Una donna su sette muore di cancro
A sostenerlo due studi
giovedì 3 novembre 2016
8.20
iReport
Il cancro uccide una donna su sette in tutto il mondo. Una vera e propria esplosione di decessi al femminile, in gran parte in Paesi poveri e in gran parte prevenibili. Secondo l'American Cancer Society (ACS) nel 2030 il cancro potrebbe uccidere ben 5,5 milioni di donne, con un aumento del 60% rispetto al 2010. L'allarme è stata lanciato durante il Congresso Mondiale a Parigi. Nel 2012, tra le donne, in tutto il mondo, ci sono stati 6,7 milioni di nuovi casi di cancro e 3,5 milioni di decessi. Il rapporto dell'American Cancer Society sostiene che questi numeri dovrebbero aumentare a 9,9 milioni di casi e 5,5 milioni di morti ogni anno, tra le donne, entro il 2030 come conseguenza della crescita e l'invecchiamento della popolazione. Anche un secondo rapporto pubblicato sulla rivista "The Lancet" a rafforzare l'allarme, osserva Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti". Secondo il report il numero di donne con diagnosi di cancro al seno potrebbe quasi raddoppiare dagli 1,7 milioni del 2015 a 3,2 milioni l'anno entro il 2030. Mentre per il cancro del collo dell'utero, il numero di diagnosi potrebbe aumentare di almeno del 25% e arrivare a oltre 700'000 nel 2030. Il cancro uccide una donna su sette in tutto il mondo. Spesso i casi sono però prevenibili o possono essere curati meglio se diagnosticati precocemente. Ma questo accade molto raramente nei Paesi a basso e medio reddito. Proprio in questi Paesi, le donne sono più esposte a noti fattori di rischio associati a una rapida transizione economica, come inattività fisica, alimentazione scorretta, obesità. La conseguenza è che la maggiore concentrazione di tumori tra le donne si registra in Asia orientale, soprattutto in Cina. Mentre i Paesi con il tasso di mortalità più elevato sono Zimbabwe, Malawi, Kenya, Mongolia e Nuova Guinea. Introdurre in questi Paesi un pacchetto di screening del prezzo di appena 1,55 euro a persona, conclude Lancet, equivarrebbe a investire il 3% della loro spesa sanitaria in una prevenzione efficacie contro i tumori.