Economia
Al Sud cresce il rischio usura
Una realtà allarmante, visto che le aziende non ripartono in questa situazione di crisi. Rispetto ad un indicatore nazionale medio stabilito dagli esperti
Puglia - venerdì 23 agosto 2013
10.50
Sono mesi che la realtà italiana fa i conti con il credit crunch, ovvero con la contrazione del credito. Una realtà allarmante, visto che le aziende non ripartono in questa situazione di crisi se manca "la materia prima", ovvero la liquidità. E tale situazione è ancora più drammatica nel sud Italia.
Dall'analisi dell'indice del rischio usura realizzato ormai da più di 15 anni dall'Ufficio studi della Cgia, emerge che nel 2012 la Campania, la Basilicata, il Molise, la Calabria, la Puglia e la Sicilia sono le Regioni dove la "penetrazione" di questo drammatico fenomeno sociale/economico ha raggiunto livelli molto preoccupanti.
In generale, le banche hanno erogato alle famiglie credito per un valore inferiore, su base annua, di 5 miliardi di euro; di questa somma, quasi 3 miliardi, ovvero il 59% del totale, sono stati sottratti alle famiglie del Sud Italia.
Rispetto ad un indicatore nazionale medio stabilito dagli esperti della Cgia pari a 100, la situazione più critica si presenta in Campania: in questo caso l'indice del rischio usura è di 169,2 (pari al 69,2% in più della media Italia), in Basilicata al 159,2 (59,2% in più rispetto alla media Italia), in Molise si ferma a 153,1 (53,1% in più della media Italia), in Calabria a 150,4 (50,4% in più della media nazionale) e in Puglia il livello raggiunge quota 139 (39% in più della media Italia).
"In altre parole - ha detto il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - a fronte di una contrazione del credito alle famiglie consumatrici che si è fatta sentire soprattutto nel Mezzogiorno, c`è il pericolo che il rischio usura, già presente in questi territori in misura maggiore rispetto altrove, assuma dimensioni allarmanti".
Calcolare "l`usura solo attraverso il numero di denunce - ha proseguito - non è molto attendibile perché il fenomeno rimane in larga parte sommerso e risulta quindi leggibile con difficoltà, approssimazione e attendibilità relativa. Per questo abbiamo messo a confronto ben 8 sottoindicatori per cercare di dimensionare con maggiore fedeltà questa emergenza".
Ma quello che "forse pochi sanno, - ha concluso - sono le motivazioni per le quali molti cadono nelle mani degli strozzini. Oltre al perdurare della crisi per artigiani e commercianti, sono le scadenze fiscali a spingere molti operatori economici nella morsa degli usurai. Per i disoccupati o i lavoratori dipendenti, invece, sono i problemi finanziari che emergono dopo brevi malattie o infortuni".
Le realtà meno "esposte" al fenomeno dell'usura sono in primo luogo il Trentino Alto Adige, con un indice del rischio usura pari a 49,2 (50,8% in meno della media nazionale); la Valle d`Aosta, con 57,6 (42,4% in meno della media Italia) e il Friuli Venezia Giulia, con un indice del 69,7 (30,3% in meno della media nazionale).
Dall'analisi dell'indice del rischio usura realizzato ormai da più di 15 anni dall'Ufficio studi della Cgia, emerge che nel 2012 la Campania, la Basilicata, il Molise, la Calabria, la Puglia e la Sicilia sono le Regioni dove la "penetrazione" di questo drammatico fenomeno sociale/economico ha raggiunto livelli molto preoccupanti.
In generale, le banche hanno erogato alle famiglie credito per un valore inferiore, su base annua, di 5 miliardi di euro; di questa somma, quasi 3 miliardi, ovvero il 59% del totale, sono stati sottratti alle famiglie del Sud Italia.
Rispetto ad un indicatore nazionale medio stabilito dagli esperti della Cgia pari a 100, la situazione più critica si presenta in Campania: in questo caso l'indice del rischio usura è di 169,2 (pari al 69,2% in più della media Italia), in Basilicata al 159,2 (59,2% in più rispetto alla media Italia), in Molise si ferma a 153,1 (53,1% in più della media Italia), in Calabria a 150,4 (50,4% in più della media nazionale) e in Puglia il livello raggiunge quota 139 (39% in più della media Italia).
"In altre parole - ha detto il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - a fronte di una contrazione del credito alle famiglie consumatrici che si è fatta sentire soprattutto nel Mezzogiorno, c`è il pericolo che il rischio usura, già presente in questi territori in misura maggiore rispetto altrove, assuma dimensioni allarmanti".
Calcolare "l`usura solo attraverso il numero di denunce - ha proseguito - non è molto attendibile perché il fenomeno rimane in larga parte sommerso e risulta quindi leggibile con difficoltà, approssimazione e attendibilità relativa. Per questo abbiamo messo a confronto ben 8 sottoindicatori per cercare di dimensionare con maggiore fedeltà questa emergenza".
Ma quello che "forse pochi sanno, - ha concluso - sono le motivazioni per le quali molti cadono nelle mani degli strozzini. Oltre al perdurare della crisi per artigiani e commercianti, sono le scadenze fiscali a spingere molti operatori economici nella morsa degli usurai. Per i disoccupati o i lavoratori dipendenti, invece, sono i problemi finanziari che emergono dopo brevi malattie o infortuni".
Le realtà meno "esposte" al fenomeno dell'usura sono in primo luogo il Trentino Alto Adige, con un indice del rischio usura pari a 49,2 (50,8% in meno della media nazionale); la Valle d`Aosta, con 57,6 (42,4% in meno della media Italia) e il Friuli Venezia Giulia, con un indice del 69,7 (30,3% in meno della media nazionale).