Rallenta la crescita dell’export nel primo trimestre 2023
Le prospettive future: criticità e potenzialità
martedì 11 luglio 2023
22.08
iReport
Sono stati diffusi nei giorni scorsi dall'ISTAT i dati relativi all'export delle regioni e province italiane nel primo trimestre 2023. Analizziamo qui tali dati, contestualizzando l'analisi nel quadro dell'economia mondiale tracciato nell'ultimo report del Fondo Monetario Internazionale. Quello che complessivamente emerge è che in un contesto mondiale, caratterizzato negli anni più recenti dalla frenata del processo di globalizzazione dell'economia internazionale, la capacità di esportazione dell'economia italiana tiene bene (+20% nel 2022). Tuttavia, i nuovi segnali di rallentamento della crescita economica nella Zona Ue fra la fine del 2022 e l'inizio del 2023, con segnali evidenti di recessione, lanciano nuove ombre sui risultati di crescita del PIL e dell'export nel 2023 anche per l'export italiano. Nel primo trimestre 2023, anche l'export della BAT ha risentito di questi segnali di incertezza sul mercato mondiale e nella Zona Ue, registrando una flessione della crescita rispetto ai risultati positivi del 2022.
Rallenta la crescita a livello mondiale
Il 2023 sarà caratterizzato, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, da un rallentamento della crescita mondiale: il PIL crescerà infatti nel 2023 del +2,83%, a fronte del +3,42% del 2022, per poi registrare valori intorno al +3% negli anni futuri, sino al 2028. Lo scenario futuro tracciato dal Fondo Monetario Internazionale sarà, dunque, caratterizzato da tassi di crescita dell'economia mondiale inferiori a quelli pre pandemia. Si tratta di uno scenario caratterizzato da molti fattori d'incertezza, in particolare la crescita dei tassi di interesse e la guerra in Ucraina, che porteranno a un rallentamento dell'inflazione molto graduale. L'inflazione globale dovrebbe scendere al 6,6% nel 2023 e al 4,3% nel 2024, ancora al di sopra dei livelli pre-pandemia e dovrebbe restare negli anni futuri comunque su livelli superiori al 3% l'anno.
Si rafforza la deglobalizzazione
Il processo di globalizzazione dell'economia mondiale, dopo la crisi del 2008-2009, si va evolvendo in misura meno intensa rispetto al passato. Il commercio internazionale, che a partire dalla costituzione dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, negli anni '90 del secolo scorso, aveva rappresentano il principale motore della crescita economica mondiale, ha ridotto sensibilmente questo ruolo negli anni più recenti. Dal 2010 al 2019 il commercio mondiale, infatti, è cresciuto in media annua, di appena il +4,6% rispetto al +6,7% registrato fra il 2000 e il 2009. Fra il 2020 e il 2028 tale crescita dovrebbe scendere al +3,1%. Gli stessi paesi in via di sviluppo, in primis la Cina, che con l'Organizzazione Mondiale del Commercio hanno visto crescere il loro peso economico, proprio grazie al commercio internazionale, ora stanno marciando a un ritmo più blando rispetto al passato. Gli stessi accordi raggiunti tra i paesi del G20 spingono la Cina e gli altri paesi in via di sviluppo a puntare maggiormente sulla crescita dei propri mercati interni piuttosto che sull'export.
La Zona euro in recessione
Particolarmente rilevante per l'Italia è il quadro economico della Zona euro, che comprende le economie dei 19 Paesi europei che hanno adottato l'euro. In quest'area vi sono i principali Paesi europei verso cui si dirige l'export italiano. Gli ultimi dati pubblicati da Eurostat evidenziano che l'intera Zona euro ha registrato negli ultimi due trimestri, il primo del 2023 e il quarto del 2022, una variazione negativa, in entrambi i casi pari a -0,1%. Quando per due trimestri successivi si registra una variazione negativa del PIL si parla di recessione tecnica. La notizia più grave di questo trend congiunturale è che, fra i paesi della Zona euro, è proprio la Germania, cioè il primo Paese esportatore dell'Italia, a registrare i dati più preoccupanti in questi ultimi due trimestri: -0,3% nel quarto trimestre 2022 e -0,5% nel primo trimestre 2023.
