Religioni
Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo
Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani 2022
Canosa - domenica 16 gennaio 2022
21.47
Il tema della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani 2022 che si svolgerà dal 18 al 25 gennaio è tratto dal Vangelo di Matteo. Nel sussidio leggiamo: «Tradizionalmente i commentatori hanno visto nelle figure dei Magi un simbolo della diversità dei popoli allora conosciuti, e un segno dell'universalità della chiamata divina che appare alla luce della stella splendente da Oriente. Inoltre nei Magi che cercano con ansia il Re appena nato, vedono l'ardente desiderio di tutta l'umanità che anela alla verità, alla bontà, alla bellezza […] I Magi ci rivelano l'unità di tutte le nazioni voluta da Dio. Viaggiano da Paesi lontani e rappresentano diverse culture, tuttavia sono spinti dallo stesso desiderio di vedere e conoscere il Re appena nato, e si riuniscono nella piccola casa di Betlemme nel semplice atto di rendere omaggio e di offrire dei doni». L'argomento è stato scelto dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente che riunisce ventisette Chiese appartenenti a quattro famiglie (ortodossa, ortodossa orientale, evangelica e cattolica) e opera in Libano, Cipro, Egitto, Iran, Iraq, Giordania, Palestina e Siria.
"I cristiani del Medio Oriente offrono questo materiale per la Settimana di Preghiera per l'Unità consapevoli che il mondo condivide molti dei loro stessi travagli e delle difficoltà da loro sperimentate e anela ad una luce che possa dissipare le tenebre sul cammino verso il Salvatore" Si legge ancora nei testi. Gli autori aggiungono che la pandemia di Covid-19, "la conseguente crisi economica e il fallimento delle strutture politiche, economiche e sociali che avrebbero dovuto proteggere i più deboli e vulnerabili, hanno evidenziato il desiderio profondo, a livello globale, che una luce brilli nell'oscurità" e rimarcano che la stella che brillò in Oriente duemila anni fa "ci chiama ancora verso la mangiatoia, dove Cristo nasce", "ci attira laddove lo Spirito di Dio è vivo e operante" e richiama alla conversione del cuore.
I cristiani in Medio Oriente hanno trovato nella 'stella' un'immagine della vocazione cristiana "la stella era il segno che ha guidato i Magi da luoghi lontani e da diverse culture verso Gesù bambino, e rappresenta un'immagine di come i cristiani si uniscono in comunione tra loro mentre si avvicinano a Cristo". Seguendo l'esempio dei Magi, i cristiani, nella loro dovizia di culture e lingue differenti, possano essere per il mondo testimoni di unità, come stelle che brillano nel cielo. Nella misura in cui i fedeli delle varie confessioni aprono reciprocamente «i propri tesori e i propri cuori in omaggio a Cristo», tutti possono gioire e arricchirsi per questo fecondo scambio di doni, di esperienze, di cammini. Purtroppo, come nella vicenda dei Magi c'è la pagina nera del massacro degli innocenti ordinato da Erode, così nella storia del Medio Oriente, anche in quella recente, sono tanti i momenti di angoscia e lutto a causa delle guerre, dei massacri, delle migrazioni forzate, della violenza dei fondamentalismi. Le piccole comunità cristiane si sentono minacciate e molte persone cercano altrove una vita più sicura.
Nel testo commentano così questa situazione dolorosa: «Gerusalemme è un simbolo potente per i cristiani perché è la città della pace dove tutta l'umanità fu salvata e redenta. Ma oggi nella città manca la pace. Diverse parti avanzano le loro pretese e ignorano quelle degli altri. Perfino la preghiera in Gerusalemme è diventata oggetto di misure politiche e militari. […] Oggi più che mai il Medio Oriente ha bisogno di una luce celeste che accompagni il suo popolo. La stella di Betlemme è un segno che Dio cammina con il suo popolo, sente il suo dolore, ascolta le sue grida e gli mostra compassione. Questo ci rassicura perché, sebbene le circostanze cambino e possano accadere terribili disastri, la fedeltà di Dio non verrà mai meno. Il Signore non sonnecchia non dorme. Egli cammina vicino al suo popolo e lo riconduce quando si è perso o è in pericolo. L'itinerario della fede è questo camminare con Dio che sempre veglia sul suo popolo e ci guida nelle vie complesse della storia e della vita». Il testo sottolinea con forza che, se i cristiani vogliono donare una testimonianza efficace, devono operare insieme mettendosi innanzitutto a servizio dei più poveri.
