Tratta ferroviaria Barletta-Spinazzola: Il disagio di lavoratori e studenti
La nota di Italia Nostra Onlus Canosa a margine audizione presso la V Commissione Consiliare della Regione Puglia
mercoledì 6 dicembre 2023
21.56
iReport
Lo scorso 30 novembre, presso la V Commissione Consiliare della Regione Puglia che si occupa di Trasporti e Lavori Pubblici, si è tenuta un'audizione, avente come tema l'elettrificazione della tratta ferroviaria Barletta - Canosa - Minervino - Spinazzola. Sulle problematiche relative a questa ferrovia, sospesa a più riprese dal 2020 e poi definitivamente chiusa dal 2022, Luigi Garribba è intervenuto per illustrare la posizione di Italia Nostra, dopo che già lo scorso 2 aprile, in un altro intervento, avevamo illustrato tutte le ambiguità dello "Strano caso della Barletta-Spinazzola, una ferrovia senza treni". Da allora abbiamo cercato interlocuzioni sia con le istituzioni locali che con le associazioni presenti sul territorio, per sensibilizzarle sull'argomento. Le nostre sollecitazioni hanno infine prodotto l'iscrizione dell'argomento all'o.d.g. della V Commissione Consiliare, su richiesta del consigliere Ventola che ringraziamo per l'opportunità che ci è stata concessa, di essere sentiti su questo argomento. Italia Nostra ha esordito ricordando il contestuale inizio dei lavori della COP 28, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, organizzata con lo scopo di intensificare gli sforzi per una graduale eliminazione dei combustibili fossili. A livello territoriale, un contributo fondamentale alla riduzione delle emissioni che stanno alterando il clima del nostro pianeta, può avvenire con l'adozione di politiche di mobilità sostenibile, privilegiando il trasporto su ferrovia al posto di quello su gomma e con il ricorso a pratiche di mobilità intermodale. Finora sulla Barletta - Spinazzola sono stati sostituiti i binari, consolidata la massicciata e le gallerie, rinforzati una quindicina di ponti e rimodernati alcuni passaggi a livello, per una spesa complessiva di oltre una ventina di milioni di euro, grazie ai quali la linea rinnovata ha ricevuto il collaudo positivo, quasi un anno fa.
Ma come si diceva, i collegamenti di Canosa, Minervino e Spinazzola con Barletta, continuano a essere inspiegabilmente affidati ad autobus sostituivi, con tempi di percorrenza spropositati (più del doppio rispetto a quelli di un treno moderno) e con ulteriore congestionamento e inquinamento dei nostri centri urbani. Se la tratta Barletta - Spinazzola fosse rimessa in funzione, avrebbe un ruolo primario per "la diffusione della mobilità sostenibile, in linea con gli obiettivi del Piano Regionale della Mobilità Ciclistica", approvato poche settimane fa dalla Regione Puglia e teso alla "promozione e alla diffusione del cicloturismo come alternativa alla mobilità privata motorizzata, in stretto interscambio con il trasporto pubblico". Nel Piano sono previsti finanziamenti per ben due ciclovie: la "Ciclovia dell'Acquedotto Pugliese", che si snoda nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia (39 milioni di euro) e la "Ciclovia dell'Ofanto" che attraversa l'omonimo Parco regionale (circa 7 milioni di euro). In una visione d'insieme sul tema dei trasporti sostenibili, quale migliore occasione per la nostra ferrovia storica, per diventare non solo una semplice linea di trasporto pubblico, ma anche attrattore di un turismo alternativo, visto che si trova proprio a cavallo tra le due ciclovie, alle quali la Regione sta per destinare risorse così ingenti?
Bene ha fatto il sindaco di Spinazzola, anche a nome dei sindaci di Canosa e di Minervino, a rappresentare il disagio di lavoratori e studenti che, per raggiungere Barletta da Spinazzola, con i bus sostitutivi, impiegano oltre 90 minuti, se va bene, e circa tre ore per arrivare a Bari. Ha aggiunto che questa perdurante interruzione della tratta ferroviaria sta diventando la causa principale del cambio di residenza di abitanti che svolgono attività lavorative in altre città. Diverso il tenore dell'intervento del responsabile commerciale della Linea Adriatica di RFI che, non discostandosi dai precedenti comunicati di Trenitalia, ha tratteggiato un ulteriore cronoprogramma di lavori con obiettivi sempre più differiti nelle scadenze, deludendo chi invece si aspettava risposte certe sui tempi di riattivazione della tratta ferroviaria.
A fargli eco, l'imperturbabile disamina dell'assessore ai trasporti della Regione Puglia, la quale non solo non ha avuto niente da eccepire sugli ennesimi proclami di Trenitalia, ma ha fatto anche trasparire l'assenza di un coordinamento della Regione tra gli obiettivi a medio termine e la situazione reale, oltre alla mancanza di azioni coerenti verso la sostenibilità dei trasporti. Si è viceversa appreso che, a dispetto delle esigenze segnalate dai rappresentanti del territorio, la priorità verrà data alla realizzazione della nuova fermata Ospedale di Barletta (molto probabilmente completata nel 2025) e al suo collegamento elettrico con la stazione di Barletta (!), mentre solo nel 2027 (forse), l'elettrificazione raggiungerà Canosa. Nessun chiarimento però sull'effettivo ripristino della circolazione dei treni, rimandata a data indefinita. L'unico impegno è stato verso la presentazione, a breve, del progetto che prevede altri lavori, per un importo di altri 316 milioni di euro, per l'innalzamento della massicciata e dei marciapiedi. Ci chiediamo allora a cosa siano serviti i lavori di rifacimento dell'intera linea, che sono già costati alcune decine di milioni di euro?
