Politica
Gli italiani disertano le urne. Di chi è la colpa?
La disamina di Vincenzo Santovito
Puglia - domenica 3 dicembre 2017
22.44
Tutti i partiti si sono accorti che la stragrande maggioranza degli italiani disertano le urne. Sono anni che tale fenomeno è divenuto e diventa sempre crescente. Di chi è la colpa? Non accusate tutti coloro che non si recano più alle urne, non accusateli di inciviltà. Proprio perché c'è stato un comportamento civilissimo da parte di tutti noi italiani è accaduto tutto ciò. Chi siede sulle sedie dei parlamenti sa benissimo che le responsabilità sono tutte da attribuire a loro. Gli italiani si sono assuefatti delle imposizioni imposte dai parlamentari e politici. Per fortuna non si è arrivati ad emanare una legge che condanna di reato chi non si reca a votare. A Roma, nei parlamenti si dedicano esclusivamente alle attività di cambio e trasferimenti di denaro. In altre piazze i parlamentari si presentano come mercanti ma sono banchieri che espongono prodotti di alta qualità da vendere come olio d'oliva delle nostre terre. Frutta, verdure, spezie, frutta esotica, dolciumi, prodotti d'arredamento e altri tipi di mercanzia di diversa provenienza; non solo provenienti da tutto il bacino mediterraneo ma anche da altri paesi oltre i confini dell'immaginazione. Sino a qualche secolo or sono la piazza più attiva commercialmente e finanziariamente era la città di Ginevra. Con la scoperta di nuovi continenti l'Europa era il continente incontrastato per il commercio e l'economia.
L'Italia, seppur divisa in piccoli stati e staterelli, non era seconda a nessun'altra nazione. I dogi di Venezia erano i commercianti incontrastati sui mari come Genova, Pisa ed Amalfi. La Toscana sfoggiava i migliori economisti e banchieri. Di quei tempi ci hanno tramandato tangibili segni della loro potenza, gloria e ricchezza. Con i nostri storici navigatori e commercianti si sono scoperte nuove vie di commercio, attraverso la via della seta e quella dei nuovi continenti. In tutto ciò l'Italia a pezzi contribuì allo sviluppo, al progresso e alla ricchezza. Ai nostri tempi reali le prodezze siedono da sole, la politica gremisce e piange la sua sposa, l'Italia. ora tutti si lamentano di lei,. Colei che era stata la fortuna di taluni ora sono disgrazie per altri. Oh noi sfortunati, a chi dobbiamo i nostri lamenti? Tutti stiamo pagando una perfida e mala politica, siamo costretti a patire sazie ingiurie con beffe e inganni ed infamia empia ci turbano gli animi, le stelle e il cielo ci danno tristi segni. Che dolori, gravezze, che vergogna. I tristi fati ci attendono ancora. Miseri noi, una mala dolcezza abbiamo subito e il popolo si è avvelenato. Beati coloro che non furono mai felici e coloro che hanno ricevuto molto miele altresì si sono imbevuti di un amarissimo fiele. Adesso piangono tutti i potenti e il duro petto si scuotono, troppo tardi. I voti erano e sono oro colato. Or ora si accorgono quel oro è diventato sabbia di deserto.
