Associazioni
Cgil Bat: operaie morte a Barletta “Lavoravano in nero per pochi euro all’ora”
Dopo alcune verifiche sembra che l’azienda fosse completamente sconosciuta all’Inps. Situazioni come quella del laboratorio di via Roma, a Barletta, sono sovrapponibili a tante altre
BAT - mercoledì 5 ottobre 2011
12.24
"Quella che è stata colpita è la parte più debole della società: donne che pur di portare a casa pochi euro all'ora sono disposte a lavorare per intere giornate a nero, in assenza di diritti e di sicurezza". Così il segretario generale della Cgil Bat, Luigi Antonucci, dopo la tragedia nella quale sono morte quattro operaie sepolte dalle macerie nel crollo della palazzina di via Roma. "Abbiamo fatto delle verifiche – prosegue Antonucci – e dalle nostre ricerche sembra che le donne lavorassero in nero e che l'azienda fosse completamente sconosciuta all'Inps. Purtroppo molte sono le lavoratrici che accettano situazioni analoghe perché guadagnare pochi euro al giorno serve comunque per mandare avanti la famiglia e per prendersi cura dei propri figli".
Situazioni come quella del laboratorio di via Roma, a Barletta, sono sovrapponibili a tante altre realtà esistenti in zona. "Con la crisi del tessile – abbigliamento – calzaturiero, settore un tempo trainante dell'economia locale, molte grandi aziende – dice Antonucci – hanno chiuso i battenti, sono rimaste solo tante piccole attività sconosciute all'Inps. Si tratta molto spesso di realtà a conduzione familiare e ubicate nei posti più impensabili: sottani, scantinati o locali a piano terra in edifici antichi, proprio come quello di via Roma. Conosciamo le lavoratrici del settore solo quando, una volta licenziate, vengono da noi a chiederci aiuto. Spesso ci raccontano di lavorare in condizioni difficili e quasi sempre in nero. Più le realtà sono piccole e più riescono a nascondersi e a sfuggire ai controlli".
"In questo momento il nostro pensiero – aggiunge Antonucci – va innanzitutto ai familiari delle vittime e ai residenti dello stabile che da un giorno all'altro hanno perso la casa, ma non possiamo non ricordare il lavoro dei soccorritori e di quanti per ore non si sono risparmiati continuando a scavare tra le macerie. Ora sarà la magistratura a chiarire le cause del crollo e le responsabilità di questa tragedia annunciata. Si tratta ancora di morti bianche che avvengono sul nostro territorio, che ci addolorano da un lato e che ci riempiono di rabbia dall'altro perché morire oggi sul lavoro non è una fatalità ma il frutto di leggi non rispettate. Noi della Cgil spesso ci troviamo a denunciare carenze in materia di sicurezza, quasi sempre non veniamo ascoltati. Le uniche cose che ci chiediamo in questo momento sono: perché un maglificio ancora oggi è situato in pieno centro abitato, al pian terreno di una palazzina pericolante? I locali erano idonei per ospitare il laboratorio? Quante altre situazioni analoghe ci sono a Barletta e in tanti altri centri della nuova provincia? E soprattutto, è possibile che si accendano i riflettori sulla piaga del lavoro nero e della mancanza di sicurezza solo quando viene versato del sangue innocente? Speriamo – conclude Antonucci – di poter trovare risposte a queste domande, solo così forse altre tragedie potranno essere evitate".
Ufficio Stampa CGIL BAT
Situazioni come quella del laboratorio di via Roma, a Barletta, sono sovrapponibili a tante altre realtà esistenti in zona. "Con la crisi del tessile – abbigliamento – calzaturiero, settore un tempo trainante dell'economia locale, molte grandi aziende – dice Antonucci – hanno chiuso i battenti, sono rimaste solo tante piccole attività sconosciute all'Inps. Si tratta molto spesso di realtà a conduzione familiare e ubicate nei posti più impensabili: sottani, scantinati o locali a piano terra in edifici antichi, proprio come quello di via Roma. Conosciamo le lavoratrici del settore solo quando, una volta licenziate, vengono da noi a chiederci aiuto. Spesso ci raccontano di lavorare in condizioni difficili e quasi sempre in nero. Più le realtà sono piccole e più riescono a nascondersi e a sfuggire ai controlli".
"In questo momento il nostro pensiero – aggiunge Antonucci – va innanzitutto ai familiari delle vittime e ai residenti dello stabile che da un giorno all'altro hanno perso la casa, ma non possiamo non ricordare il lavoro dei soccorritori e di quanti per ore non si sono risparmiati continuando a scavare tra le macerie. Ora sarà la magistratura a chiarire le cause del crollo e le responsabilità di questa tragedia annunciata. Si tratta ancora di morti bianche che avvengono sul nostro territorio, che ci addolorano da un lato e che ci riempiono di rabbia dall'altro perché morire oggi sul lavoro non è una fatalità ma il frutto di leggi non rispettate. Noi della Cgil spesso ci troviamo a denunciare carenze in materia di sicurezza, quasi sempre non veniamo ascoltati. Le uniche cose che ci chiediamo in questo momento sono: perché un maglificio ancora oggi è situato in pieno centro abitato, al pian terreno di una palazzina pericolante? I locali erano idonei per ospitare il laboratorio? Quante altre situazioni analoghe ci sono a Barletta e in tanti altri centri della nuova provincia? E soprattutto, è possibile che si accendano i riflettori sulla piaga del lavoro nero e della mancanza di sicurezza solo quando viene versato del sangue innocente? Speriamo – conclude Antonucci – di poter trovare risposte a queste domande, solo così forse altre tragedie potranno essere evitate".
Ufficio Stampa CGIL BAT