Eventi e cultura
Canosa: Focus sui vitigni storici del territorio per salvaguardare la biodiversità
Gli interventi dei relatori al convegno nell'aula consiliare del Palazzo di Città
Canosa - mercoledì 22 maggio 2024
23.56
Focus sulla "ricerca storica, recupero del germoplasma e prospettive di valorizzazione di antiche coltivazioni locali a Canosa di Puglia". Ha suscitato interesse e attenzione il tema del convegno che si è svolto lo scorso 20 maggio presso l'aula consiliare del Palazzo di Città con gli interventi delle autorità cittadine e di addetti ai lavori per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla biodiversità e sul recupero di vitigni antichi attraverso la collaborazione sinergica di amministrazione - privati e istituzione scolastica. "Anche il nostro Comune ha voluto dare il proprio contributo alla Settimana della Biodiversità Pugliese, a dimostrazione di quanto sta a cuore alla nostra Amministrazione il mondo agricolo."- Ha dichiarato il sindaco di Canosa, Vito Malcangio a margine del convegno. - Ancora una volta abbiamo voluto sottolineare l'importanza della collaborazione sinergica tra istituzioni, privato e scuola attraverso il recupero di vitigni antichi. Il nostro territorio è un territorio ricco di biodiversità vitivinicola per ragioni storiche e geografiche e di ciò dobbiamo farne tesoro. Occorre preservare il passato per guardare al futuro." Nel corso del convegno sono, tra gli altri, intervenuti: l'assessore alla cultura, Cristina Saccinto; la consigliera comunale con delega all'agricoltura Lucia Masciulli; la dirigente scolastica dell'I.I.S.S. "Luigi Einaudi" di Canosa di Puglia, Brigida Caporale; il presidente regionale Uci, Vito Giovanni Laterza; il presidente della Pro Loco Canosa, Elia Marro.
A relazionare sul "ruolo delle ricerche storiche e territoriali tese al recupero di antichi vitigni" ha preso la parola il dottor Costantino Pirolo del Consiglio Nazionale Ricerche-Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (CNR IPSP) che ha evidenziato l'importanza di confrontare i dati della letteratura con la tradizione orale e l'effettiva presenza in loco delle varietà descritte nei testi. "Infatti la ricerca sui testi antichi si svolge precedentemente o in contemporanea a conversazioni mirate con contadini ed esperti, custodi della memoria storica agricola." Ha inoltre sottolineato che Il recupero e la conservazione del germoplasma "apre scenari nuovi e anche innovativi come: la conservazione di piante preziose e geni (Banca del Seme); il ritorno alla coltivazione di antiche varietà(nuovi vini e prodotti enologici), il recupero di antiche ricette (alta cucina, enogastronomia); collegamenti con il turismo(singolari proposte in B&B e strutture ricettive); breeding o miglioramento genetico (nuove varietà costituite partendo da antiche varietà)."
Mentre, il dottor Pierfederico La Notte, responsabile scientifico del Progetto Re.Ge.Vi.P. ha illustrato gli obiettivi per il recupero e la valorizzazione del germoplasma locale. In primis, quello di assicurare "la conservazione della biodiversità viticola intraspecifica e intravarietale, migliorare le conoscenze sulle caratteristiche produttive e tecnologiche dei vitigni pugliesi". Inoltre, risanare ed iscrivere al Registro Nazionale delle Varietà di Vite i materiali di propagazione per consentirne l'utilizzo secondo normativa. La Puglia è una regione ricca di bioversità agraria, in particolare viticola, per ragioni storiche e geografiche. In virtù della posizione nel Mediterraneo, la Puglia è da millenni crocevia di scambi commerciali e punto di incontro di genti e popoli. "Per queste ragioni e per la vocazione dei territori, è la casa di tanti vitigni autoctoni o locali, spesso in via di estinzione (vitigni minori), poco noti, dimenticati o conosciuti con nomi errati, talvolta imparentati o sinonimi di vitigni più importanti altrove." Negli ultimi anni, il mercato sta premiando gli imprenditori che hanno investito con successo su alcune antiche risorse genetiche, riportandole in coltivazione e in etichetta.