Chi si lamenta oggi non ha mai ascoltato tappandosi le orecchie il lamento delle diomedee, ora con tantissimo ritardo si accorgono che le urne si sono svuotate dei voti, siamo rimasti figliastri di una patria matrigna. Tutti osanniamo l'inno nazionale di Mameli ma l'Italia, la nostra patria, dov'è? Gli stranieri si sono impadroniti di tutto e di tutti. Il nostro Signore sa come far girare la fortuna e le cose le sa volgere con una ruota peggio, pessima e maligna e con nuove arti sozze sa variarle. Ai nostri politici con una dea bendata abbiamo dato le nostre orecchie e come sordi i nostri voti. Non si possono serrare i poteri dei liberi popoli in un pugno e non temono gli effetti climatici della loro potenza naturale ma quella dei politici e arroganti sì. Non si dannano ad offendere la nostra imperiale maestranza. Guardate politici ciò che avete fatto e state facendo alla povera gente inerme. Quella gente non vi riconosce più e non si recano alle urne come una volta, quando ci si metteva in fila e tutti in coda fino a tarda notte per votare. Sembrava una festa mentre oggi si celebrano funerali. Le nostre forze sono cessate di essere nostre, anche di quelle si sono impadroniti. Cosa ci può capitare di peggio? Pu…na fortuna. Sei stata una pessima matrigna più crudele di un morso di un serpente velenosissimo come quello a sonagli. Tantissime sono le pene trascorse e lacrime non abbiamo più da versare.
Vincenzo Santovito- Osservatore Civico
L'Italia, seppur divisa in piccoli stati e staterelli, non era seconda a nessun'altra nazione. I dogi di Venezia erano i commercianti incontrastati sui mari come Genova, Pisa ed Amalfi. La Toscana sfoggiava i migliori economisti e banchieri. Di quei tempi ci hanno tramandato tangibili segni della loro potenza, gloria e ricchezza. Con i nostri storici navigatori e commercianti si sono scoperte nuove vie di commercio, attraverso la via della seta e quella dei nuovi continenti. In tutto ciò l'Italia a pezzi contribuì allo sviluppo, al progresso e alla ricchezza. Ai nostri tempi reali le prodezze siedono da sole, la politica gremisce e piange la sua sposa, l'Italia. ora tutti si lamentano di lei,. Colei che era stata la fortuna di taluni ora sono disgrazie per altri. Oh noi sfortunati, a chi dobbiamo i nostri lamenti? Tutti stiamo pagando una perfida e mala politica, siamo costretti a patire sazie ingiurie con beffe e inganni ed infamia empia ci turbano gli animi, le stelle e il cielo ci danno tristi segni. Che dolori, gravezze, che vergogna. I tristi fati ci attendono ancora. Miseri noi, una mala dolcezza abbiamo subito e il popolo si è avvelenato. Beati coloro che non furono mai felici e coloro che hanno ricevuto molto miele altresì si sono imbevuti di un amarissimo fiele. Adesso piangono tutti i potenti e il duro petto si scuotono, troppo tardi. I voti erano e sono oro colato. Or ora si accorgono quel oro è diventato sabbia di deserto.
Chi si lamenta oggi non ha mai ascoltato tappandosi le orecchie il lamento delle diomedee, ora con tantissimo ritardo si accorgono che le urne si sono svuotate dei voti, siamo rimasti figliastri di una patria matrigna. Tutti osanniamo l'inno nazionale di Mameli ma l'Italia, la nostra patria, dov'è? Gli stranieri si sono impadroniti di tutto e di tutti. Il nostro Signore sa come far girare la fortuna e le cose le sa volgere con una ruota peggio, pessima e maligna e con nuove arti sozze sa variarle. Ai nostri politici con una dea bendata abbiamo dato le nostre orecchie e come sordi i nostri voti. Non si possono serrare i poteri dei liberi popoli in un pugno e non temono gli effetti climatici della loro potenza naturale ma quella dei politici e arroganti sì. Non si dannano ad offendere la nostra imperiale maestranza. Guardate politici ciò che avete fatto e state facendo alla povera gente inerme. Quella gente non vi riconosce più e non si recano alle urne come una volta, quando ci si metteva in fila e tutti in coda fino a tarda notte per votare. Sembrava una festa mentre oggi si celebrano funerali. Le nostre forze sono cessate di essere nostre, anche di quelle si sono impadroniti. Cosa ci può capitare di peggio? Pu…na fortuna. Sei stata una pessima matrigna più crudele di un morso di un serpente velenosissimo come quello a sonagli. Tantissime sono le pene trascorse e lacrime non abbiamo più da versare.
Vincenzo Santovito- Osservatore Civico