese. Secondo l'ISTAT in Italia a fine 2021 si registravano ben 400 mila posti vacanti, un dato mai così alto dal 2016, che riguarda prevalentemente le piccole imprese.

Le difficoltà strutturali dell'economia BAT
La ripresa congiunturale in atto non può far dimenticare le criticità strutturali che caratterizzano l'economia della BAT, difficoltà legate alla specializzazione produttiva in settori maturi, caratterizzati da un valore aggiunto relativamente basso. I dati più recenti si riferiscono al 2019, all'anno prima dello scoppio della pandemia, ed evidenziano che complessivamente, in termini di addetti rapportati alla popolazione, la BAT presenta un indice pari a 0,65 rispetto al valore nazionale posto uguale a 1,00. In particolare, emerge la debolezza del settore manifatturiero con un valore pari a 0,69, nonostante la forte specializzazione nei settori abbigliamento (3,18) e calzaturiero (2,70) e una buona specializzazione nel settore alimentare (1,26). Questi settori manifatturieri sono settori economicamente maturi, caratterizzati da una dinamica relativamente statica, rispetto alla più forte crescita della domanda in settori, quali per esempio la chimica e la farmaceutica, settori in cui la BAT presenza valori rispettivamente pari a 0,17 e 0,30. L'obiettivo di un settore manifatturiero diversificato in attività a più alto valore aggiunto rappresenta una delle grandi sfide per l'economia della BAT. L'attuale specializzazione produttiva incide profondamente sul valore aggiunto complessivo dell'economia provinciale, che nonostante segnali di ripresa manifestati tra il 2015 e il 2017, ha avuto un nuovo calo nel biennio 2018-2019. In quest'ultimo anno, cioè prima della pandemia, il valore aggiunto totale dell'economia provinciale, valutato in termini reali, ovvero al netto dell'inflazione, è stato ben sotto il livello del 2000 (5.924 milioni di euro contro 6.192). In altri termini, lo stato dell'economia della BAT alla vigilia della pandemia si presentava sotto il livello registrato agli inizi degli anni 2000 e sotto il picco toccato nel 2007 di euro 6.331 milioni di euro.

Gli scenari geo-economici in via di consolidamento
La BAT si trova dunque di fronte a due obiettivi: uno di breve periodo e l'altro di lungo periodo. Nel breve periodo è sicuramente necessario consolidare i segnali di ripresa economica, sia sul versante dell'export che su quello dell'occupazione. A questo riguardo un ruolo importante lo sta giocando il rientro in patria di aziende che si erano delocalizzate all'estero, poiché la pandemia ha interrotto o gravemente segnato le importazioni dalle sedi delocalizzate verso la sede centrale. Anche nel caso della BAT aziende calzaturiere e dell'abbigliamento che avevano aperto impianti produttivi in Albania, Romania, Turchia, ecc… sono rapidamente tornati in patria o stanno programmando di farlo, anche solo parzialmente. Importanti marchi con sedi nel nord Italia sono tornati a rivolgersi ad aziende del nord barese e non sempre queste aziende si trovano pronte a soddisfare le improvvise commesse, avendo negli anni passati ridotto al minimo la loro funzionalità. Pensando all'obiettivo di lungo periodo, l'economia della BAT deve riposizionarsi rispetto alle nuove dinamiche post-pandemiche e a scenari geoeconomici che erano già visibili prima della pandemia e che ora finiranno per consolidarsi, puntando a diversificarsi verso settori a più alto valore aggiunto e a cogliere le opportunità derivanti dalla collocazione geografica dell'intero Mezzogiorno al centro del Mediterraneo.
A questo riguardo, un ruolo fondamentale verrà svolto dal settore della logistica, e la BAT, che attualmente presenta un basso grado di specializzazione in questo settore (con un valore pari a 0,32), può svolgere un ruolo importante sulle rotte sud-nord ed est-ovest, per la presenza di una rete di trasporto (ferroviaria, stradale, portuale), che meglio interconnessa e qualificata può dare un grosso apporto alla crescita delle imprese locali e alla attrazione di nuovi investimenti, anche grazie all'avvio della Zona Economica Speciale del Basso Adriatico, in cui la BAT si trova collocata.

Le opportunità legate allo sviluppo del continente africano
In una prospettiva di più lungo periodo, bisogna già iniziare a pensare al prossimo irrompere sulla scena economica internazionale del continente africano, già al centro di interesse di vari Paesi che stanno lì investendo e delocalizzando parti delle loro produzioni. In primis, assume rilievo il particolare interesse che sta dimostrando la Cina, che nel continente africano sta investendo in misura sempre più significativa: i dati disponibili ci dicono che gli investimenti cinesi nell'ultimo ventennio si sono diffusi in ben 52 dei 54 Paesi africani, soprattutto in Sud Africa, Repubblica Democratica del Congo, Angola, Zambia, Etiopia, Nigeria, Ghana, Algeria, Zimbabwe e Kenya e sono passati da un valore di 210 milioni di dollari nel 2000 a 47,35 miliardi di dollari nel 2019. Il trend non si è fermato ed è aumentato anche durante il periodo del Covid 19. Lo sviluppo dell'Africa, in particolare del Nord Africa, in futuro sarà un volano per tutte le economie che si affacciano sul Mediterraneo e tutto il Mezzogiorno con una precisa strategia ne potrà essere beneficiato.
Emmanuele Daluiso - Vice Presidente dell'associazione europea EUROIDEES-Bruxelles
Membro dell'Associazione Italiana di Scienze Regionali

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