EVA Polizia
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Cronaca

Eva contro violenza di genere

La Polizia ha presentato le linee guida

A Bari, Il palazzo della Città Metropolitana ha ospitato la presentazione del Protocollo EVA, una modalità operativa per il primo intervento degli operatori di polizia nei casi di violenza di genere (maltrattamenti in famiglia, stalking, abusi, liti familiari).Ieri mattina, sono state illustrate le linee guida del nuovo protocollo, alla presenza del Sindaco di Bari, Antonio Decaro; del Prefetto di Bari, Marilisa Magno; del Questore di Bari, Carmine Esposito; del Prefetto Vittorio Rizzi, Direttore della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Ad intervenire sul tema anche il Dirigente Superiore dott. Maurizio Vallone, Direttore del Servizio Controllo del Territorio del Dipartimento di Pubblica Sicurezza; dott. Marcello Quercia, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari; il Vice Questore Aggiunto dott. Maurizio Galeazzi, Dirigente dell'U.P.G.S.P. della Questura di Bari; la dottoressa Francesca Bottalico, Assessore al Welfare del Comune di Bari; la professoressa Paola Zaccaria, del Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università di Bari, l'avvocato Maria Pia Vigilante del Centro GIRAFFAH Onlus di Bari e il giornalista RAI, Leonardo Zellino.

I dati circa le "violenze di genere" non lasciano margine a dubbi: nel 2016 in Italia sono stati registrati 108 casi di femminicidi, 11.400 di atti persecutori, 3 mila di violenze sessuali e 13 mila denunce per il reato di percosse. Da qui nasce il progetto "EVA" della Polizia di Stato, acronimo di Esame Violenze Agite: il protocollo ha codificato in linee guida le Best Practice per la gestione degli interventi legati alla violenza di genere in caso di primo intervento degli addetti al controllo del territorio, attraverso la elaborazione di una "Processing Card" composta di schede che i poliziotti devono compilare ed inserire negli archivi informatici di polizia quando intervengano a seguito di segnalazione di violenza di genere. Da questo archivio, la Sala Operativa può trarre informazioni essenziali quando invia la volante sul posto: informazioni su chi ha richiesto l'intervento, sull'eventuale presenza di armi censite all'interno dell'abitazione, su eventuali precedenti di polizia a carico delle persone coinvolte, tutte utili per tutelare al meglio sia la vittima che gli operatori. La seconda fase, molto delicata, riguarda l'approccio. I poliziotti, adeguatamente formati, devono intervenire con delicatezza, ascoltare le parti in luoghi separati dell'abitazione, verificare l'eventuale presenza di bambini e capire se questi hanno assistito all'evento; l'equipaggio intervenuto deve osservare i luoghi ed annotare ogni minimo particolare al fine di focalizzare ogni singolo elemento utile.In caso di lesioni, ovviamente, si richiede l'intervento di personale sanitario; molto utile potrebbe rivelarsi anche raccogliere informazioni dai vicini di casa o nel quartiere. Vengono "schedati" tutti i casi, anche quelli che non sfociano in una denuncia. Una delle finalità del progetto EVA, infatti, è quella di lasciare traccia, per costruire una memoria storica che serva a monitorare il fenomeno e ad agevolare la scelta di una valida strategia di contrasto che può anche prevedere l'adozione di provvedimenti restrittivi nei confronti del reo (arresto obbligatorio in flagranza o, eventualmente, adozione in via di urgenza di altra misura cautelare per i reati di "maltrattamenti contro familiari e conviventi").

In merito, il 6 marzo 2017, il Capo della Polizia, Prefetto Dr. Franco Gabrielli, nel corso della presentazione del "Progetto EVA", a Torino, ha rilasciato agli organi di stampa presenti la seguente dichiarazione: "La violenza di genere affonda radici nella cultura del nostro Paese, dove troppo spesso vige la regola dei vizi privati e delle pubbliche virtù. Gli episodi di violenza di genere si susseguono e non sempre è possibile collegarli. Il Protocollo EVA permette un approccio significativo e intelligente a un tema così delicato, a partire dall'utilizzo della nostra banca dati. I reati di violenza di genere presentano difficoltà di approccio. Ma la Polizia che vogliamo è al servizio delle persone deboli, in difficoltà, degli emarginati. È la polizia di prossimità". A Bari, da quando è in vigore il progetto EVA, il primo intervento per un caso di violenza di genere con l'utilizzo del protocollo è stato effettuato in data 1° marzo 2017; da allora l'Ufficio Prevenzione Generale Soccorso Pubblico della locale Questura ha registrato 11 casi. E' molto importante promuovere e divulgare la cultura della parità di genere e del rispetto tra sessi per dare un senso e una concretezza a progetti di sicurezza come "Eva" utilizzato dalla polizia in caso di primo intervento.
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