Quello che veramente ci spaventa
La disamina di Danilo Dell'Aere
domenica 7 febbraio 2021
23.31
iReport
Basata sulle opinioni di esperti italiani di relazioni internazionali l'ISPI (Istituto Superiore di Politica Internazionale), ha stilato una classifica con relativa pagella, o scorecard se volete sentirvi fighi, di ciò che veramente è considerato una minaccia. Quest'anno al sondaggio hanno risposto 135 esperti appartenenti al mondo della ricerca (università e think tank), del giornalismo, delle istituzioni e delle imprese, mica zia Titina o zio Peppino o il commerciante sotto casa. Molto umilmente ho cercato di sintetizzare il tutto per rendere agevole la comprensione e scorrevole la lettura.
Più che una singola minaccia, a livello globale sono molteplici quelle che suscitano la preoccupazione degli esperti. Osservando i risultati, infatti, nessuna opzione è identificata da più del 16% degli esperti. Ciò può indicare sia un alto livello di incertezza tra gli esperti, sia una forte compresenza di minacce possibili. Nella rilevazione di quest'anno i cambiamenti climatici si confermano al primo posto (16%), seguiti dalle disuguaglianze globali (15%). Nelle ultime cinque rilevazioni (2015-2019) entrambi i temi si sono sempre classificati all'interno delle prime tre posizioni, a testimonianza di una certa continuità nel sentire comune degli esperti interpellati nonostante le forti incertezze che caratterizzano lo scenario internazionale. Malgrado questi trend in continuità, vi sono anche alcune importanti oscillazioni rispetto alla rilevazione del 2018. Crollano infatti il rischio di crisi politiche in Europa (dal 15% al 7%), mentre guadagna nettamente posizioni il rischio rappresentato dalle guerre commerciali (dal 7% al 12%), che si classifica in terza posizione.
Dietro le guerre commerciali, a detta degli esperti quest'anno si riaffaccia il pericolo del populismo (10%, invariato rispetto allo scorso anno), seguito dalle tensioni Usa-Cina (in calo dal 9% al 7%). Una menzione particolare merita il rischio rappresentato dalle fake news e dalle minacce informatiche, opzione per la prima volta votabile dagli esperti e che si classifica in settima posizione (6%). Resta invece a fondo classifica il rischio posto dal terrorismo (3%), che solo qualche anno prima, nel 2015, aveva ottenuto la prima posizione in classifica raccogliendo il 31% dei voti.
Diversamente dal contesto globale, per quanto riguarda l'Italia gli esperti sono in grado di stilare una graduatoria delle minacce molto più chiara: i primi quattro temi in classifica sono stati infatti menzionati dall'84% degli intervistati, e la loro posizione resta invariata rispetto al 2018. Il rischio di una nuova crisi economica continua a essere considerato la principale minaccia per il nostro Paese (stabile al 34% delle menzioni). Ciò non sorprende, dal momento che l'Italia attraversa un periodo di bassa crescita e di alto debito pubblico. È probabile che questo giudizio sia stato influenzato da due fattori concomitanti. Innanzitutto, l'Italia resta nelle ultime posizioni per tasso di crescita tra i paesi UE. Inoltre il 2019 ha fatto segnare un ulteriore rallentamento della crescita rispetto al 2018 (da +0,9% a +0,2%), e le previsioni di ottobre del Fondo monetario internazionale vedono comunque una crescita italiana ferma al +0,5% sul 2020. Al secondo posto tra le minacce per l'Italia si riconferma anche "Le crisi dell'Europa", anche se in netto calo rispetto al picco toccato nel 2016 (31%, contro il 21% di quest'anno) e in diminuzione anche rispetto al 2018 (27%).
A seguire, desta preoccupazione anche il confronto diretto tra l'Italia e l'Unione europea, in questo caso in leggera diminuzione ma sostanzialmente invariata rispetto alla rilevazione precedente (16% contro 19%). In totale, dunque, per il 2019 il 40% degli esperti individua nell'Europa in sé o nei rapporti tra UE e Italia un possibile motivo di preoccupazione. Al quarto posto si riconferma nel 2019 anche l'instabilità in Libia. Nella rilevazione del 2015, all'apice della guerra civile, l'instabilità nel Paese aveva raggiunto il primo posto, a pari merito con la crisi economica con il 25% delle menzioni.
Dopo avere invece toccato il suo minimo nel 2018 (8%), nel 2019 la Libia è tornata a preoccupare maggiormente gli esperti (13%). Si tratta comunque di un rimbalzo di dimensione modeste, soprattutto se messo in rapporto con il fatto che da aprile 2019 il generale Haftar ha messo sotto assedio la capitale Tripoli, resistendo a tutti i tentativi di mediazione (inclusa la conferenza di Berlino tenutasi a metà gennaio 2020). È probabile che in questa minore percezione di minaccia giochi un ruolo la netta riduzione dei flussi migratori irregolari verso l'Italia. Non sembra infatti un caso che anche la minaccia "Immigrazione" sia scivolata quest'anno dal quinto al sesto posto tra le preoccupazioni degli esperti, guadagnandosi solo il 4% delle menzioni rispetto ai picchi raggiunti nel 2016 e 2017 (16%). Non si parla di Covid per evitare il rischio di fake news o di infodemia.
