Territorio
"Gioco d'Azzardo Patologico"
Il Consiglio regionale pugliese ha deciso di prendere in mano la situazione. Azzardopoli è punto all’ordine del giorno degli atti consiliari della Puglia
Puglia - mercoledì 26 giugno 2013
11.07
Il Consiglio regionale pugliese ha (finalmente) deciso di prendere in mano la situazione controversa e problematica della ludopatia. Si è riunito il 24 giugno, soffermandosi su due questioni sottili: modifiche agli artt. 24 e 25 alla legge regionale n. 4/2010 s.m.i e contrasto alla diffusione del GAP ( gioco d'azzardo patologico).
Sondando il territorio, ci si rende conto di quanto sia inavvertitamente diffusa l'assuefazione a scommesse, slot machine e tentativi alla dea bendata.
Una dea bendata sempre meno generosa e sempre più "sfascia famiglie"; il soggetto affetto da ludopatia, infatti, compromette l'equilibrio affettivo delle relazioni a cui è legato e lo Stato ha l'obbligo, non morale ma etico, di ovviare a questa degenerazione sociale. In realtà, è un mero conflitto d'interessi che lo Stato vive tra sua sopravvivenza economica e sua condizione d'esistenza ideologica: con la legalizzazione dei giochi con vincite in denaro, l'introito ha avuto la meglio sullo scrupolo e la situazione si è addensata con andamento cronico e recidivante.
Sul piano legislativo, come è noto, non esiste ancora a livello nazionale un chiaro quadro normativo di riferimento, che definisca il "Gioco d'Azzardo Patologico" come un problema di salute e ne stabilisca di conseguenza la responsabilità della cura.
Ciò, comporterebbe di dare un mandato al Servizio Sanitario Nazionale individuando i servizi che se ne devono far carico, anche se il recente comma 70, dell'art. 1 della legge 220 del 13 dicembre 2010 (la legge finanziaria 2011) stabilisce per la prima volta con una "norma primaria" l'esistenza di "fenomeni di ludopatia conseguente a gioco compulsivo" che necessitano di apposite linee d'azione per la prevenzione, il contrasto e il recupero. Notando la pericolosa crescita del fenomeno, molte regioni hanno cercato di dare risposte ai loro cittadini ma i Servizi Sociali devono fare i conti con la scarsezza di risorse e, non potendo agire in autonomia, si trovano costrette ad appoggiarsi ai SERT/SERD (Servizi per la Tossicodipendenza e le Dipendenze) e ai Centri per la Salute Mentale.
In sostanza, con la presente proposta di legge s'intende programmare, pianificare e organizzare servizi e interventi sia sociali che sanitari capaci di attuare percorsi di cura e assistenza ai giocatori d'azzardo patologici e ai loro familiari (il diritto alla cura, come già sottolineato dall'articolo 32 della Costituzione, assimilando le misure che già sono in vigore nel campo delle dipendenze, anche a questo tipo di patologia: diritto alla cura, diritto al mantenimento del posto di lavoro, diritto di usufruire dei benefici di legge, etc.).
Una piaga sociale che non va più lasciata a se stessa, non va sottaciuta ma regolamentata e, per quanto possibile, rimossa. Il cittadino non può essere la carcassa che l'avvoltoio istituzionale deve spolpare; l'uomo vive lo Stato, non vi può morire. Il cinismo governante, a un certo punto, dovrebbe smettere di dare prezzo a tutto e valore a niente.
Sondando il territorio, ci si rende conto di quanto sia inavvertitamente diffusa l'assuefazione a scommesse, slot machine e tentativi alla dea bendata.
Una dea bendata sempre meno generosa e sempre più "sfascia famiglie"; il soggetto affetto da ludopatia, infatti, compromette l'equilibrio affettivo delle relazioni a cui è legato e lo Stato ha l'obbligo, non morale ma etico, di ovviare a questa degenerazione sociale. In realtà, è un mero conflitto d'interessi che lo Stato vive tra sua sopravvivenza economica e sua condizione d'esistenza ideologica: con la legalizzazione dei giochi con vincite in denaro, l'introito ha avuto la meglio sullo scrupolo e la situazione si è addensata con andamento cronico e recidivante.
Sul piano legislativo, come è noto, non esiste ancora a livello nazionale un chiaro quadro normativo di riferimento, che definisca il "Gioco d'Azzardo Patologico" come un problema di salute e ne stabilisca di conseguenza la responsabilità della cura.
Ciò, comporterebbe di dare un mandato al Servizio Sanitario Nazionale individuando i servizi che se ne devono far carico, anche se il recente comma 70, dell'art. 1 della legge 220 del 13 dicembre 2010 (la legge finanziaria 2011) stabilisce per la prima volta con una "norma primaria" l'esistenza di "fenomeni di ludopatia conseguente a gioco compulsivo" che necessitano di apposite linee d'azione per la prevenzione, il contrasto e il recupero. Notando la pericolosa crescita del fenomeno, molte regioni hanno cercato di dare risposte ai loro cittadini ma i Servizi Sociali devono fare i conti con la scarsezza di risorse e, non potendo agire in autonomia, si trovano costrette ad appoggiarsi ai SERT/SERD (Servizi per la Tossicodipendenza e le Dipendenze) e ai Centri per la Salute Mentale.
In sostanza, con la presente proposta di legge s'intende programmare, pianificare e organizzare servizi e interventi sia sociali che sanitari capaci di attuare percorsi di cura e assistenza ai giocatori d'azzardo patologici e ai loro familiari (il diritto alla cura, come già sottolineato dall'articolo 32 della Costituzione, assimilando le misure che già sono in vigore nel campo delle dipendenze, anche a questo tipo di patologia: diritto alla cura, diritto al mantenimento del posto di lavoro, diritto di usufruire dei benefici di legge, etc.).
Una piaga sociale che non va più lasciata a se stessa, non va sottaciuta ma regolamentata e, per quanto possibile, rimossa. Il cittadino non può essere la carcassa che l'avvoltoio istituzionale deve spolpare; l'uomo vive lo Stato, non vi può morire. Il cinismo governante, a un certo punto, dovrebbe smettere di dare prezzo a tutto e valore a niente.