Politica
Il Presidente della Provincia scrive al ministro Filippo Patroni Griffi
La Provincia che rappresento è tra le ultime ad esser nata. E' meglio impegnare qualche mese in più anzichè approvare con decreto legge
BAT - mercoledì 14 novembre 2012
16.16
Pregiatissimo Ministro Filippo PATRONI GRIFFI,
è fonte di generale e marcato disorientamento quanto sta avvenendo sul riordino delle Province tra soppressioni e accorpamenti. Tanti i livelli coinvolti: da quello politico-istituzionale a quello economico-sociale che sollevano forti perplessità. Verrebbe da dire che se il rimedio è peggio del male, meglio sarebbe lasciare le cose come sono. Ma non è per niente così!
Il nostro Paese ha bisogno di riforme, da tempo sappiamo di non poter procedere in abbrivio, bisogna sterzare ed accelerare, sapendo che facendolo contemporaneamente, però, si cappotta. Perciò fa specie pensare che una tale aberrazione – da ultimo tradotta nel Decreto Legge 188 del 5 novembre scorso - sia frutto di tecnici molto apprezzati che nell'occasione, evidentemente, stanno difettando di avvedutezza.
Infatti, sono molte le questioni ed i quesiti che meritano di essere posti. Questioni che rendono labili i provvedimenti in itinere i quali, pur apparendo fondamentali agli occhi di chi ci guarda, dal sistema Italia al contesto europeo ed internazionale, sul piano sostanziale conseguono poco o nulla, solo fumo negli occhi che acceca e fa perdere la traccia.
Che il nostro Paese abbia bisogno di una cura dimagrante per alleggerire il proprio peso istituzionale, molto spesso ingombrante ed insopportabile per tutti i cittadini ed il sistema produttivo in particolar modo, ne sono fortemente convinto. Per questo ritengo che l'iter intrapreso dall'ultimo governo politico e legittimato dal voto popolare sia l'unico corretto e serio: quello della riforma costituzionale che modifichi tutti gli assetti, dal Parlamento, alle Regioni, alle Province, ai Comuni.
Ma si potrà obiettare che i tempi necessari per realizzare tale riforma non sono compatibili per la continue emergenze in cui gravita il nostro Paese. E' vero, ma è meglio impegnare qualche mese in più anzichè approvare con decreto legge, tra l'altro, un riordino solo delle Province ed avviare l'iter costitutivo delle Città Metropolitane la cui istituzione era stata prevista ben 22 anni fa (L. 142 del 1990). Del resto, nessuna garanzia sul buon fine viene assicurata da provvedimenti pasticciati di dubbia legittimità costituzionale che disorientano le Comunità interessate e creano un caos istituzionale.
Quindi Le chiedo:
1° La Corte Costituzionale ha recentemente rinviato la decisione sui ricorsi regionali. Non Le sembra un chiaro intendimento di voler lasciare alla politica ogni decisione affinché si possano prefigurare soluzioni e tempi adeguati? Non si può con righello o colpo di spugna cancellare identità territoriali storiche, culturali ed economiche.
2° In una condizione in cui serve chiarezza di intendimenti ma altrettanta chiarezza sul percorso da seguire, se discutibile è già la coerenza tra gli obiettivi dichiarati di risparmio della spesa pubblica e la cancellazione/accorpamento di Province, non crede che proprio il percorso da Lei previsto sia particolarmente accidentato se non impossibile, oltre che dannoso? Come si può pensare in poco più di 6/7 mesi, riorganizzare l'assetto delle Province in tutt'Italia, peraltro in una fase elettorale che interesserà diversi livelli istituzionali e territoriali (Parlamento, Capo dello Stato, alcune Regioni quali Lazio e Lombardia)?
La Provincia che rappresento è tra le ultime ad esser nata. Per arrivare a costituirla, dopo la legge istitutiva del 2004, sono trascorsi ben cinque anni nei quali ha dovuto lavorare sodo il Commissario Governativo, incaricato di traghettare nella nuova Provincia personale, patrimonio e creare le condizioni per un naturale insediamento dei nuovi Organi elettivi. Ciononostante scarsi ed onerosi sono stati i risultati dell'allora Commissario, il Prefetto Capriulo. Nel 2009, con le prime elezioni, ci siamo trovati a partire sostanzialmente da zero: nemmeno una penna con cui scrivere, figuriamoci personale e patrimonio!
