Rosario Livatino
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Eventi e cultura

ARTE contro MAFIA

Tahar Ben Jelloun e Pizzi Cannella omaggiano con 4 grandi opere il giudice Livatino

Tahar Ben Jelloun e Pizzi Cannella omaggiano con 4 grandi opere Rosario Livatino, ucciso dalla mafia nel 1990, primo magistrato beato nella storia della Chiesa Cattolica. Le tele, di grandi dimensioni, verranno esposte il 20 gennaio alle ore 19.30 nella navata della Basilica di Stato di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma, in occasione della prima "Peregrinatio Beati Rosarii Livatino - Fidei et Justitiae Martyris", programmata dalla "Venerabile Arciconfraternita di Santa Maria Odigitria dei Siciliani in Roma" e organizzata dal "Comitato Peregrinatio Beati Rosarii Livatino". La Peregrinatio della reliquia di Livatino, la camicia che il giudice indossava quando fu assassinato, impregnata del suo sangue, si svolge a Roma dal 14 al 21 gennaio. L'evento dedicato al beato Livatino prevede diversi momenti a lui ispirati, tra cui l'omaggio dei due artisti. Le opere di Tahar Ben Jelloun ("La Madonna di speranza fontana vivace" 2022, tecnica mista su tela, cm 200 x 250; "Il Fiore del ventre Tuo" 2022, tecnica mista su tela, cm 200x250; "Quindici vittime della mafia" 2022, tecnica mista su tela, cm 114x205) e Piero Pizzi Cannella ("Manto della Vergine" 2022, olio su tela, cm 200x150) saranno esposte nella Basilica di Stato di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma fino al 20 marzo 2023.

"La Chiesa ha nell'arte uno strumento per diffondere il suo messaggio - dichiara Lorenzo Zichichi, presidente de "Il Cigno GG Edizioni" che realizza il catalogo - . Individuare artisti contemporanei che si facciano portatori di questo è tanto mai importante quanto più sono di chiara fama i pittori coinvolti. Con Livatino, un martire della giustizia e della Chiesa, un uomo che credeva fermamente in ciò che faceva e che aveva un rigore esemplare ("Quando moriremo - affermava Livatino -, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili"), invitare Pizzi Cannella e Tahar Ben Jelloun a interpretare il suo martirio è stato un atto che rientra perfettamente nel solco della migliore tradizione iconografica cattolica. Nuovamente il messaggio è affidato alla sensibilità di due artisti che, leggendo i testi del vescovo Libanori e di Monsignor Giuliano hanno reso monumentali il manto della Madonna, indossato per la passione di Cristo ma pieno di speranza nella Resurrezione. E ancora la lista dei magistrati, tutti quei magistrati che hanno sacrificato la vita nella lotta alla mafia, è un elenco intriso di sgomento laico e cristiano, come una lapide a perenne memoria".

In occasione di diversi eventi pubblici e conferenze sul tema della giustizia e sul ruolo del giudice nella società odierna, Livatino delineò con numerosi suoi interventi la figura del magistrato dotato di una forte etica, apolitico, autonomo ed indipendente, lontano da condizionamenti, pronto al dialogo e al rispetto di tutti gli attori del procedimento, non ultima la persona da giudicare.

"La camicia insanguinata del giudice Rosario Livatino – scrive monsignor Daniele Libanori vescovo ausiliare della Diocesi di Roma per il settore Centro" nel catalogo realizzato da "Il Cigno GG Edizioni" - , riporta a un giorno preciso e fa sentire presenti alla gloriosa tragedia che lo ha visto vittima dell'odio mafioso. A vederla è semplicemente una camicia sporca di sangue, un oggetto ormai inservibile, ma divenuta una reliquia preziosa, la memoria viva di una vita donata al servizio della giustizia dovuta alle vittime e simbolo della parte buona dello Stato. Questo aiuta a capire come i vestiti con i quali si ornavano e si ornano le statue della Madonna e dei santi acquisiscono una sorta di sacralità, rimandano al tempo in cui la giovane di Nazareth è divenuta la Madre del Salvatore e alla stagione stupenda e terribile della passione del Signore che essa accompagnò fino al calvario e dal quale ricevette in eredità la maternità universale. Le opere di Tahar Ben Jelloun e Piero Pizzi Cannella che qui si possono ammirare appaiono come degli splendidi bozzetti in attesa di essere realizzati. Sono paragonabili a degli ex voto, oggetti mediante i quali si intende esprimere affetto e devozione. Quei bozzetti sono l'espressione della devozione e dell'affetto che l'animo cerca di esprimere senza riuscirci compiutamente, e per questo si affida al simbolo: un vestito come dire il desiderio di rivestire la Madonna del proprio amore e dell'affetto spontaneo di un bambino per sua madre. Dicono ancora il desiderio di celebrare la Madonna, esprimono l'affetto e la devozione filiale di un popolo che la riconosce come colei che sa dare ad ognuno l'accoglienza, la sicurezza e il conforto. Compaiono assieme alla reliquia del giudice Livatino come degli ex voto: offerta e auspicio di grazia".

"Le opere d'arte di Piero Pizzi Cannella e di Tahar Ben Jelloun – sottolinea nel catalogo monsignor Renzo Giuliano Primicerio, della Venerabile Arciconfraternita di Santa Maria Odigitria dei Siciliani in Roma - ci rinviano esattamente a cogliere quel segno di futuro a cui l'autenticità di una creazione artistica rinvia. Quelle vesti di Pizzi Cannella sono un 'rivestirsi' di un profondo linguaggio umano che fa apparire l'adesione a una cultura che forma e fa crescere la persona e, ancor più quindi, la rende relazione con il circostante mondo di cui è condotto a sentirsi parte e responsabile. Addirittura nel contesto cristiano ci si 'riveste' di Cristo e si fa proprio il mondo dei suoi sentimenti e del suo agire, della sua volontà e della sua donazione 'per' gli altri. Maria, la Vergine Madre, come si riveste del 'manto' che le permetterà di seguire il suo Figlio divino in tutte le fasi del suo esistere terreno, sia con il manto regale e della gioia, sia con il manto della passione e del dolore; sia con la sua fede esaltata, sia con la sua fede duramente provata, così si manifesta pertanto autentica discepola del suo Signore. Anche Maria, e soprattutto Lei, la donna perfetta, è saldamente 'rivestita' di Cristo, suo Figlio. Quella speranza, quei fiori, quel tappeto di preghiera o quella luce sul mondo che irradiano dall'opera chiarissima di Ben Jelloun vengono a simboleggiare fortemente il profondo travaglio interiore di chi crede nel futuro e di come questo futuro stesso sia la luminescenza che irraggia da una vita donata e donata nel solco dell'apertura a Dio. La luce e i suoi colori candidissimi vengono mirabilmente tratteggiati, a segno di una vita dolce e nuova, al di là delle aspettative solo umane".
Francesca Lombardi
  • Roma
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