Cronaca
Il sindaco di Canosa non deve essere lasciato solo
Esiste un reale problema di sicurezza sottovalutato.
Canosa - domenica 6 agosto 2017
10.22
Se la criminalità può colpire quando e come vuole, quasi indisturbata, in alcune particolari aree del territorio e comunque mostrandosi sempre spavalda e spregiudicata in tutti i comuni della provincia Barletta Andria Trani, ciò dovrebbe indurre molti ad andare al di la, ben al di la, dei riunioni e comitati verticistici dove non si sa ancora da chi, se e come le imprese siano rappresentate. Una delle "armi" più subdole utilizzate dalla strategia criminale è proprio quella dell'indebolimento delle istituzioni. Questo diventa terreno fertile per appropriarsi del territorio e deciderne di farne ciò che si vuole, in qualsiasi momento. E' successo di nuovo a Canosa di Puglia(BT) ma sappiamo quali e quanti siano gli episodi iscritti nel libro nero dei nostri comuni dunque nessuno si senta escluso. Il più grosso errore che si possa commettere in questi momenti è far diventare un problema di tutti, come quello della sicurezza, oggetto di schermaglie politiche e scaricabarile. Perciò il Sindaco di Canosa di Puglia non deve essere lasciato solo, come non sono stati lasciati soli i suoi predecessori, in analoghe drammatiche situazioni.
Non leggo però attestati di solidarietà pubblica dopo questo ulteriore gravissimo episodio e questo mi preoccupa tantissimo. Non vedo la reazione "immediata" delle Associazioni di Categoria, dei Sindacati, dei Partiti e Movimenti politici e forse neppure dei Cittadini, moltissimi dei quali, quasi rassegnati a vivere in un contesto di precarie condizioni di sicurezza dove sempre più frequentemente invece di dare risposte concrete e comprensibili ci si appella alla scarsità di risorse ed altre motivazioni non sempre fondate. Eppure c'è una Questura della Bat che tarda a vedere la sua realizzazione; eppure ci sono presidi della sicurezza, come la Polizia Stradale, che sono stati dimessi da questo territorio. Proprio la Questura, con le sue oltre duecento unità previste in fase di piena attività, avrebbe dovuto sollevare una marea di dissenso verso i ritardi accumulati. Invece il silenzio è quasi totale ed assoluto. Come mai? L'argomento disturba qualcuno? Compromette i piani e i programmi di qualcuno? Come si fa a restare inerti di fronte ad un presidio fondamentale come questo, atteso da decenni?
Di domande come questa ce ne potremmo porre tantissime, sta di fatto che la gente ha paura, gli imprenditori hanno paura e scappano; chiudono le proprie attività e non esiste una generazione disponibile a prendere il loro posto. I giovani scappano via e la fiducia ha toccato i minimi storici. I morti, soli i morti pare abbiano un certo "effetto" sulle coscienze pubbliche di amministratori e società civile. Ma bisogna veramente attendere il dramma irreparabile? Ma quale forma di sottocultura è mai questa? Tra percezione, senso di insicurezza e pericolo reale ce ne corre, è vero, ma come scrissi in altre occasioni a volte la microcriminalità, quella comune, disturba più della mafia, che pure ha etichettato questa terra. Le ragioni sono comprensibili ed anche reali vista la ferocia che spesso questi soggetti esercitano nei confronti delle loro vittime. Il modo peggiore di affrontare questa problematica è esercitare il malvezzo del silenzio; del tenere sottotono quanto accade. Eppure i nostri pronto soccorso parlano di moltissime situazioni strettamente connesse alla microcriminalità: abuso di sostanze stupefacenti, abuso di alcol e droghe ed altre forme di dipendenza che alimentano proprio quelle forme di criminalità più temuta perché imprevedibile, poco "professionale".
Al commerciante di Corso San Sabino, oggetto dell'attentato causato da un ordigno esploso che ha danneggiato la saracinesca del suo negozio, va la nostra massima solidarietà ma questa non basta, e ce ne rendiamo conto. Al Sindaco di Canosa Roberto Morra la nostra totale disponibilità a percorrere insieme strade che portino al rafforzamento delle condizioni di sicurezza anche nella città di Canosa. Quale Associazione vicina alla Federazione Antiracket Antimafia, in primis con la vicinanza del nostro presidente Renato De Scisciolo, non abbiamo mai fatto venire meno la nostra voce, partecipando a tutte le iniziative, anche recenti, proprio a Canosa quando la gente ha riempito la piazza per ribellarsi al crimine. Qualora fosse necessario lo faremo ancora, ancora e di nuovo.