Danilo Dell'Aere
Più che una singola minaccia, a livello globale sono molteplici quelle che suscitano la preoccupazione degli esperti. Osservando i risultati, infatti, nessuna opzione è identificata da più del 16% degli esperti. Ciò può indicare sia un alto livello di incertezza tra gli esperti, sia una forte compresenza di minacce possibili. Nella rilevazione di quest'anno i cambiamenti climatici si confermano al primo posto (16%), seguiti dalle disuguaglianze globali (15%). Nelle ultime cinque rilevazioni (2015-2019) entrambi i temi si sono sempre classificati all'interno delle prime tre posizioni, a testimonianza di una certa continuità nel sentire comune degli esperti interpellati nonostante le forti incertezze che caratterizzano lo scenario internazionale. Malgrado questi trend in continuità, vi sono anche alcune importanti oscillazioni rispetto alla rilevazione del 2018. Crollano infatti il rischio di crisi politiche in Europa (dal 15% al 7%), mentre guadagna nettamente posizioni il rischio rappresentato dalle guerre commerciali (dal 7% al 12%), che si classifica in terza posizione.
Dietro le guerre commerciali, a detta degli esperti quest'anno si riaffaccia il pericolo del populismo (10%, invariato rispetto allo scorso anno), seguito dalle tensioni Usa-Cina (in calo dal 9% al 7%). Una menzione particolare merita il rischio rappresentato dalle fake news e dalle minacce informatiche, opzione per la prima volta votabile dagli esperti e che si classifica in settima posizione (6%). Resta invece a fondo classifica il rischio posto dal terrorismo (3%), che solo qualche anno prima, nel 2015, aveva ottenuto la prima posizione in classifica raccogliendo il 31% dei voti.
Diversamente dal contesto globale, per quanto riguarda l'Italia gli esperti sono in grado di stilare una graduatoria delle minacce molto più chiara: i primi quattro temi in classifica sono stati infatti menzionati dall'84% degli intervistati, e la loro posizione resta invariata rispetto al 2018. Il rischio di una nuova crisi economica continua a essere considerato la principale minaccia per il nostro Paese (stabile al 34% delle menzioni). Ciò non sorprende, dal momento che l'Italia attraversa un periodo di bassa crescita e di alto debito pubblico. È probabile che questo giudizio sia stato influenzato da due fattori concomitanti. Innanzitutto, l'Italia resta nelle ultime posizioni per tasso di crescita tra i paesi UE. Inoltre il 2019 ha fatto segnare un ulteriore rallentamento della crescita rispetto al 2018 (da +0,9% a +0,2%), e le previsioni di ottobre del Fondo monetario internazionale vedono comunque una crescita italiana ferma al +0,5% sul 2020. Al secondo posto tra le minacce per l'Italia si riconferma anche "Le crisi dell'Europa", anche se in netto calo rispetto al picco toccato nel 2016 (31%, contro il 21% di quest'anno) e in diminuzione anche rispetto al 2018 (27%).
A seguire, desta preoccupazione anche il confronto diretto tra l'Italia e l'Unione europea, in questo caso in leggera diminuzione ma sostanzialmente invariata rispetto alla rilevazione precedente (16% contro 19%). In totale, dunque, per il 2019 il 40% degli esperti individua nell'Europa in sé o nei rapporti tra UE e Italia un possibile motivo di preoccupazione. Al quarto posto si riconferma nel 2019 anche l'instabilità in Libia. Nella rilevazione del 2015, all'apice della guerra civile, l'instabilità nel Paese aveva raggiunto il primo posto, a pari merito con la crisi economica con il 25% delle menzioni.
Dopo avere invece toccato il suo minimo nel 2018 (8%), nel 2019 la Libia è tornata a preoccupare maggiormente gli esperti (13%). Si tratta comunque di un rimbalzo di dimensione modeste, soprattutto se messo in rapporto con il fatto che da aprile 2019 il generale Haftar ha messo sotto assedio la capitale Tripoli, resistendo a tutti i tentativi di mediazione (inclusa la conferenza di Berlino tenutasi a metà gennaio 2020). È probabile che in questa minore percezione di minaccia giochi un ruolo la netta riduzione dei flussi migratori irregolari verso l'Italia. Non sembra infatti un caso che anche la minaccia "Immigrazione" sia scivolata quest'anno dal quinto al sesto posto tra le preoccupazioni degli esperti, guadagnandosi solo il 4% delle menzioni rispetto ai picchi raggiunti nel 2016 e 2017 (16%). Non si parla di Covid per evitare il rischio di fake news o di infodemia.
Danilo Dell'Aere