Cronaca
Copie pirata dei quotidiani diffuse in chat
Procura della Repubblica di Bari ha sequestrato canali Telegram
Italia - martedì 28 aprile 2020
14.57
Nonostante la pesante crisi editoriale che da anni attanaglia l'intero comparto, "i pirati dei quotidiani non mancano". In queste ore, la Procura della Repubblica di Bari ha sequestrato ben 19 canali Telegram che ogni giorno diffondono gratuitamente quotidiani, periodici e libri che "hanno rubato chissà da chi". In mancanza di collaborazione da parte della società che gestisce la piattaforma di messaggistica istantanea, si andrà al "blocco di accesso" da parte dei provider italiani a Telegram. L'iniziativa, avanzata dalla Procura, chiude i canali pirata attraverso cui, ogni mattina, milioni di italiani leggono fraudolentemente (probabilmente non conoscendo la provenienza del quotidiano) giornali nazionali e locali, mensili e settimanali. In queste ore i finanzieri del Nucleo di Polizia Finanziaria e il Nucleo speciale di Tutela della Privacy nella sede dell'Agcom di Roma, hanno notificato un sequestro preventivo d'urgenza firmato dal procuratore aggiunto Roberto Rossi che segna una linea di non ritorno nella guerra alla pirateria, ai contenuti editoriali rubati. Il procuratore contesta ai gestori di Telegram, ancora in fase di identificazione, una serie di reati in materia di violazione del copyright: "Distribuivano, trasmettevano e diffondevano in formato Pdf, riviste, giornali e libri (beni tutelati dal diritto di autore), dopo aver acquisito illecitamente, mediante accesso abusivo al sistema informatico (o comunque con sottrazione illecita ai legittimi detentori) decine di migliaia di files, a fini di lucro (costituito dalla cessione dei dati personali a fine pubblicitario), immettendoli in decine di canali Telegram, liberamente accessibili al pubblico". La Procura di Bari, inoltre, contesta a Telegram di non aver mai voluto collaborare all'identificazione e spegnimento dei canali pirata aperti sulla sua piattaforma. Al contrario di essersi sempre spesa per "far perdere le tracce dell'origine illecita". Una vera e propria operazione di "ripulitura", assimilabile - secondo recente Cassazione - a quella che viene operata per il denaro provento di illeciti o per le opere d'arte rubate.