
Puglia:Calano del 2,2% gli infortuni in agricoltura
Si celebra la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro
lunedì 28 aprile 2025
14.42
iReport
Calano gli infortuni in agricoltura in Puglia del 2,2% grazie agli sforzi messi in campo dalle imprese, ma serve consapevolezza del rischio, con la sicurezza sul lavoro che deve essere una priorità assoluta, soprattutto in settori come l'agricoltura dove i fattori di rischio sono elevati. Ad affermarlo è Coldiretti Puglia, nella Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro che ricorre il 28 aprile. "Quando si parla di questo tema, non basta evocare nuove tecnologie, intelligenza artificiale o dispositivi avanzati. La sicurezza è prima di tutto una questione culturale - spiega Romano Magrini, responsabile lavoro di Coldiretti -. Non potrà mai esserci prevenzione reale se prima non si sviluppa, in ogni lavoratore e cittadino, una piena consapevolezza del rischio. Serve una cultura della sicurezza che parta dalla scuola, attraversi i luoghi di lavoro e coinvolga l'intera società".
In agricoltura, queste criticità emergono con ancora maggiore evidenza vista l'età avanzata degli operatori, la vetustà dei macchinari, la conformazione difficile dei terreni e l'autonomia gestionale degli imprenditori agricoli, che contribuiscono a innalzare il rischio di infortuni, a partire da quelli mortali. "La cronaca racconta episodi che parlano da soli: ribaltamenti su pendii, guasti meccanici, cadute da scale instabili, incidenti durante operazioni svolte in solitudine. In queste condizioni, la tecnologia può aiutare, ma non sostituire la preparazione, la formazione e l'attenzione quotidiana" prosegue Magrini che sottolinea come "negli ultimi anni si è lavorato tanto in tema di formazione riuscendo ad abbassare il numero degli infortuni".
Se si considerano gli ultimi trent'anni, le denunce di casi sono passate da oltre 123mila del 1995 ai 24mila dello scorso anno, quasi centomila in meno. L'incidenza resta particolarmente alta tra i lavoratori autonomi (2,68% contro l'1,24% dei dipendenti), soprattutto tra i titolari over 60 alla guida di macchinari obsoleti e spesso soli sul posto di lavoro. "Anche i lavoratori dipendenti – in particolare quelli a tempo determinato e stranieri – sono esposti a maggiori rischi, - evidenzia Magrini -perché difficilmente riescono ad accedere a una formazione efficace nei brevi periodi di assunzione, . Per questo è indispensabile investire su informazione e formazione, vere leve di un cambiamento sistemico. Non si tratta solo di adempiere a un obbligo normativo, ma di costruire una cultura condivisa del valore della vita e della tutela della salute.
Coldiretti è da tempo in prima linea con piani formativi per RSPP, corsi aziendali sull'uso sicuro dei macchinari agricoli, consulenze per la valutazione dei rischi e campagne di informazione capillare. Ma, come sottolinea Magrini, serve uno sforzo collettivo: "Il sistema deve fare un salto di qualità. È necessario rafforzare la collaborazione tra enti pubblici, associazioni datoriali, sindacati ed enti bilaterali. I bandi INAIL per il rinnovo dei macchinari sono importanti, ma vanno resi più accessibili.. L'EBAN stanzia fondi significativi per la formazione e molte EBAT forniscono DPI e sostengono gli RLST, ma tutto questo ancora non basta."
Tra le priorità individuate, una particolare attenzione va riservata alle imprese agricole a conduzione diretta. Serve che la formazione sia concreta, sostanziale, accessibile. Occorre costruire piani di comunicazione permanenti, non limitati alle emergenze, e rimuovere ostacoli normativi come il vincolo del 'de minimis', evidenzia Coldiretti, che limita l'utilizzo dei fondi interprofessionali per la formazione obbligatoria in agricoltura. "Se davvero vogliamo salvare vite, - conclude Magrini, - dobbiamo mettere la sicurezza sul lavoro al centro di un nuovo patto educativo, economico e sociale. Con umiltà, con determinazione e con una formazione e informazione continua."
In agricoltura, queste criticità emergono con ancora maggiore evidenza vista l'età avanzata degli operatori, la vetustà dei macchinari, la conformazione difficile dei terreni e l'autonomia gestionale degli imprenditori agricoli, che contribuiscono a innalzare il rischio di infortuni, a partire da quelli mortali. "La cronaca racconta episodi che parlano da soli: ribaltamenti su pendii, guasti meccanici, cadute da scale instabili, incidenti durante operazioni svolte in solitudine. In queste condizioni, la tecnologia può aiutare, ma non sostituire la preparazione, la formazione e l'attenzione quotidiana" prosegue Magrini che sottolinea come "negli ultimi anni si è lavorato tanto in tema di formazione riuscendo ad abbassare il numero degli infortuni".
Se si considerano gli ultimi trent'anni, le denunce di casi sono passate da oltre 123mila del 1995 ai 24mila dello scorso anno, quasi centomila in meno. L'incidenza resta particolarmente alta tra i lavoratori autonomi (2,68% contro l'1,24% dei dipendenti), soprattutto tra i titolari over 60 alla guida di macchinari obsoleti e spesso soli sul posto di lavoro. "Anche i lavoratori dipendenti – in particolare quelli a tempo determinato e stranieri – sono esposti a maggiori rischi, - evidenzia Magrini -perché difficilmente riescono ad accedere a una formazione efficace nei brevi periodi di assunzione, . Per questo è indispensabile investire su informazione e formazione, vere leve di un cambiamento sistemico. Non si tratta solo di adempiere a un obbligo normativo, ma di costruire una cultura condivisa del valore della vita e della tutela della salute.
Coldiretti è da tempo in prima linea con piani formativi per RSPP, corsi aziendali sull'uso sicuro dei macchinari agricoli, consulenze per la valutazione dei rischi e campagne di informazione capillare. Ma, come sottolinea Magrini, serve uno sforzo collettivo: "Il sistema deve fare un salto di qualità. È necessario rafforzare la collaborazione tra enti pubblici, associazioni datoriali, sindacati ed enti bilaterali. I bandi INAIL per il rinnovo dei macchinari sono importanti, ma vanno resi più accessibili.. L'EBAN stanzia fondi significativi per la formazione e molte EBAT forniscono DPI e sostengono gli RLST, ma tutto questo ancora non basta."
Tra le priorità individuate, una particolare attenzione va riservata alle imprese agricole a conduzione diretta. Serve che la formazione sia concreta, sostanziale, accessibile. Occorre costruire piani di comunicazione permanenti, non limitati alle emergenze, e rimuovere ostacoli normativi come il vincolo del 'de minimis', evidenzia Coldiretti, che limita l'utilizzo dei fondi interprofessionali per la formazione obbligatoria in agricoltura. "Se davvero vogliamo salvare vite, - conclude Magrini, - dobbiamo mettere la sicurezza sul lavoro al centro di un nuovo patto educativo, economico e sociale. Con umiltà, con determinazione e con una formazione e informazione continua."