Vita di città
Comitato B619 contro la chiusura dell'Ospedale di Canosa
Verrebbe da dire dal profondo e senza freni “Complimenti!”. Lasciamo stare, per questa volta “ve l'avevamo detto"
Canosa - venerdì 4 ottobre 2013
15.22
Saltando i fronzoli, domenica scorsa compare, a firma di Giampaolo Balsamo, un articolo sul sito della Gazzetta del Mezzogiorno che toglie ogni dubbio sulla situazione sanitaria nei nostri dintorni.
Come scritto poco sopra, pochi preamboli: basta leggere il titolo. "Barletta, è emergenza nel reparto di pediatria". Direbbe Peppino De Filippo, "ho detto tutto". D'altronde, negli scorsi interventi abbiamo già citato Totò, e ciò costituisce un ulteriore segnale di una commedia che prosegue e per la quale si ride. Amaramente, però. Nel corpo dell'articolo, infatti, si legge anche questo, tra le tante cose da segnalare (cfr. url http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizie-nascoste/barletta-emergenza-nel-reparto-di-pediatria-no656947/ ): «la sala parto è lo specchio della situazione di "emergenza" che già da tempo si vive nel nosocomio barlettano, specie dopo la disattivazione all'interno del "Caduti in Guerra" di Canosa sia della Ginecologia-Ostetricia, sia della Pediatria».
Verrebbe da dire dal profondo e senza freni "Complimenti!", soprattutto per quei signori barlettani dei sorrisi e delle strette di mano calorose sotto la campagna elettorale (di solito rispondono ai nomi di Pastore, Caracciolo o Mennea). Prontissimi ed in prima fila quando si tratta di inaugurare i reparti dai nomi altisonanti nel moderno poliambulatorio barlettano. Che, per una sorta di tragicomica ironia, vede quegli stessi settori pressoché deserti a discapito di uno di Pediatria al collasso. Non diversa è la situazione di quello di Ostetricia già citato (che accoglie personale una volta resistente nell'Ospedale canosino).
Balsamo conclude con semplicità utile a descrivere la realtà cui ci si affanna da tempo di dimostrare: «Basterebbe trasferire il personale da Canosa per dare "ossigeno" al "Dimiccoli". Chissà se i vertici dell'Asl Bat e della Regione Puglia prima o poi la capiranno». Troppa semplicità, forse, dato che non solo Canosa è plesso di Andria (e non di Barletta), ma si lotta proprio per la necessità di rendere la vita più facile: serve dividere le nascite nei vari comuni, non conglomerarle in uno solo lasciando i responsabili giostrarsi tra 5-6 parti al giorno (tanti, anche se non sono i 20 raccontati in una prima versione dell'articolo dallo stesso giornalista de "La Gazzetta"). Non bisognava essere certo novelle Cassandra per scoprire una situazione limpida come l'acqua dell'oceano, ma non abbastanza per chi, nel territorio, è assente e pretende di conoscere fidandosi di qualche solone interessato ed ingordo. Vendola era "seccato" dalle proteste, un paio di mesi fa. Parola sua.
E se quel bambino appena nato dopo mille disguidi a Barletta fosse stato suo figlio? No, non è una stupida polemica strumentalizzante i gusti sessuali del Governatore; non useremmo mai colpi bassi per denunciare una vicenda che ha dell'incredibile. Fatto sta che questo nascituro del "Dimiccoli" è stato visto dalla madre due giorni dopo il parto. Non solo, entrambi i genitori – canosini, per giunta - hanno dovuto subire attese ed accoglienze poco umane ed arroganti, dovute soprattutto all'esasperazione con cui è gestita quell'ala. Per non parlare delle guerre di insulti tra padre, privato del naturale diritto del vedere la sua creatura appena nata, e medico nervoso che doveva sopperire a cure rapide e al limite della normale diligenza nei confronti di molti degenti.
Appena tre giorni dopo la dimissione del pargolo, ovviamente con genitori a seguito, quest'ultimo è stato portato d'urgenza al Pronto Soccorso di quel che rimane della struttura canosina a causa di un principio di soffocamento. Professionalità e reperibilità della pediatra, dott.ssa Giorgio, corsa in tutta fretta da Andria, e dell'anestesista in servizio, dott.ssa Di Francesco, hanno permesso al piccolo D. di sopravvivere e poter essere riaccolto tra le braccia dei parenti, dopo un breve ricovero ma, stavolta, nelle strutture andriesi.
Dato che le parole non basterebbero e giova sempre ripetersi, si immagini un bambino di pochi giorni di vita cianotico ed impossibilitato a respirare, caricato in auto alla meno peggio alla volta di Barletta da genitori impreparati (specie se al primo parto) ed in preda al panico. Quante possibilità di sopravvivenza ci sarebbero in tal caso? Per la bravura dei responsabili, in questo caso la circostanza si è risolta nel migliore dei modi. Per di più in un Ospedale quasi depauperato del suo status. Solo per un caso ora non si parla di malasanità, con Barletta messa al centro del bersaglio mediatico.
