Luminarie Festa Patronale San Sabino Canosa
Luminarie Festa Patronale San Sabino Canosa

Un paese trasformato in una pseudo città

Lettera aperta a Canosa di Anna Lina De Sario

Cara Canosa,
come eri bella così piccola, accogliente, nobile di origine. Principi, imperatori e vescovi hanno vissuto lì...
Come eri bella, ridente e rigogliosa, ricca di colline, di storia e di archeologia.
Come eri bella d' agosto, calda, vestita a festa, piena di luci, per omaggiare il Santo Patrono.
Come sapevi accogliere i turisti che ti ammiravano e ti scoprivano a poco a poco, come una piccola isola sconosciuta. Calma e tranquilla, donavi, specie nelle prime ore della "controra" pace interiore. Insegnavi tutti a fermarsi e a meditare un pochino, già a meditare...
Come era bello, la domenica, dopo la messa, andare nella storica edicola del corso, vedere le ultime novità e comperare l' ultimo fumetto di Topolino.
Come era bello, fermarsi in piazza a gustare un prelibato gelato. Giocare con un gesso bianco a campana, o alla corda e tornare a casa per l' ora di pranzo, con il sugo già pronto in tavola.
Come era bello, dopo cena, affacciarsi alla finestra e chiamare il bimbo dei vicini, per uscire, anche se era sera, sicuri di poter stare in giro, perché eri capace di infondere sicurezza, la sicurezza che solo un paesino come te, poteva darci.
Come era bello andare a trovare la mamma in ospedale, dopo una giornata di lavoro e sgattaiolare al secondo piano per andare a vedere al nido, i bimbi appena nati.
Guardare le loro espressioni, i loro sorrisi, i tuoi futuri cittadini, Canosa.
Cara Canosa, cosa ti hanno fatto?
Da paesino sicuro ed accogliente sei diventata una pseudo città insicura. Hai perso la genuinità di un tempo, la bellezza antica.
Hai perso i chioschi, le edicole, l'ospedale.
Cosa ti abbiamo fatto Canosa?
Se ti sei trasformata così tanto, forse, é colpa di tutti noi. Sì, non abbiamo saputo essere forti e combattere per te.
In questi giorni, dicono che sei sotto gli occhi di tutti, per i fatti di cronaca.
Mi fa male non riconoscerti più Canosa mia.
Fa male, sentir parlare male di te.
Si dice che, quando si lascia il paese di origine, lo si ricorda sempre con nostalgia e un pizzico di malinconia.
Si dice che, quando si ritorna al paese, spesso lo si trova mutato, e si rimane delusi.
La delusione è ora nel mio cuore, pur essendo lontana da te chilometri e chilometri, Canosa mia.
Eppure in fondo al cuore voglio conservare il ricordo di te, ai tempi d' oro.
L' odore delle antiche cantine. Un odore che ricerco ogni giorno qui, nella città che mi ospita. Il ricordo più vivo di te che ho in questo momento è proprio questo.
La speranza è di poter ritornare, un giorno e ritrovare il bel paese d' un tempo e non una pseudo città.
Ti chiedo scusa se non ti ho amata abbastanza per restare e provare a cambiare le cose.
Ciao Canosa, ti voglio bene.

Anna Lina De Sario

La Lettera aperta a Canosa è stata pubblicata da Anna Lina De Sario su Facebook, condivisa in poche ore da molti utenti e dalla Redazione di Canosaweb, il primo portale cittadino, che l'ha pubblicata nella rubrica IREPORT.
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