Turismo
Gli ori e “I tesori nel Museo di Canosa” di Puglia
In mostra in Messico e sulla rivista “Archeo attualità del passato”
Canosa - venerdì 26 luglio 2024
9.14
Mentre, si continua a parlare degli "Ori di Canosa" attualmente esposti al Museo Nazionale de Antropologìa a Città del Messico, a molti non è sfuggito di leggere "Tesori nel Museo di Canosa", il titolo di copertina della rivista "Archeo attualità del passato" del mese di luglio. In pochi giorni questa rivista, la prima in Italia di divulgazione del mondo dell'archeologia, è andata letteralmente a ruba nelle edicole di Canosa di Puglia e nella BAT. "Per Ammirare i Tesori della Daunia", inizia così l'articolo a firma di Giampiero Galasso dedicato al nuovo allestimento del Museo Archeologico Nazionale di Canosa di Puglia, nel Palazzo Sinesi in via J. F. Kennedy n.18, che "esalta il pregio dei reperti delle sue collezioni , testimonianze della fioritura di questo territorio nei secoli che precedettero la romanizzazione." Da non perdere la rivista "Archeo attualità del passato" n.473 di luglio 2024 che riporta foto, storia ed approfondimenti sui "Tesori nel Museo di Canosa" da parte del giornalista Giampiero Galasso, archeologo professionista con esperienza trentennale nel recupero e nella valorizzazione del patrimonio archeologico e autore di numerose pubblicazioni di carattere divulgativo sull'archeologia e i beni culturali.
Dalla rivista "Archeo attualità del passato" alla mostra "Forme e colori dell'Italia preromana. Canosa di Puglia" che è stata inaugurata lo scorso 12 luglio nel Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico, nell'ambito di uno dei progetti de "Il racconto della bellezza", il programma di collaborazione tra la Direzione generale Musei e la Direzione generale Diplomazia pubblica e culturale del Ministero degli Affari Esteri, mirato a promuovere all'estero il patrimonio culturale italiano. La mostra, dopo essere stata ospitata negli Istituti Italiani di Cultura di Santiago del Cile, Buenos Aires e San Paolo del Brasile, è giunta alla sua tappa finale a Città del Messico, dove, grazie alla collaborazione della Secretarìa de Cultura, dell'Instituto Nacional de Antropologìa e Historia e del Museo Nacional di Antropologìa, rimarrà esposta nel Salone delle Esposizioni Internazionali del Museo fino al 29 settembre 2024. Il progetto, che si inserisce in questa occasione nel programma di iniziative che celebrano i 150 anni delle relazioni diplomatiche tra Italia e Messico, è curato da Massimo Osanna e da Luca Mercuri e vede come partner la Direzione regionale Musei nazionali Puglia e il Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
I materiali provengono dai depositi e dalle collezioni di alcuni dei principali musei della Puglia, il Museo Archeologico Nazionale di Canosa di Puglia, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, il Museo Archeologico di Santa Scolastica di Bari, nonché della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia e della Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo. In mostra sono presenti anche reperti recuperati durante le operazioni di contrasto al commercio clandestino di beni culturali condotte dal Comando Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale.
L'esposizione illustra un momento significativo della storia dell'Italia antica, precedente all'unificazione portata a termine da Roma, e si concentra sui Dauni, una popolazione che abitava l'area settentrionale dell'attuale Puglia e parte della Basilicata. I reperti – armature, ceramiche, gioielli e ornamenti – raccontano Canosa di Puglia, uno dei centri più importanti del distretto daunio. Qui, tra il IV e il II secolo a.C., i "Principi", personalità di spicco dell'élite locale, furono sepolti in ipogei (tombe a camera familiari, scavate nel tufo locale) con un ricco corredo funerario che esibiva lo status sociale del defunto alla comunità. Tra tutti spiccano i vasi policromi e plastici, arricchiti da figurine applicati, che rappresentano una produzione peculiare e originale delle botteghe canosine dell'epoca.