3° Pertanto, Le chiedo in ultimo: crede davvero possibile che i Presidenti incaricati, o chi per loro, possano realizzare nel giro di pochi alcuni mesi tutti gli adempimenti necessari per il nuovo assetto trasferendo funzioni, personale e così via? E con quali costi sociali, economici e finanziari in senso stretto? Si ha idea del risparmio effettivo, se mai potrà essercene? Con quali benefici concreti? Un nostro detto recita che "la cera si consuma e la processione non cammina". E' evidente che la "processione" avrebbe dovuto seguire un percorso completamente diverso.
Al punto in cui siamo, il provvedimento è al vaglio parlamentare diventando strumento dei contrapposti schieramenti che finora, francamente, avrebbero dovuto dare altre risposte perché più efficaci e concretamente rispondenti agli obiettivi di riduzione dei costi della politica: riduzione dei parlamentari e del numero degli amministratori regionali, riorganizzazione delle competenze tra Camera e Senato e superamento dell'attuale duplicazione di funzioni. Senza dire, se non soprattutto, della soppressione dei tantissimi livelli intermedi di governo pubblico, o presunto tale, che sfuggono al controllo sociale con costi enormi, come dimostrato da autorevoli e ben noti studi. Per liquidare enti intermedi e società partecipate, consorzi ed altri, non serve nemmeno una legge speciale, basta applicare il Codice Civile.
Il costo della politica provinciale nella BAT incide per 1,5 euro all'anno per abitante: l'inefficienza si annida qui o altrove? È proprio questo che ci chiedeva la lettera di Mario Draghi e di Jean-Claude Trichet o, meglio, la successiva comunicazione dell'UE dello scorso 4 novembre?
Affermavo inizialmente che il rimedio è peggio del male! La proposta di riordino delle Province è, perciò, davvero irricevibile; il Parlamento se ne dovrà fare carico. Di qui l'appello ai Segretari di Partito acchè sia restituito al mittente l'attuale perverso disegno e si abbia il coraggio di affrontare nel merito i problemi sui quali tutti aspettano una risposta seria e realizzabile, in barba all'antipolitica di moda. Stanarne le ragioni di fondo è l'unica verità che merita risposte.
Francesco VENTOLA
è fonte di generale e marcato disorientamento quanto sta avvenendo sul riordino delle Province tra soppressioni e accorpamenti. Tanti i livelli coinvolti: da quello politico-istituzionale a quello economico-sociale che sollevano forti perplessità. Verrebbe da dire che se il rimedio è peggio del male, meglio sarebbe lasciare le cose come sono. Ma non è per niente così!
Il nostro Paese ha bisogno di riforme, da tempo sappiamo di non poter procedere in abbrivio, bisogna sterzare ed accelerare, sapendo che facendolo contemporaneamente, però, si cappotta. Perciò fa specie pensare che una tale aberrazione – da ultimo tradotta nel Decreto Legge 188 del 5 novembre scorso - sia frutto di tecnici molto apprezzati che nell'occasione, evidentemente, stanno difettando di avvedutezza.
Infatti, sono molte le questioni ed i quesiti che meritano di essere posti. Questioni che rendono labili i provvedimenti in itinere i quali, pur apparendo fondamentali agli occhi di chi ci guarda, dal sistema Italia al contesto europeo ed internazionale, sul piano sostanziale conseguono poco o nulla, solo fumo negli occhi che acceca e fa perdere la traccia.
Che il nostro Paese abbia bisogno di una cura dimagrante per alleggerire il proprio peso istituzionale, molto spesso ingombrante ed insopportabile per tutti i cittadini ed il sistema produttivo in particolar modo, ne sono fortemente convinto. Per questo ritengo che l'iter intrapreso dall'ultimo governo politico e legittimato dal voto popolare sia l'unico corretto e serio: quello della riforma costituzionale che modifichi tutti gli assetti, dal Parlamento, alle Regioni, alle Province, ai Comuni.