Alle Forze dell'Ordine rinnoviamo la nostra incondizionata fiducia per il loro operato ed il ringraziamento per l'abnegazione, riconoscendo i loro limiti imposti da un regime di restrizioni noto a tutti e comunque esistente. Di sicuro queste condizioni precarie non favoriscono né la crescita, né lo sviluppo né il progresso di una società, di un territorio con enormi potenzialità mai realmente messe a frutto, dove può realmente sorgere una nuova stagione dell'impegno civico, dell'impegno sociale e di una rappresentanza che non sia sovente concentrata solo su se stessa dimenticando che i territori vanno governati e non solo amministrati, spesso pure malissimo.
Savino Montaruli- Presidente UNIBAT
Non leggo però attestati di solidarietà pubblica dopo questo ulteriore gravissimo episodio e questo mi preoccupa tantissimo. Non vedo la reazione "immediata" delle Associazioni di Categoria, dei Sindacati, dei Partiti e Movimenti politici e forse neppure dei Cittadini, moltissimi dei quali, quasi rassegnati a vivere in un contesto di precarie condizioni di sicurezza dove sempre più frequentemente invece di dare risposte concrete e comprensibili ci si appella alla scarsità di risorse ed altre motivazioni non sempre fondate. Eppure c'è una Questura della Bat che tarda a vedere la sua realizzazione; eppure ci sono presidi della sicurezza, come la Polizia Stradale, che sono stati dimessi da questo territorio. Proprio la Questura, con le sue oltre duecento unità previste in fase di piena attività, avrebbe dovuto sollevare una marea di dissenso verso i ritardi accumulati. Invece il silenzio è quasi totale ed assoluto. Come mai? L'argomento disturba qualcuno? Compromette i piani e i programmi di qualcuno? Come si fa a restare inerti di fronte ad un presidio fondamentale come questo, atteso da decenni?
Di domande come questa ce ne potremmo porre tantissime, sta di fatto che la gente ha paura, gli imprenditori hanno paura e scappano; chiudono le proprie attività e non esiste una generazione disponibile a prendere il loro posto. I giovani scappano via e la fiducia ha toccato i minimi storici. I morti, soli i morti pare abbiano un certo "effetto" sulle coscienze pubbliche di amministratori e società civile. Ma bisogna veramente attendere il dramma irreparabile? Ma quale forma di sottocultura è mai questa? Tra percezione, senso di insicurezza e pericolo reale ce ne corre, è vero, ma come scrissi in altre occasioni a volte la microcriminalità, quella comune, disturba più della mafia, che pure ha etichettato questa terra. Le ragioni sono comprensibili ed anche reali vista la ferocia che spesso questi soggetti esercitano nei confronti delle loro vittime. Il modo peggiore di affrontare questa problematica è esercitare il malvezzo del silenzio; del tenere sottotono quanto accade. Eppure i nostri pronto soccorso parlano di moltissime situazioni strettamente connesse alla microcriminalità: abuso di sostanze stupefacenti, abuso di alcol e droghe ed altre forme di dipendenza che alimentano proprio quelle forme di criminalità più temuta perché imprevedibile, poco "professionale".
Al commerciante di Corso San Sabino, oggetto dell'attentato causato da un ordigno esploso che ha danneggiato la saracinesca del suo negozio, va la nostra massima solidarietà ma questa non basta, e ce ne rendiamo conto. Al Sindaco di Canosa Roberto Morra la nostra totale disponibilità a percorrere insieme strade che portino al rafforzamento delle condizioni di sicurezza anche nella città di Canosa. Quale Associazione vicina alla Federazione Antiracket Antimafia, in primis con la vicinanza del nostro presidente Renato De Scisciolo, non abbiamo mai fatto venire meno la nostra voce, partecipando a tutte le iniziative, anche recenti, proprio a Canosa quando la gente ha riempito la piazza per ribellarsi al crimine. Qualora fosse necessario lo faremo ancora, ancora e di nuovo.
Alle Forze dell'Ordine rinnoviamo la nostra incondizionata fiducia per il loro operato ed il ringraziamento per l'abnegazione, riconoscendo i loro limiti imposti da un regime di restrizioni noto a tutti e comunque esistente. Di sicuro queste condizioni precarie non favoriscono né la crescita, né lo sviluppo né il progresso di una società, di un territorio con enormi potenzialità mai realmente messe a frutto, dove può realmente sorgere una nuova stagione dell'impegno civico, dell'impegno sociale e di una rappresentanza che non sia sovente concentrata solo su se stessa dimenticando che i territori vanno governati e non solo amministrati, spesso pure malissimo.
Savino Montaruli- Presidente UNIBAT