Per celebrare la tappa finale della mostra, in considerazione del prestigio della sede che la ospita, il percorso si è arricchito di due oggetti straordinari: un diadema in oro e pietre preziose, decorato da fiori, bacche e foglie mobili, e uno scettro in lamina aurea, custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto, diretto da Stella Falzone. Le opere provengono da una tomba monumentale rinvenuta a Canosa e appartenente ad una famiglia aristocratica vissuta fra la fine del III e gli inizi del II secolo a.C. I preziosi manufatti appartenevano ad una donna, sicuramente di rango regale, di cui possiamo forse ricostruire il nome di Opaka Sabaleida, inciso su un contenitore di argento rinvenuto nel corredo tombale.
Riproduzione@riservata
Dalla rivista "Archeo attualità del passato" alla mostra "Forme e colori dell'Italia preromana. Canosa di Puglia" che è stata inaugurata lo scorso 12 luglio nel Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico, nell'ambito di uno dei progetti de "Il racconto della bellezza", il programma di collaborazione tra la Direzione generale Musei e la Direzione generale Diplomazia pubblica e culturale del Ministero degli Affari Esteri, mirato a promuovere all'estero il patrimonio culturale italiano. La mostra, dopo essere stata ospitata negli Istituti Italiani di Cultura di Santiago del Cile, Buenos Aires e San Paolo del Brasile, è giunta alla sua tappa finale a Città del Messico, dove, grazie alla collaborazione della Secretarìa de Cultura, dell'Instituto Nacional de Antropologìa e Historia e del Museo Nacional di Antropologìa, rimarrà esposta nel Salone delle Esposizioni Internazionali del Museo fino al 29 settembre 2024. Il progetto, che si inserisce in questa occasione nel programma di iniziative che celebrano i 150 anni delle relazioni diplomatiche tra Italia e Messico, è curato da Massimo Osanna e da Luca Mercuri e vede come partner la Direzione regionale Musei nazionali Puglia e il Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
I materiali provengono dai depositi e dalle collezioni di alcuni dei principali musei della Puglia, il Museo Archeologico Nazionale di Canosa di Puglia, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, il Museo Archeologico di Santa Scolastica di Bari, nonché della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia e della Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo. In mostra sono presenti anche reperti recuperati durante le operazioni di contrasto al commercio clandestino di beni culturali condotte dal Comando Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale.
L'esposizione illustra un momento significativo della storia dell'Italia antica, precedente all'unificazione portata a termine da Roma, e si concentra sui Dauni, una popolazione che abitava l'area settentrionale dell'attuale Puglia e parte della Basilicata. I reperti – armature, ceramiche, gioielli e ornamenti – raccontano Canosa di Puglia, uno dei centri più importanti del distretto daunio. Qui, tra il IV e il II secolo a.C., i "Principi", personalità di spicco dell'élite locale, furono sepolti in ipogei (tombe a camera familiari, scavate nel tufo locale) con un ricco corredo funerario che esibiva lo status sociale del defunto alla comunità. Tra tutti spiccano i vasi policromi e plastici, arricchiti da figurine applicati, che rappresentano una produzione peculiare e originale delle botteghe canosine dell'epoca.
Per celebrare la tappa finale della mostra, in considerazione del prestigio della sede che la ospita, il percorso si è arricchito di due oggetti straordinari: un diadema in oro e pietre preziose, decorato da fiori, bacche e foglie mobili, e uno scettro in lamina aurea, custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto, diretto da Stella Falzone. Le opere provengono da una tomba monumentale rinvenuta a Canosa e appartenente ad una famiglia aristocratica vissuta fra la fine del III e gli inizi del II secolo a.C. I preziosi manufatti appartenevano ad una donna, sicuramente di rango regale, di cui possiamo forse ricostruire il nome di Opaka Sabaleida, inciso su un contenitore di argento rinvenuto nel corredo tombale.
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