Crescita debole dell'export della BAT
In questo scenario mondiale di maggiore incertezza e di recessione nella Zona euro, come si sono comportati l'export italiano e quello della provincia BAT? I dati diffusi dall'ISTAT, relativi al primo trimestre 2023 evidenziano che, l'export della BAT, dopo un forte balzo in avanti per l'intero anno 2022 (+17,3%), ha registrato un forte rallentamento, con un trend tendenziale pari a +3,5%.
L'export complessivo italiano per gli stessi periodi è stato pari a +20% e + 13%, in rallentamento, ma contenuto. L'export della BAT comunque va meglio dell'intera Puglia, che ha fatto registrare nel primo trimestre di quest'anno appena +1,4%. Si tratta di un trend regionale dovuto a un significativo calo dell'export nelle province di Brindisi (--19,5%) e Bari (-6,9%), poco più che compensato dalla crescita nelle altre province, soprattutto in quella di Taranto (+44,2%).
I settori d'esportazione
Il principale settore di esportazione della BAT resta il settore moda, per quanto nel corso del tempo, dal 2010 al 2022, sia calato dal 68,9% al 55,4%. Il primo trimestre 2023 è stato caratterizzato da una sostanziale stabilità, da una crescita tendenziale di appena lo 0,7%. Il secondo settore di esportazione è costituito dall'agroalimentare, il cui peso tra il 2010 e il 2022 è salito dal 19,2% al 24,9%. Il primo trimestre 2023 è stato caratterizzato da una crescita tendenziale significativa, con +14,7%. Questi due comparti nel loro insieme contano, dunque, oltre l'80% dell'export provinciale. Segnali di forte crescita negativa sono stati registrati nel primo trimestre 2023 dal settore chimico con -44,3%.
La destinazione geografica dell'export della BAT
I Paesi della Ue continuano a rappresentare oltre la metà dell'export provinciale: nel 2022 il 59,2% delle merci della BAT si è diretto negli altri Paesi dell'Ue. Occorre sottolineare che il contesto meno globalizzato di cui si è detto in precedenza ha spinto anche la BAT a guardare con meno attenzione ai Paesi extra UE: questo nuovo trend è evidente a partire dal 2017. Infatti, il peso dei Paesi extra UE è aumentato dal 39,4% al 43,9% fra il 2010 e il 2016 per poi calare al 40,8% nel 2022. Nel primo trimestre 2023, anche in considerazione della nuova fase recessiva nella Zona euro, è tornata ad aumentare leggermente la quota di export nella zona extra Ue, attestatasi al 41,2%, mentre quella della zona Ue si è attestata al 58,8%. L'export della BAT si concentra fondamentalmente in cinque Paesi (Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti), che da soli rappresentano oltre il 59% dell'export totale. Nel primo trimestre 2023 la crescita verso questi paesi è stata differenziata: positiva verso Spagna (+22,17%), Regno Unito (+12,52%) e Germania (+9,54%); negativa verso Stati Uniti (-24,18%), Albania (-9,88%) e Francia (-1,79%). La presenza dell'Albania fra i principali paesi export della BAT, come noto, è legato alla delocalizzazione di imprese della BAT in quel Paese.
Le prospettive future: criticità e potenzialità
L'export della BAT presenta almeno due punti di criticità che, soprattutto in una prospettiva futura di medio-lungo periodo, non possono essere sottovalutati. In primo luogo, va sottolineato che a livello mondiale diventa sempre più importante la capacità di crescita dei settori a maggiore contenuto tecnologico, che sono i settori più dinamici della domanda mondiale e settori a maggior valore aggiunto. Gran parte della sfida innovativa è proprio sulle nuove tecnologie. Non a caso una delle politiche europee più rilevanti è proprio quella del sostegno alle attività di Ricerca e Sviluppo. La BAT a questo riguardo mostra tutta la sua debolezza. Oltre l'80% dell'export provinciale è infatti legato a settori considerati a basso contenuto tecnologico, più esposti alla concorrenza dei paesi in via di sviluppo, che possono contare sul costo della manodopera più basso. Non va però sottaciuto che emerge una discreta tendenza di crescita dei settori di medio-alta tecnologia. In secondo luogo, l'apertura internazionale della BAT rimane modesto: in termini di peso dell'export sul PIL, questi rimane basso, per quanto emerga un trend positivo di miglioramento. I dati al 2019 evidenziano che per la BAT il peso dell'export sul PIL è stato pari al 9,2% contro il 26,8% della media nazionale e il 30,6% del Centro-Nord. La maggiore specializzazione produttiva su settori a più elevato contenuto tecnologico e una maggiore apertura internazionale dell'economia provinciale rappresentano obiettivi fondamentali per pensare a un livello di sviluppo economico più elevato rispetto a quello attuale, un obiettivo che contribuirebbe a migliorare anche la situazione sociale, con particolare riferimento al tasso di occupazione.