La liturgia proposta per la Settimana di preghiera è di grande bellezza, arricchita da musiche e inni della tradizione orientale, fra cui il suggestivo "canto della luce" del santo teologo e dottore della Chiesa Efrem il Siro (306-373). Si suggerisce anche di invitare ogni partecipante, subito dopo la professione di fede, a porre una piccola stella di carta su un panno scuro su cui è già stata collocata una grande stella cometa: un piccolo gesto simbolico per creare tutti insieme un cielo di scuro velluto trapunto di stelle, e per ricordare che Dio stende su tutto la sua infinita misericordia, anche sulle notti più oscure. Senza il buio, infatti, non si può vedere lo sfavillio degli astri.
Che questa Settimana di preghiera sia l'occasione per pregare per questo e per l'avanzamento della comune testimonianza dei cristiani alla riconciliazione che Dio ci ha donato in Cristo.
Don Mario Porro- Direttore Ufficio Ecumenico e dialogo interreligioso
"I cristiani del Medio Oriente offrono questo materiale per la Settimana di Preghiera per l'Unità consapevoli che il mondo condivide molti dei loro stessi travagli e delle difficoltà da loro sperimentate e anela ad una luce che possa dissipare le tenebre sul cammino verso il Salvatore" Si legge ancora nei testi. Gli autori aggiungono che la pandemia di Covid-19, "la conseguente crisi economica e il fallimento delle strutture politiche, economiche e sociali che avrebbero dovuto proteggere i più deboli e vulnerabili, hanno evidenziato il desiderio profondo, a livello globale, che una luce brilli nell'oscurità" e rimarcano che la stella che brillò in Oriente duemila anni fa "ci chiama ancora verso la mangiatoia, dove Cristo nasce", "ci attira laddove lo Spirito di Dio è vivo e operante" e richiama alla conversione del cuore.
I cristiani in Medio Oriente hanno trovato nella 'stella' un'immagine della vocazione cristiana "la stella era il segno che ha guidato i Magi da luoghi lontani e da diverse culture verso Gesù bambino, e rappresenta un'immagine di come i cristiani si uniscono in comunione tra loro mentre si avvicinano a Cristo". Seguendo l'esempio dei Magi, i cristiani, nella loro dovizia di culture e lingue differenti, possano essere per il mondo testimoni di unità, come stelle che brillano nel cielo. Nella misura in cui i fedeli delle varie confessioni aprono reciprocamente «i propri tesori e i propri cuori in omaggio a Cristo», tutti possono gioire e arricchirsi per questo fecondo scambio di doni, di esperienze, di cammini. Purtroppo, come nella vicenda dei Magi c'è la pagina nera del massacro degli innocenti ordinato da Erode, così nella storia del Medio Oriente, anche in quella recente, sono tanti i momenti di angoscia e lutto a causa delle guerre, dei massacri, delle migrazioni forzate, della violenza dei fondamentalismi. Le piccole comunità cristiane si sentono minacciate e molte persone cercano altrove una vita più sicura.
Nel testo commentano così questa situazione dolorosa: «Gerusalemme è un simbolo potente per i cristiani perché è la città della pace dove tutta l'umanità fu salvata e redenta. Ma oggi nella città manca la pace. Diverse parti avanzano le loro pretese e ignorano quelle degli altri. Perfino la preghiera in Gerusalemme è diventata oggetto di misure politiche e militari. […] Oggi più che mai il Medio Oriente ha bisogno di una luce celeste che accompagni il suo popolo. La stella di Betlemme è un segno che Dio cammina con il suo popolo, sente il suo dolore, ascolta le sue grida e gli mostra compassione. Questo ci rassicura perché, sebbene le circostanze cambino e possano accadere terribili disastri, la fedeltà di Dio non verrà mai meno. Il Signore non sonnecchia non dorme. Egli cammina vicino al suo popolo e lo riconduce quando si è perso o è in pericolo. L'itinerario della fede è questo camminare con Dio che sempre veglia sul suo popolo e ci guida nelle vie complesse della storia e della vita». Il testo sottolinea con forza che, se i cristiani vogliono donare una testimonianza efficace, devono operare insieme mettendosi innanzitutto a servizio dei più poveri.
La liturgia proposta per la Settimana di preghiera è di grande bellezza, arricchita da musiche e inni della tradizione orientale, fra cui il suggestivo "canto della luce" del santo teologo e dottore della Chiesa Efrem il Siro (306-373). Si suggerisce anche di invitare ogni partecipante, subito dopo la professione di fede, a porre una piccola stella di carta su un panno scuro su cui è già stata collocata una grande stella cometa: un piccolo gesto simbolico per creare tutti insieme un cielo di scuro velluto trapunto di stelle, e per ricordare che Dio stende su tutto la sua infinita misericordia, anche sulle notti più oscure. Senza il buio, infatti, non si può vedere lo sfavillio degli astri.
Che questa Settimana di preghiera sia l'occasione per pregare per questo e per l'avanzamento della comune testimonianza dei cristiani alla riconciliazione che Dio ci ha donato in Cristo.
Don Mario Porro- Direttore Ufficio Ecumenico e dialogo interreligioso