Cronaca
Arrestato un canosino per propaganda Isis
Durante l’emergenza pandemica: “Covid è una cosa di Allah”
Italia - mercoledì 8 luglio 2020
17.20
Un 38enne originario di Canosa di Puglia, residente a Milano, è stato arrestato per apologia e istigazione all'adesione all'Isis. Un reato consumato principalmente sul web e sui social. Nel corso di un'intercettazione del 27 marzo, avrebbe commentato che l'emergenza Covid "è una cosa di Allah, una cosa positiva" perché "la gente sta impazzendo" e per i non musulmani "tutto l"haram' adesso è difficile farlo", ossia sono stati tolti loro i vizi. I fatti emergono dall'inchiesta dei pm Alberto Nobili, Piero Basilone e Leonardo Lesti, che hanno portato all' ordinanza firmata dal Gip di Milano, Guido Salvini. L'uomo avrebbe frequentato l'associazione culturale Al Nur di Milano, di orientamento sunnita, e due minorenni che pregavano nello stesso centro di via Chiarissimi, ai quali avrebbe esternato tesi estremiste. Particolari che emergono dall'inchiesta del Ros dei Carabinieri e del Dipartimento Antiterrorismo della Procura di Milano, guidato da Alberto Nobili.
La pericolosità dell'indagato, secondo le accuse, sarebbe confermata dal fatto che era inserito in un circuito relazionale - sia nazionale, sia internazionale - particolarmente qualificato, "composto da una rete di persone dedite alla sistematica propaganda a favore dello Stato Islamico e dell'esaltazione del Jihad mediante la condivisione di post e commenti sui social". L'uomo era impegnato a diffondere l'ideologia dello Stato islamico attraverso diverse piattaforme social condividendo immagini, video e documenti che esaltavano le violenze commesse dai terroristi dell'Is.
La pericolosità dell'indagato, secondo le accuse, sarebbe confermata dal fatto che era inserito in un circuito relazionale - sia nazionale, sia internazionale - particolarmente qualificato, "composto da una rete di persone dedite alla sistematica propaganda a favore dello Stato Islamico e dell'esaltazione del Jihad mediante la condivisione di post e commenti sui social". L'uomo era impegnato a diffondere l'ideologia dello Stato islamico attraverso diverse piattaforme social condividendo immagini, video e documenti che esaltavano le violenze commesse dai terroristi dell'Is.