L'intervento della consigliera comunale Antonia Sinesi ha rimarcato l'importanza dei riferimenti storici "sui nostri vitigni autoctoni e antichi. Questi riferimenti in nostro possesso lo dobbiamo anche agli studi del maestro Giuseppe Di Nunno studioso e divulgatore storico del patrimonio canosino a cui va il nostro sentito ringraziamento. Gli stessi sono tratti dal libro del Giovanni Battista Cerletti, ingegnere ed enologo italiano, che racconta la sua visita nel territorio di Canosa cui segue la descrizione dettagliata dei vitigni a bacca rossa e bianca. Nel Volume IV dell'opera viene riportata la "Viticoltura ed Enologia Pugliese in particolare del Circondario di Canosa", in otto pagine che andrebbero conosciute e riscoperte nella storia di ieri e di oggi"
Sul "terrizuolo" tra i vitigni di uva bianca coltivato nell'agro di Canosa occorrono ulteriori ricerche e studi che risalgono alla fine dell'ottocento oltre a quelli dell'enologo Giovanni Battista Cerletti, fondatore della Scuola di Viticoltura ed Enologia a Conegliano nel Veneto. Canosa "sulle pendici di queste amene colline che in gran parte circondano questa località, la vite si estende da ogni lato, ... tra fila di oliveti, fichi, mandorli... ed anche degli sconosciuti gelsi". Dalla ricerche del Cerletti all'attualità, agli studi dell'architetto Mauro Iacoviello, dirigente III Settore del Comune di Canosa di Puglia che ha anticipato alcune indicazioni del progetto sulla nuova vision dell'agricoltura nel piano paesaggistico del territorio locale nei suoi aspetti essenziali e, al contempo, mirare a salvaguardare la biodiversità nei modi più corretti e meno emergenziali.
Riproduzione@riservata
A relazionare sul "ruolo delle ricerche storiche e territoriali tese al recupero di antichi vitigni" ha preso la parola il dottor Costantino Pirolo del Consiglio Nazionale Ricerche-Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (CNR IPSP) che ha evidenziato l'importanza di confrontare i dati della letteratura con la tradizione orale e l'effettiva presenza in loco delle varietà descritte nei testi. "Infatti la ricerca sui testi antichi si svolge precedentemente o in contemporanea a conversazioni mirate con contadini ed esperti, custodi della memoria storica agricola." Ha inoltre sottolineato che Il recupero e la conservazione del germoplasma "apre scenari nuovi e anche innovativi come: la conservazione di piante preziose e geni (Banca del Seme); il ritorno alla coltivazione di antiche varietà(nuovi vini e prodotti enologici), il recupero di antiche ricette (alta cucina, enogastronomia); collegamenti con il turismo(singolari proposte in B&B e strutture ricettive); breeding o miglioramento genetico (nuove varietà costituite partendo da antiche varietà)."
Mentre, il dottor Pierfederico La Notte, responsabile scientifico del Progetto Re.Ge.Vi.P. ha illustrato gli obiettivi per il recupero e la valorizzazione del germoplasma locale. In primis, quello di assicurare "la conservazione della biodiversità viticola intraspecifica e intravarietale, migliorare le conoscenze sulle caratteristiche produttive e tecnologiche dei vitigni pugliesi". Inoltre, risanare ed iscrivere al Registro Nazionale delle Varietà di Vite i materiali di propagazione per consentirne l'utilizzo secondo normativa. La Puglia è una regione ricca di bioversità agraria, in particolare viticola, per ragioni storiche e geografiche. In virtù della posizione nel Mediterraneo, la Puglia è da millenni crocevia di scambi commerciali e punto di incontro di genti e popoli. "Per queste ragioni e per la vocazione dei territori, è la casa di tanti vitigni autoctoni o locali, spesso in via di estinzione (vitigni minori), poco noti, dimenticati o conosciuti con nomi errati, talvolta imparentati o sinonimi di vitigni più importanti altrove." Negli ultimi anni, il mercato sta premiando gli imprenditori che hanno investito con successo su alcune antiche risorse genetiche, riportandole in coltivazione e in etichetta.
L'intervento della consigliera comunale Antonia Sinesi ha rimarcato l'importanza dei riferimenti storici "sui nostri vitigni autoctoni e antichi. Questi riferimenti in nostro possesso lo dobbiamo anche agli studi del maestro Giuseppe Di Nunno studioso e divulgatore storico del patrimonio canosino a cui va il nostro sentito ringraziamento. Gli stessi sono tratti dal libro del Giovanni Battista Cerletti, ingegnere ed enologo italiano, che racconta la sua visita nel territorio di Canosa cui segue la descrizione dettagliata dei vitigni a bacca rossa e bianca. Nel Volume IV dell'opera viene riportata la "Viticoltura ed Enologia Pugliese in particolare del Circondario di Canosa", in otto pagine che andrebbero conosciute e riscoperte nella storia di ieri e di oggi"
Sul "terrizuolo" tra i vitigni di uva bianca coltivato nell'agro di Canosa occorrono ulteriori ricerche e studi che risalgono alla fine dell'ottocento oltre a quelli dell'enologo Giovanni Battista Cerletti, fondatore della Scuola di Viticoltura ed Enologia a Conegliano nel Veneto. Canosa "sulle pendici di queste amene colline che in gran parte circondano questa località, la vite si estende da ogni lato, ... tra fila di oliveti, fichi, mandorli... ed anche degli sconosciuti gelsi". Dalla ricerche del Cerletti all'attualità, agli studi dell'architetto Mauro Iacoviello, dirigente III Settore del Comune di Canosa di Puglia che ha anticipato alcune indicazioni del progetto sulla nuova vision dell'agricoltura nel piano paesaggistico del territorio locale nei suoi aspetti essenziali e, al contempo, mirare a salvaguardare la biodiversità nei modi più corretti e meno emergenziali.
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