Emmanuele Daluiso - Vice Presidente Euro*IDEES-Bruxelles
Membro dell'Associazione Italiana di Scienze Regionali
Rallenta la crescita a livello mondiale
Il 2023 sarà caratterizzato, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, da un rallentamento della crescita mondiale: il PIL crescerà infatti nel 2023 del +2,83%, a fronte del +3,42% del 2022, per poi registrare valori intorno al +3% negli anni futuri, sino al 2028. Lo scenario futuro tracciato dal Fondo Monetario Internazionale sarà, dunque, caratterizzato da tassi di crescita dell'economia mondiale inferiori a quelli pre pandemia. Si tratta di uno scenario caratterizzato da molti fattori d'incertezza, in particolare la crescita dei tassi di interesse e la guerra in Ucraina, che porteranno a un rallentamento dell'inflazione molto graduale. L'inflazione globale dovrebbe scendere al 6,6% nel 2023 e al 4,3% nel 2024, ancora al di sopra dei livelli pre-pandemia e dovrebbe restare negli anni futuri comunque su livelli superiori al 3% l'anno.
Si rafforza la deglobalizzazione
Il processo di globalizzazione dell'economia mondiale, dopo la crisi del 2008-2009, si va evolvendo in misura meno intensa rispetto al passato. Il commercio internazionale, che a partire dalla costituzione dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, negli anni '90 del secolo scorso, aveva rappresentano il principale motore della crescita economica mondiale, ha ridotto sensibilmente questo ruolo negli anni più recenti. Dal 2010 al 2019 il commercio mondiale, infatti, è cresciuto in media annua, di appena il +4,6% rispetto al +6,7% registrato fra il 2000 e il 2009. Fra il 2020 e il 2028 tale crescita dovrebbe scendere al +3,1%. Gli stessi paesi in via di sviluppo, in primis la Cina, che con l'Organizzazione Mondiale del Commercio hanno visto crescere il loro peso economico, proprio grazie al commercio internazionale, ora stanno marciando a un ritmo più blando rispetto al passato. Gli stessi accordi raggiunti tra i paesi del G20 spingono la Cina e gli altri paesi in via di sviluppo a puntare maggiormente sulla crescita dei propri mercati interni piuttosto che sull'export.
La Zona euro in recessione
Particolarmente rilevante per l'Italia è il quadro economico della Zona euro, che comprende le economie dei 19 Paesi europei che hanno adottato l'euro. In quest'area vi sono i principali Paesi europei verso cui si dirige l'export italiano. Gli ultimi dati pubblicati da Eurostat evidenziano che l'intera Zona euro ha registrato negli ultimi due trimestri, il primo del 2023 e il quarto del 2022, una variazione negativa, in entrambi i casi pari a -0,1%. Quando per due trimestri successivi si registra una variazione negativa del PIL si parla di recessione tecnica. La notizia più grave di questo trend congiunturale è che, fra i paesi della Zona euro, è proprio la Germania, cioè il primo Paese esportatore dell'Italia, a registrare i dati più preoccupanti in questi ultimi due trimestri: -0,3% nel quarto trimestre 2022 e -0,5% nel primo trimestre 2023.
Crescita debole dell'export della BAT
In questo scenario mondiale di maggiore incertezza e di recessione nella Zona euro, come si sono comportati l'export italiano e quello della provincia BAT? I dati diffusi dall'ISTAT, relativi al primo trimestre 2023 evidenziano che, l'export della BAT, dopo un forte balzo in avanti per l'intero anno 2022 (+17,3%), ha registrato un forte rallentamento, con un trend tendenziale pari a +3,5%.
L'export complessivo italiano per gli stessi periodi è stato pari a +20% e + 13%, in rallentamento, ma contenuto. L'export della BAT comunque va meglio dell'intera Puglia, che ha fatto registrare nel primo trimestre di quest'anno appena +1,4%. Si tratta di un trend regionale dovuto a un significativo calo dell'export nelle province di Brindisi (--19,5%) e Bari (-6,9%), poco più che compensato dalla crescita nelle altre province, soprattutto in quella di Taranto (+44,2%).
