Eventi e cultura
Giovani e lavoro, serve una svolta
Mons.Santoro:«Dobbiamo essere insofferenti alla mancanza di soluzioni»
Italia - mercoledì 23 agosto 2017
15.39
In vista della 48esima Settimana sociale dei cattolici Italiani di ottobre il Meeting per l'amicizia fra i popoli in corso di svolgimento a Rimini rilancia: urgente rimettere al centro dell'agenda politica l'occupazione delle nuove generazioni mentre Mons. Filippo Santoro Arcivescovo Metropolita di Taranto dichiara : «Dobbiamo essere insofferenti alla mancanza di soluzioni». Lavoro e disoccupazione giovanile: sono i temi al centro della prossima Settimana sociale dei cattolici che si terrà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre 2017 di cui il Vescovo Santoro è presidente del Comitato scientifico organizzativo, presentata ieri al Meeting di Rimini. Il peso della disoccupazione continua a schiacciare il nostro Paese. Sono infatti 2,8 milioni le persone che non lavorano, più del doppio rispetto al 2007. Ma i numeri non spiegano tutto. Mauro Magatti, docente di Sociologia alla Cattolica di Milano e segretario del Comitato scientifico delle Settimane sociali, ha tracciato una storia dell'Italia attraverso tre generazioni: «Quella di mio padre, il dopoguerra e la ricostruzione, quella dei baby boomers, di cui faccio parte, nata quando si affermava la cultura dei consumi e del benessere, e quella dei giovani di oggi». E ha puntato il dito proprio contro la sua generazione che, a differenza dei padri, ha avuto molte occasioni e possibilità, «ma ha prodotto poca ricchezza, pochi figli e poco lavoro». Quello che è chiesto all'Italia è quindi un cambio di rotta: Monsignor Filippo Santoro, ha parlato di una «conversione necessaria» anche se, come ha ricordato Magatti «i Paesi sono come transatlantici e spostarli richiede tempo».
Le Settimane Sociali, la prima delle quali fu istituita dal Beato Giuseppe Toniolo più di cento anni fa, vanno in questa direzione: «L'abbiamo costruita a partire dai volti, dalle comunità come motore del cambiamento – ha aggiunto Santoro –. Il nostro è stato un metodo sinodale: le diocesi sono state interpellate per raccontare le buone pratiche che funzionano. Il lavoro che vogliamo non è un sogno ma parte da qualcosa che è già stato realizzato e che è possibile realizzare». Il Vescovo ha citato anche don Giussani quando diceva che la prova del nove della stima sincera per il lavoro è «quell'insofferenza per la disoccupazione di tanti altri». «Un uomo arriva a conoscere se stesso - ha dichiarato - solo in azione e il pilastro della dottrina sociale della Chiesa è proprio questo: il lavoro come espressione totale del rapporto con il Mistero». Questa posizione restituisce la dignità alla persona e al suo lavoro. Le affermazioni del vescovo di Taranto intercettano le attese dei nostri giovani canosini che sono alla ricerca della prima occupazione e vorrebbero comprendere il significato del lavoro. Perciò siamo grati al Vescovo meridionale che interpreta e dà speranza alle nuove generazioni che sfiduciate per le promesse disattese dal mondo politico, desiderano, innanzitutto, certezze e una compagnia per il loro futuro. Potremo, se vogliamo come comunità cittadina, valorizzare questa autorevole personalità che ha mostrato tanto interesse per il destino dei giovani.
A tutto questo si aggiunge l'intervento di Don Francesco Occhetta, editorialista di Civiltà cattolica, che ha messo in evidenza gli otto mali che affliggono il lavoro, quelli che lui chiama «gli otto senza»: gli investimenti senza progettualità, la finanza senza responsabilità, il tenore di vita senza sobrietà e rispetto, la rendita senza redistribuzione, ma anche la crescita senza occupazione e l'efficienza tecnica senza coscienza. «Io vorrei trasformare questi "senza" in "con"». E commentando le misure sul lavoro giovanile promesse da Gentiloni, Occhetta ha detto di sperare in «una vera e propria bombola di ossigeno» che permetta di respirare, purché accompagnate da politiche sulla famiglia e sulla scuola.