Speravamo che dall'incontro emergesse la convinzione comune che il trasporto ferroviario rappresenti il passo necessario per rompere l'isolamento e il progressivo spopolamento delle comunità interne e per contrastare le emergenze ambientali sempre più incombenti, ma per la vaghezza delle posizioni espresse, siamo rimasti con l'amaro in bocca. Restiamo almeno della speranza che la presenza dei Sindaci, in sede di audizione, non resti un fatto episodico, senza ulteriore seguito, ma che gli stessi continuino con maggiore determinazione, a rivendicare le legittime aspirazioni delle tre comunità per uscire dall'isolamento e per il diritto alla mobilità sostenibile. Ma occorre anche, che gli abitanti di Canosa, Minervino e Spinazzola si coordino ed aprano una vertenza su questo tema, pena la condanna a un declino irreversibile.
Italia Nostra Onlus Canosa
Ma come si diceva, i collegamenti di Canosa, Minervino e Spinazzola con Barletta, continuano a essere inspiegabilmente affidati ad autobus sostituivi, con tempi di percorrenza spropositati (più del doppio rispetto a quelli di un treno moderno) e con ulteriore congestionamento e inquinamento dei nostri centri urbani. Se la tratta Barletta - Spinazzola fosse rimessa in funzione, avrebbe un ruolo primario per "la diffusione della mobilità sostenibile, in linea con gli obiettivi del Piano Regionale della Mobilità Ciclistica", approvato poche settimane fa dalla Regione Puglia e teso alla "promozione e alla diffusione del cicloturismo come alternativa alla mobilità privata motorizzata, in stretto interscambio con il trasporto pubblico". Nel Piano sono previsti finanziamenti per ben due ciclovie: la "Ciclovia dell'Acquedotto Pugliese", che si snoda nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia (39 milioni di euro) e la "Ciclovia dell'Ofanto" che attraversa l'omonimo Parco regionale (circa 7 milioni di euro). In una visione d'insieme sul tema dei trasporti sostenibili, quale migliore occasione per la nostra ferrovia storica, per diventare non solo una semplice linea di trasporto pubblico, ma anche attrattore di un turismo alternativo, visto che si trova proprio a cavallo tra le due ciclovie, alle quali la Regione sta per destinare risorse così ingenti?
Bene ha fatto il sindaco di Spinazzola, anche a nome dei sindaci di Canosa e di Minervino, a rappresentare il disagio di lavoratori e studenti che, per raggiungere Barletta da Spinazzola, con i bus sostitutivi, impiegano oltre 90 minuti, se va bene, e circa tre ore per arrivare a Bari. Ha aggiunto che questa perdurante interruzione della tratta ferroviaria sta diventando la causa principale del cambio di residenza di abitanti che svolgono attività lavorative in altre città. Diverso il tenore dell'intervento del responsabile commerciale della Linea Adriatica di RFI che, non discostandosi dai precedenti comunicati di Trenitalia, ha tratteggiato un ulteriore cronoprogramma di lavori con obiettivi sempre più differiti nelle scadenze, deludendo chi invece si aspettava risposte certe sui tempi di riattivazione della tratta ferroviaria.
A fargli eco, l'imperturbabile disamina dell'assessore ai trasporti della Regione Puglia, la quale non solo non ha avuto niente da eccepire sugli ennesimi proclami di Trenitalia, ma ha fatto anche trasparire l'assenza di un coordinamento della Regione tra gli obiettivi a medio termine e la situazione reale, oltre alla mancanza di azioni coerenti verso la sostenibilità dei trasporti. Si è viceversa appreso che, a dispetto delle esigenze segnalate dai rappresentanti del territorio, la priorità verrà data alla realizzazione della nuova fermata Ospedale di Barletta (molto probabilmente completata nel 2025) e al suo collegamento elettrico con la stazione di Barletta (!), mentre solo nel 2027 (forse), l'elettrificazione raggiungerà Canosa. Nessun chiarimento però sull'effettivo ripristino della circolazione dei treni, rimandata a data indefinita. L'unico impegno è stato verso la presentazione, a breve, del progetto che prevede altri lavori, per un importo di altri 316 milioni di euro, per l'innalzamento della massicciata e dei marciapiedi. Ci chiediamo allora a cosa siano serviti i lavori di rifacimento dell'intera linea, che sono già costati alcune decine di milioni di euro?
Speravamo che dall'incontro emergesse la convinzione comune che il trasporto ferroviario rappresenti il passo necessario per rompere l'isolamento e il progressivo spopolamento delle comunità interne e per contrastare le emergenze ambientali sempre più incombenti, ma per la vaghezza delle posizioni espresse, siamo rimasti con l'amaro in bocca. Restiamo almeno della speranza che la presenza dei Sindaci, in sede di audizione, non resti un fatto episodico, senza ulteriore seguito, ma che gli stessi continuino con maggiore determinazione, a rivendicare le legittime aspirazioni delle tre comunità per uscire dall'isolamento e per il diritto alla mobilità sostenibile. Ma occorre anche, che gli abitanti di Canosa, Minervino e Spinazzola si coordino ed aprano una vertenza su questo tema, pena la condanna a un declino irreversibile.
Italia Nostra Onlus Canosa