I settori d'esportazione
Il principale settore di esportazione della BAT resta il settore moda, per quanto nel corso del tempo, dal 2010 al 2022, sia calato dal 68,9% al 55,4%. Il primo trimestre 2023 è stato caratterizzato da una sostanziale stabilità, da una crescita tendenziale di appena lo 0,7%. Il secondo settore di esportazione è costituito dall'agroalimentare, il cui peso tra il 2010 e il 2022 è salito dal 19,2% al 24,9%. Il primo trimestre 2023 è stato caratterizzato da una crescita tendenziale significativa, con +14,7%. Questi due comparti nel loro insieme contano, dunque, oltre l'80% dell'export provinciale. Segnali di forte crescita negativa sono stati registrati nel primo trimestre 2023 dal settore chimico con -44,3%.
La destinazione geografica dell'export della BAT
I Paesi della Ue continuano a rappresentare oltre la metà dell'export provinciale: nel 2022 il 59,2% delle merci della BAT si è diretto negli altri Paesi dell'Ue. Occorre sottolineare che il contesto meno globalizzato di cui si è detto in precedenza ha spinto anche la BAT a guardare con meno attenzione ai Paesi extra UE: questo nuovo trend è evidente a partire dal 2017. Infatti, il peso dei Paesi extra UE è aumentato dal 39,4% al 43,9% fra il 2010 e il 2016 per poi calare al 40,8% nel 2022. Nel primo trimestre 2023, anche in considerazione della nuova fase recessiva nella Zona euro, è tornata ad aumentare leggermente la quota di export nella zona extra Ue, attestatasi al 41,2%, mentre quella della zona Ue si è attestata al 58,8%. L'export della BAT si concentra fondamentalmente in cinque Paesi (Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti), che da soli rappresentano oltre il 59% dell'export totale. Nel primo trimestre 2023 la crescita verso questi paesi è stata differenziata: positiva verso Spagna (+22,17%), Regno Unito (+12,52%) e Germania (+9,54%); negativa verso Stati Uniti (-24,18%), Albania (-9,88%) e Francia (-1,79%). La presenza dell'Albania fra i principali paesi export della BAT, come noto, è legato alla delocalizzazione di imprese della BAT in quel Paese.
Le prospettive future: criticità e potenzialità
L'export della BAT presenta almeno due punti di criticità che, soprattutto in una prospettiva futura di medio-lungo periodo, non possono essere sottovalutati. In primo luogo, va sottolineato che a livello mondiale diventa sempre più importante la capacità di crescita dei settori a maggiore contenuto tecnologico, che sono i settori più dinamici della domanda mondiale e settori a maggior valore aggiunto. Gran parte della sfida innovativa è proprio sulle nuove tecnologie. Non a caso una delle politiche europee più rilevanti è proprio quella del sostegno alle attività di Ricerca e Sviluppo. La BAT a questo riguardo mostra tutta la sua debolezza. Oltre l'80% dell'export provinciale è infatti legato a settori considerati a basso contenuto tecnologico, più esposti alla concorrenza dei paesi in via di sviluppo, che possono contare sul costo della manodopera più basso. Non va però sottaciuto che emerge una discreta tendenza di crescita dei settori di medio-alta tecnologia. In secondo luogo, l'apertura internazionale della BAT rimane modesto: in termini di peso dell'export sul PIL, questi rimane basso, per quanto emerga un trend positivo di miglioramento. I dati al 2019 evidenziano che per la BAT il peso dell'export sul PIL è stato pari al 9,2% contro il 26,8% della media nazionale e il 30,6% del Centro-Nord. La maggiore specializzazione produttiva su settori a più elevato contenuto tecnologico e una maggiore apertura internazionale dell'economia provinciale rappresentano obiettivi fondamentali per pensare a un livello di sviluppo economico più elevato rispetto a quello attuale, un obiettivo che contribuirebbe a migliorare anche la situazione sociale, con particolare riferimento al tasso di occupazione.
Emmanuele Daluiso - Vice Presidente Euro*IDEES-Bruxelles
Membro dell'Associazione Italiana di Scienze Regionali