Significativo l'intervento di Francesca Capitelli: «La mia generazione non ha fatto fruttare la ricchezza prodotta dai padri» che chiamiamo "ripresa" - nel 2017, in Italia - non può più essere generato/misurato in termini di numeri di breve periodo, né di ricerca di "new normal" sempre più fantomatici, astrusi, ideologici». A Rimini anche Il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda : «Ripartiamo dalle esperienze di successo, ripartiamo dalle persone che possono trasmettere un sapere d'impresa e da quelle che possono e vogliono riceverlo in eredità. Ritrovare un lavoro per milioni di giovani vuol dire sempre di più rieducarli a cercare il "loro" lavoro. (La mostra "Ognuno al suo lavoro" al Meeting è uno tentativo concreto: spinge il visitatore ad autoselezionare il proprio percorso multimediale di testimonianze utili, senza la rigidità alla fine sterili delle ricette, né la falsa certezza che il lavoro o il reddito alla fine te lo darà qualcuno) ». Dal premier Gentiloni a Calenda passando per il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, in attesa del ministro del Lavoro Poletti, del governatore di Bankitalia Ignazio Visco e del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, c'è un filo rosso che si va dipanando nella settimana di Rimini: che la ripresa vada "riguadagnata", che si possa riguadagnare.
Prof. Leonardo Di Nunno
Le Settimane Sociali, la prima delle quali fu istituita dal Beato Giuseppe Toniolo più di cento anni fa, vanno in questa direzione: «L'abbiamo costruita a partire dai volti, dalle comunità come motore del cambiamento – ha aggiunto Santoro –. Il nostro è stato un metodo sinodale: le diocesi sono state interpellate per raccontare le buone pratiche che funzionano. Il lavoro che vogliamo non è un sogno ma parte da qualcosa che è già stato realizzato e che è possibile realizzare». Il Vescovo ha citato anche don Giussani quando diceva che la prova del nove della stima sincera per il lavoro è «quell'insofferenza per la disoccupazione di tanti altri». «Un uomo arriva a conoscere se stesso - ha dichiarato - solo in azione e il pilastro della dottrina sociale della Chiesa è proprio questo: il lavoro come espressione totale del rapporto con il Mistero». Questa posizione restituisce la dignità alla persona e al suo lavoro. Le affermazioni del vescovo di Taranto intercettano le attese dei nostri giovani canosini che sono alla ricerca della prima occupazione e vorrebbero comprendere il significato del lavoro. Perciò siamo grati al Vescovo meridionale che interpreta e dà speranza alle nuove generazioni che sfiduciate per le promesse disattese dal mondo politico, desiderano, innanzitutto, certezze e una compagnia per il loro futuro. Potremo, se vogliamo come comunità cittadina, valorizzare questa autorevole personalità che ha mostrato tanto interesse per il destino dei giovani.
A tutto questo si aggiunge l'intervento di Don Francesco Occhetta, editorialista di Civiltà cattolica, che ha messo in evidenza gli otto mali che affliggono il lavoro, quelli che lui chiama «gli otto senza»: gli investimenti senza progettualità, la finanza senza responsabilità, il tenore di vita senza sobrietà e rispetto, la rendita senza redistribuzione, ma anche la crescita senza occupazione e l'efficienza tecnica senza coscienza. «Io vorrei trasformare questi "senza" in "con"». E commentando le misure sul lavoro giovanile promesse da Gentiloni, Occhetta ha detto di sperare in «una vera e propria bombola di ossigeno» che permetta di respirare, purché accompagnate da politiche sulla famiglia e sulla scuola.
Significativo l'intervento di Francesca Capitelli: «La mia generazione non ha fatto fruttare la ricchezza prodotta dai padri» che chiamiamo "ripresa" - nel 2017, in Italia - non può più essere generato/misurato in termini di numeri di breve periodo, né di ricerca di "new normal" sempre più fantomatici, astrusi, ideologici». A Rimini anche Il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda : «Ripartiamo dalle esperienze di successo, ripartiamo dalle persone che possono trasmettere un sapere d'impresa e da quelle che possono e vogliono riceverlo in eredità. Ritrovare un lavoro per milioni di giovani vuol dire sempre di più rieducarli a cercare il "loro" lavoro. (La mostra "Ognuno al suo lavoro" al Meeting è uno tentativo concreto: spinge il visitatore ad autoselezionare il proprio percorso multimediale di testimonianze utili, senza la rigidità alla fine sterili delle ricette, né la falsa certezza che il lavoro o il reddito alla fine te lo darà qualcuno) ». Dal premier Gentiloni a Calenda passando per il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, in attesa del ministro del Lavoro Poletti, del governatore di Bankitalia Ignazio Visco e del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, c'è un filo rosso che si va dipanando nella settimana di Rimini: che la ripresa vada "riguadagnata", che si possa riguadagnare.
Prof. Leonardo Di Nunno