Territorio
Emergenza storni: danni alla raccolta delle olive
Il caldo anomalo ha fatto convertire la specie protetta da migratoria a stanziale
Puglia - martedì 4 gennaio 2022
16.59
Contro gli stormi di storni che mangiano ognuno fino a 20 grammi di olive al giorno è necessario allargare il prelievo in deroga anche alla provincia di Foggia dove sul Gargano nell'epicentro tra San Giovanni Rotondo e Manfredonia il fenomeno delle nubi di uccelli è divenuto quotidiano e pressante. A darne notizia è Coldiretti Puglia, che chiede di allargare alla provincia di Foggia le disposizione della delibera di Giunta regionale che consente il prelievo in deroga degli storni nella piana olivetata litoranea attualmente delle sole province di Bari e Brindisi. Particolarmente colpito dagli storni il settore olivicolo nelle province di Bari e Brindisi e sul Gargano ed il danno si attesta tra il 30 ed oltre il 60% - spiega Coldiretti Puglia - a carico degli olivi coltivati soprattutto nelle zone a ridosso del mare, da un lato sull'Adriatico dall'altro sullo Jonio.
Oltre al danno diretto, non vanno sottovalutati i danni indiretti. Gli storni distruggono le piazzole adibite alla raccolta delle olive – insiste Coldiretti Puglia – e gli olivicoltori sono costretti a contrastare una calamità senza averne gli strumenti, condannati, quasi, a riprogrammare la propria attività agraria per scongiurare la distruzione della produzione. Tra l'altro, non è soltanto l'olivicoltura a risultare colpita, dato che il passaggio degli stormi di storni lascia sugli ortaggi quantitativi di escrementi tali da rendere impresentabile il prodotto sul mercato. Gli storni trovano ristoro notturno nelle aree protette, per riprendere le scorribande alimentari diurne ormai da mesi, dato che il caldo anomalo degli ultimi anni ha fatto convertire la specie protetta da migratoria a stanziale.
Il caso più grave e noto dei danni provocati dai cinghiali all'agricoltura non deve far dimenticare che esistono altre specie problematiche, quali le forme domestiche di specie selvatiche e le forme inselvatichite di specie domestiche. In questo ambito, sono numerosi i danni provocati dai cani inselvatichiti agli allevamenti e quelli dovuti, invece, alla massiccia diffusione del piccione inselvatichito che danneggia non solo le colture, ma anche i prodotti agricoli stoccati nei silos, quali sementi e cereali. Un altro problema rilevante è, poi, quello del controllo di alcune specie alloctone – conclude Coldiretti Puglia - si sono diffuse in modo invasivo, provocando gravi danni all'acquacoltura e all'agricoltura, ne sono un esempio il cormorano e lo storno.
Oltre al danno diretto, non vanno sottovalutati i danni indiretti. Gli storni distruggono le piazzole adibite alla raccolta delle olive – insiste Coldiretti Puglia – e gli olivicoltori sono costretti a contrastare una calamità senza averne gli strumenti, condannati, quasi, a riprogrammare la propria attività agraria per scongiurare la distruzione della produzione. Tra l'altro, non è soltanto l'olivicoltura a risultare colpita, dato che il passaggio degli stormi di storni lascia sugli ortaggi quantitativi di escrementi tali da rendere impresentabile il prodotto sul mercato. Gli storni trovano ristoro notturno nelle aree protette, per riprendere le scorribande alimentari diurne ormai da mesi, dato che il caldo anomalo degli ultimi anni ha fatto convertire la specie protetta da migratoria a stanziale.
Il caso più grave e noto dei danni provocati dai cinghiali all'agricoltura non deve far dimenticare che esistono altre specie problematiche, quali le forme domestiche di specie selvatiche e le forme inselvatichite di specie domestiche. In questo ambito, sono numerosi i danni provocati dai cani inselvatichiti agli allevamenti e quelli dovuti, invece, alla massiccia diffusione del piccione inselvatichito che danneggia non solo le colture, ma anche i prodotti agricoli stoccati nei silos, quali sementi e cereali. Un altro problema rilevante è, poi, quello del controllo di alcune specie alloctone – conclude Coldiretti Puglia - si sono diffuse in modo invasivo, provocando gravi danni all'acquacoltura e all'agricoltura, ne sono un esempio il cormorano e lo storno.