Vita di città
Canosa: ritorna la targa a via Giuseppe Di Vittorio
D’Alberto e De Nicoli (Cgil Bat): “Bene il Sindaco, così espressa grande sensibilità politica”
Canosa - giovedì 4 febbraio 2021
17.06
È stata ricollocata al suo posto la targa toponomastica di via Giuseppe Di Vittorio. Nelle scorse settimane il palo della segnaletica stradale che indica la via era stato rimosso. "Apprendiamo che la causa della rimozione sia stata l'instabilità e quindi per ragioni di sicurezza. Indipendentemente da tutto, siamo felici di aver trovato riscontro da parte dell'amministrazione comunale alla nostra istanza di ripristino del simbolo della nostra storia e della memoria del nostro Paese", commentano il segretario generale della Cgil Bat, Biagio D'Alberto e il coordinatore della Camera del lavoro comunale, Francesco Di Nicoli. "Ringraziamo il sindaco di Canosa di Puglia, Roberto Morra, per la sensibilità politica espressa e per aver così mostrato quanto la figura del nostro Peppino sia cara anche a lui quanto alla città che guida. D'altronde, non possiamo non ricordare che la cerimonia di intitolazione di via Sardegna a Giuseppe Di Vittorio del 3 novembre del 2018 fu organizzata dalla sua amministrazione comunale", concludono dalla Cgil Bat.
L'Onorevole Giuseppe Di Vittorio (Cerignola 1892- Lecco 1957), è stato un esponente autorevole del sindacato italiano del secondo dopoguerra. All'età di 10 anni, Giuseppe Di Vittorio restò orfano di padre per la morte in seguito a malattia contratta nel suo lavoro di curatolo, e di conseguenza costretto ad abbandonare la scuola elementare per essere avviato al lavoro nei campi. Nel maggio del 1904, partecipò ad una manifestazione di lavoratori agricoli, durante la quale intervenne la polizia. Quattro lavoratori furono colpiti a morte e tra questi un suo giovane amico quattordicenne, Antonio Morra. Nel 1910, alla fine di novembre, divenne segretario del circolo giovanile socialista di Cerignola, che prese il nome di "XIV maggio 1904", in ricordo dell'eccidio di quell'anno. Il circolo prese ben presto un indirizzo a carattere sindacalista rivoluzionario, staccandosi dal PSI e aderendo alla Federazione di Parma della gioventù socialista. Partecipò all'esperienza del sindacalismo rivoluzionario e aderì all'USI (Unione Sindacale Italiana, nata nel 1912 dalla scissione con la CGdL riformista), ricoprendone dal 1913 la carica di membro del Comitato Centrale. Prese parte alla prima guerra mondiale come seguace dell'interventismo rivoluzionario. Dopo il conflitto fu attivo protagonista del sindacalismo pugliese a Cerignola e a Bari. Deputato socialista nel 1921, fu tra gli organizzatori delle formazioni antifasciste degli arditi del popolo. Nel 1923, aderì al partito comunista, per il quale fu eletto deputato nel 1924. Arrestato nel 1925, fu condannato dal Tribunale speciale a dodici anni di carcere ma riuscì a fuggire in Francia, dove rappresentò la Confederazione generale del lavoro italiana all'Internazionale dei sindacati rossi; fu poi organizzatore di brigate internazionali della guerra civile spagnola. Di nuovo in Francia nel 1939, fu arrestato dai Tedeschi nel 1941 e consegnato al governo fascista che lo confinò all'isola di Ventotene. Liberato il 25 luglio 1943, s'impegnò nella Resistenza. Nel giugno 1944 fu il principale promotore del patto di unità sindacale fra comunisti, socialisti e cattolici firmato a Roma. Nel 1945 divenne segretario generale della CGIL.