Un'altra facciata di un infinito paradosso: con questo i machiavellici fautori del riordino sono stati messi in guardia. Già una Cassandra ha azzeccato la previsione; poi dovrà toccare alla Sibilla? E a Nostradamus? Lasciamo stare, per questa volta "ve l'avevamo detto".
Comitato B619 contro la chiusura dell'Ospedale di Canosa di Puglia
Come scritto poco sopra, pochi preamboli: basta leggere il titolo. "Barletta, è emergenza nel reparto di pediatria". Direbbe Peppino De Filippo, "ho detto tutto". D'altronde, negli scorsi interventi abbiamo già citato Totò, e ciò costituisce un ulteriore segnale di una commedia che prosegue e per la quale si ride. Amaramente, però. Nel corpo dell'articolo, infatti, si legge anche questo, tra le tante cose da segnalare (cfr. url http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizie-nascoste/barletta-emergenza-nel-reparto-di-pediatria-no656947/ ): «la sala parto è lo specchio della situazione di "emergenza" che già da tempo si vive nel nosocomio barlettano, specie dopo la disattivazione all'interno del "Caduti in Guerra" di Canosa sia della Ginecologia-Ostetricia, sia della Pediatria».
Verrebbe da dire dal profondo e senza freni "Complimenti!", soprattutto per quei signori barlettani dei sorrisi e delle strette di mano calorose sotto la campagna elettorale (di solito rispondono ai nomi di Pastore, Caracciolo o Mennea). Prontissimi ed in prima fila quando si tratta di inaugurare i reparti dai nomi altisonanti nel moderno poliambulatorio barlettano. Che, per una sorta di tragicomica ironia, vede quegli stessi settori pressoché deserti a discapito di uno di Pediatria al collasso. Non diversa è la situazione di quello di Ostetricia già citato (che accoglie personale una volta resistente nell'Ospedale canosino).
Balsamo conclude con semplicità utile a descrivere la realtà cui ci si affanna da tempo di dimostrare: «Basterebbe trasferire il personale da Canosa per dare "ossigeno" al "Dimiccoli". Chissà se i vertici dell'Asl Bat e della Regione Puglia prima o poi la capiranno». Troppa semplicità, forse, dato che non solo Canosa è plesso di Andria (e non di Barletta), ma si lotta proprio per la necessità di rendere la vita più facile: serve dividere le nascite nei vari comuni, non conglomerarle in uno solo lasciando i responsabili giostrarsi tra 5-6 parti al giorno (tanti, anche se non sono i 20 raccontati in una prima versione dell'articolo dallo stesso giornalista de "La Gazzetta"). Non bisognava essere certo novelle Cassandra per scoprire una situazione limpida come l'acqua dell'oceano, ma non abbastanza per chi, nel territorio, è assente e pretende di conoscere fidandosi di qualche solone interessato ed ingordo. Vendola era "seccato" dalle proteste, un paio di mesi fa. Parola sua.
E se quel bambino appena nato dopo mille disguidi a Barletta fosse stato suo figlio? No, non è una stupida polemica strumentalizzante i gusti sessuali del Governatore; non useremmo mai colpi bassi per denunciare una vicenda che ha dell'incredibile. Fatto sta che questo nascituro del "Dimiccoli" è stato visto dalla madre due giorni dopo il parto. Non solo, entrambi i genitori – canosini, per giunta - hanno dovuto subire attese ed accoglienze poco umane ed arroganti, dovute soprattutto all'esasperazione con cui è gestita quell'ala. Per non parlare delle guerre di insulti tra padre, privato del naturale diritto del vedere la sua creatura appena nata, e medico nervoso che doveva sopperire a cure rapide e al limite della normale diligenza nei confronti di molti degenti.
Appena tre giorni dopo la dimissione del pargolo, ovviamente con genitori a seguito, quest'ultimo è stato portato d'urgenza al Pronto Soccorso di quel che rimane della struttura canosina a causa di un principio di soffocamento. Professionalità e reperibilità della pediatra, dott.ssa Giorgio, corsa in tutta fretta da Andria, e dell'anestesista in servizio, dott.ssa Di Francesco, hanno permesso al piccolo D. di sopravvivere e poter essere riaccolto tra le braccia dei parenti, dopo un breve ricovero ma, stavolta, nelle strutture andriesi.
Dato che le parole non basterebbero e giova sempre ripetersi, si immagini un bambino di pochi giorni di vita cianotico ed impossibilitato a respirare, caricato in auto alla meno peggio alla volta di Barletta da genitori impreparati (specie se al primo parto) ed in preda al panico. Quante possibilità di sopravvivenza ci sarebbero in tal caso? Per la bravura dei responsabili, in questo caso la circostanza si è risolta nel migliore dei modi. Per di più in un Ospedale quasi depauperato del suo status. Solo per un caso ora non si parla di malasanità, con Barletta messa al centro del bersaglio mediatico.
Un'altra facciata di un infinito paradosso: con questo i machiavellici fautori del riordino sono stati messi in guardia. Già una Cassandra ha azzeccato la previsione; poi dovrà toccare alla Sibilla? E a Nostradamus? Lasciamo stare, per questa volta "ve l'avevamo detto".
Comitato B619 contro la chiusura dell'Ospedale di Canosa di Puglia