Agrumi clementine
Agrumi clementine
Territorio

Crac agrumi per il maltempo

Corsa contro il tempo per salvare il prodotto buono

Crac agrumi in provincia di Taranto con gli agricoltori impegnati dalla prime luci dell'alba nella raccolta di arance e mandarini, prima della nuova ondata di maltempo che investirà la Puglia a partire da domani."I magazzini sono pieni di prodotto buono - dichiara il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele - che i nostri agricoltori stanno raccogliendo senza tregua prima che la pioggia imperversi nuovamente sull'area vocata della provincia di Taranto, a Massafra, Palagiano, Palagianello, Ginosa, Statte, Castellaneta. Hanno già pagato a caro prezzo l'ondata di neve e gelo che ha messo a dura prova piante e prodotti che hanno dovuto resistere a temperature gelide mai registrate prima. Resta il grave problema della risposta dei mercati e dei prezzi, con clementine vendute in campagna a 0,30€ al chilo. Le imprese agricole che si dedicano alla produzione di agrumi in provincia di Taranto con grande sacrificio e sforzo imprenditoriale sono 1.041, il 9% del totale dell'imprenditoria agroalimentare jonica". Per questo Coldiretti Puglia organizza un flash mob sotto i portici del Consiglio Regionale della Puglia in occasione della prossima Assemblea martedì 17 gennaio per promuovere la qualità del prodotto e chiedere misure urgenti in favore del comparto dopo la recente calamità, mentre dalla prossima settimana le clementine joniche saranno vendute al giusto prezzo nei 100 Mercati di Campagna Amica regionali e nelle Botteghe Italiane. In programma iniziative su tutto il territorio nazionale, grazie alla rete di solidarietà che si è messa in moto in ogni regione a beneficio degli agrumi tarantini.

"Sono inaccettabili - denuncia il Presidente della Coldiretti Taranto, Alfonso Cavallo - i prezzi pagati agli agricoltori che non riescono neanche a coprire i costi di raccolta, resi ancora più pesanti a causa dell'ondata di maltempo. Producono agrumi di eccellente qualità, come dimostrato anche dal riconoscimento comunitario IGP alle 'Clementine del Golfo di Taranto' e tale patrimonio va valorizzato attraverso un piano straordinario agrumicolo ed un sostegno al reddito dopo la calamità, considerato anche il fatto che la concorrenza sleale degli Paesi comunitari ed extracomunitari sta determinando un ulteriore calo dei prezzi di vendita del 25%. Il risultato è una diminuzione dei consumi che sono scesi per le arance sotto i 15 chili a persona l'anno, per effetto di una diminuzione che negli ultimi 15 anni varia da oltre il 20% per le arance ad oltre il 50% per i mandarini. Un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori, su cui è necessario intervenire con misure di trasparenza per promuovere i consumi sul mercato interno e favorire le esportazioni".

Il maltempo ha aggravato un andamento di mercato già molto complicato, depresso dall'effetto Brexit che non ha tardato a farsi sentire. Il Regno Unito è al settimo posto tra i partner della Puglia per le esportazioni più di 369 milioni il valore dell'export pugliese verso questo Paese. La Brexit sta avendo un effetto negativo sugli scambi commerciali dell'agroalimentare pugliese. Così come dal 2013, anno che ha preceduto l'embargo russo, ad oggi è stato registrato il crollo dell'export agroalimentare pugliese fino anche al 63%. Oggi va incentivata la ricerca scientifica, adeguandola alle reali necessità del settore, con attenzione particolare al miglioramento genetico per l'ottenimento di nuove cultivar e al risanamento del materiale di propagazione, introducendo anche innovazioni tecnologiche di processo e di prodotto. In Puglia si producono 1milione e 100mila quintali di arance e clementine prodotti di eccellente qualità che spesso non trovano mercato. L'impossibilità di esportare sul mercato russo - secondo Coldiretti - ha peraltro provocato per molti prodotti alimentari una situazione di eccesso di offerta sul mercato europeo con ricadute negative sui prezzi riconosciuti agli agricoltori. Ai danni diretti, poi, vanno aggiunti quelli indiretti determinati dalla diffusione sul mercato russo di imitazioni low cost dei prodotti italiani che rischiano di scalfire l'immagine dei prodotti originali nel tempo.
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