Deputato alla Costituente e nelle due prime legislature, fu sostenitore di un sindacato più attento ai problemi delle riforme economiche e sociali del paese che a un rivendicazionismo puramente salariale. Dal 1949 fu presidente della Federazione Sindacale Mondiale. L'affermazione del valore sociale e culturale del lavoro è stato il principio che ha sempre ispirato e accompagnato l'azione sindacale di Giuseppe Di Vittorio; l'autonomia, la democrazia e l'unità del sindacato sono stati i suoi principali obiettivi. La CGIL doveva restare rigorosamente plurale e apartitica, senza per questo venire meno ad una sua naturale vocazione politica, centrata sulla difesa e lo sviluppo della democrazia e della Costituzione repubblicana, che aveva nella solidarietà e nei diritti i suoi principali valori. Pur vivendo una stagione assai difficile, segnata da tensioni ideologiche stridenti legate al sottile equilibrio bipolare della guerra fredda, Di Vittorio lavorò sempre per l'unità di tutti i lavoratori, dalla quale faceva derivare anche l'unità sindacale; a suo avviso, solo in questo modo sarebbe stato possibile difendere l'interesse generale della classe lavoratrice, lottando efficacemente per la sua emancipazione.
L'Onorevole Giuseppe Di Vittorio (Cerignola 1892- Lecco 1957), è stato un esponente autorevole del sindacato italiano del secondo dopoguerra. All'età di 10 anni, Giuseppe Di Vittorio restò orfano di padre per la morte in seguito a malattia contratta nel suo lavoro di curatolo, e di conseguenza costretto ad abbandonare la scuola elementare per essere avviato al lavoro nei campi. Nel maggio del 1904, partecipò ad una manifestazione di lavoratori agricoli, durante la quale intervenne la polizia. Quattro lavoratori furono colpiti a morte e tra questi un suo giovane amico quattordicenne, Antonio Morra. Nel 1910, alla fine di novembre, divenne segretario del circolo giovanile socialista di Cerignola, che prese il nome di "XIV maggio 1904", in ricordo dell'eccidio di quell'anno. Il circolo prese ben presto un indirizzo a carattere sindacalista rivoluzionario, staccandosi dal PSI e aderendo alla Federazione di Parma della gioventù socialista. Partecipò all'esperienza del sindacalismo rivoluzionario e aderì all'USI (Unione Sindacale Italiana, nata nel 1912 dalla scissione con la CGdL riformista), ricoprendone dal 1913 la carica di membro del Comitato Centrale. Prese parte alla prima guerra mondiale come seguace dell'interventismo rivoluzionario. Dopo il conflitto fu attivo protagonista del sindacalismo pugliese a Cerignola e a Bari. Deputato socialista nel 1921, fu tra gli organizzatori delle formazioni antifasciste degli arditi del popolo. Nel 1923, aderì al partito comunista, per il quale fu eletto deputato nel 1924. Arrestato nel 1925, fu condannato dal Tribunale speciale a dodici anni di carcere ma riuscì a fuggire in Francia, dove rappresentò la Confederazione generale del lavoro italiana all'Internazionale dei sindacati rossi; fu poi organizzatore di brigate internazionali della guerra civile spagnola. Di nuovo in Francia nel 1939, fu arrestato dai Tedeschi nel 1941 e consegnato al governo fascista che lo confinò all'isola di Ventotene. Liberato il 25 luglio 1943, s'impegnò nella Resistenza. Nel giugno 1944 fu il principale promotore del patto di unità sindacale fra comunisti, socialisti e cattolici firmato a Roma. Nel 1945 divenne segretario generale della CGIL.
Deputato alla Costituente e nelle due prime legislature, fu sostenitore di un sindacato più attento ai problemi delle riforme economiche e sociali del paese che a un rivendicazionismo puramente salariale. Dal 1949 fu presidente della Federazione Sindacale Mondiale. L'affermazione del valore sociale e culturale del lavoro è stato il principio che ha sempre ispirato e accompagnato l'azione sindacale di Giuseppe Di Vittorio; l'autonomia, la democrazia e l'unità del sindacato sono stati i suoi principali obiettivi. La CGIL doveva restare rigorosamente plurale e apartitica, senza per questo venire meno ad una sua naturale vocazione politica, centrata sulla difesa e lo sviluppo della democrazia e della Costituzione repubblicana, che aveva nella solidarietà e nei diritti i suoi principali valori. Pur vivendo una stagione assai difficile, segnata da tensioni ideologiche stridenti legate al sottile equilibrio bipolare della guerra fredda, Di Vittorio lavorò sempre per l'unità di tutti i lavoratori, dalla quale faceva derivare anche l'unità sindacale; a suo avviso, solo in questo modo sarebbe stato possibile difendere l'interesse generale della classe lavoratrice, lottando efficacemente per la sua emancipazione.