Ma si potrà obiettare che i tempi necessari per realizzare tale riforma non sono compatibili per la continue emergenze in cui gravita il nostro Paese. E' vero, ma è meglio impegnare qualche mese in più anzichè approvare con decreto legge, tra l'altro, un riordino solo delle Province ed avviare l'iter costitutivo delle Città Metropolitane la cui istituzione era stata prevista ben 22 anni fa (L. 142 del 1990). Del resto, nessuna garanzia sul buon fine viene assicurata da provvedimenti pasticciati di dubbia legittimità costituzionale che disorientano le Comunità interessate e creano un caos istituzionale.
Quindi Le chiedo:
1° La Corte Costituzionale ha recentemente rinviato la decisione sui ricorsi regionali. Non Le sembra un chiaro intendimento di voler lasciare alla politica ogni decisione affinché si possano prefigurare soluzioni e tempi adeguati? Non si può con righello o colpo di spugna cancellare identità territoriali storiche, culturali ed economiche.
2° In una condizione in cui serve chiarezza di intendimenti ma altrettanta chiarezza sul percorso da seguire, se discutibile è già la coerenza tra gli obiettivi dichiarati di risparmio della spesa pubblica e la cancellazione/accorpamento di Province, non crede che proprio il percorso da Lei previsto sia particolarmente accidentato se non impossibile, oltre che dannoso? Come si può pensare in poco più di 6/7 mesi, riorganizzare l'assetto delle Province in tutt'Italia, peraltro in una fase elettorale che interesserà diversi livelli istituzionali e territoriali (Parlamento, Capo dello Stato, alcune Regioni quali Lazio e Lombardia)?
La Provincia che rappresento è tra le ultime ad esser nata. Per arrivare a costituirla, dopo la legge istitutiva del 2004, sono trascorsi ben cinque anni nei quali ha dovuto lavorare sodo il Commissario Governativo, incaricato di traghettare nella nuova Provincia personale, patrimonio e creare le condizioni per un naturale insediamento dei nuovi Organi elettivi. Ciononostante scarsi ed onerosi sono stati i risultati dell'allora Commissario, il Prefetto Capriulo. Nel 2009, con le prime elezioni, ci siamo trovati a partire sostanzialmente da zero: nemmeno una penna con cui scrivere, figuriamoci personale e patrimonio!
3° Pertanto, Le chiedo in ultimo: crede davvero possibile che i Presidenti incaricati, o chi per loro, possano realizzare nel giro di pochi alcuni mesi tutti gli adempimenti necessari per il nuovo assetto trasferendo funzioni, personale e così via? E con quali costi sociali, economici e finanziari in senso stretto? Si ha idea del risparmio effettivo, se mai potrà essercene? Con quali benefici concreti? Un nostro detto recita che "la cera si consuma e la processione non cammina". E' evidente che la "processione" avrebbe dovuto seguire un percorso completamente diverso.
Al punto in cui siamo, il provvedimento è al vaglio parlamentare diventando strumento dei contrapposti schieramenti che finora, francamente, avrebbero dovuto dare altre risposte perché più efficaci e concretamente rispondenti agli obiettivi di riduzione dei costi della politica: riduzione dei parlamentari e del numero degli amministratori regionali, riorganizzazione delle competenze tra Camera e Senato e superamento dell'attuale duplicazione di funzioni. Senza dire, se non soprattutto, della soppressione dei tantissimi livelli intermedi di governo pubblico, o presunto tale, che sfuggono al controllo sociale con costi enormi, come dimostrato da autorevoli e ben noti studi. Per liquidare enti intermedi e società partecipate, consorzi ed altri, non serve nemmeno una legge speciale, basta applicare il Codice Civile.
Il costo della politica provinciale nella BAT incide per 1,5 euro all'anno per abitante: l'inefficienza si annida qui o altrove? È proprio questo che ci chiedeva la lettera di Mario Draghi e di Jean-Claude Trichet o, meglio, la successiva comunicazione dell'UE dello scorso 4 novembre?
Affermavo inizialmente che il rimedio è peggio del male! La proposta di riordino delle Province è, perciò, davvero irricevibile; il Parlamento se ne dovrà fare carico. Di qui l'appello ai Segretari di Partito acchè sia restituito al mittente l'attuale perverso disegno e si abbia il coraggio di affrontare nel merito i problemi sui quali tutti aspettano una risposta seria e realizzabile, in barba all'antipolitica di moda. Stanarne le ragioni di fondo è l'unica verità che merita risposte.
Francesco VENTOLA