Territorio
L’uomo non sfrutti mai l’altro uomo
Le riflessioni sul lavoro di Fabrizio Metta
Canosa - sabato 6 maggio 2017
18.48
Il 1° Maggio scorso, sono andato al Santuario dell'Incoronata, a pochi chilometri da Foggia ed ho "partecipato" alla santa messa. Durante l'omelia, il sacerdote, appartenente all'Ordine fondato da Don Orione ha letto e commentato il documento che segue:
(...) Proletariato della risaia, in piedi!
Un orizzonte nuovo si schiude, una coscienza sociale nuova si va elaborando alla luce di quella civiltà cristiana, progressiva sempre, che è fiore di Vangelo. Lavoratori e lavoratrici della risaia, nel nome di Cristo, che è nato povero, vissuto povero, morto povero: che tra i poveri visse, che lavorò come voi, amando i poveri e quelli che lavoravano: nel nome di Cristo, è suonata l'ora della vostra riscossa. Il vostro lavoro deve essere adatto e limitato alle vostre forze e al vostro sesso: la vostra paga dev'essere proporzionata ai vostri sudori e al vostro bisogno: le vostre condizioni devono essere meno disagiate; più umane, più cristiane. È il diritto, il vostro diritto.
(...) Noi cattolici, e come tali e come cittadini, ingaggeremo quest'anno la battaglia per le otto ore in risaia. Non lasciatevi sfruttare dal caporalato; non lasciatevi intimidire dalle minacce dei padroni; non prestatevi a certe manovre, che riescono sempre a danno vostro. E, occorrendo, legalmente, sì, ma insorgete! Unitevi contro i crumiri, e attenti a voi a non lasciarvi ingannare da un orario di lavoro oltre le otto
ore.
(...) Unitevi tutti e siate solidali! Se tutti i paesi della diocesi che danno lavoratori alla risaia saranno collegati da una fitta, solida e cristiana rete di organizzazione risaiola, noi vi condurremo a certa vittoria. Per le vostre rivendicazioni, per l'intima giustizia della vostra santa causa, non ci daremo pace della povera gente, che se ne va a sacrificarsi nelle marcite della risaia e nella malaria, forzatamente lontana dalla famiglia, per guadagnarsi un pezzo di pane. Ma sfruttatori non sono sempre né soltanto i padroni; i padroni sono quel che sono: ve n'è di cattivi e ven'è di buoni; sfruttatori indegni però sono anche e sono sempre quelli che, per loro loschi disegni, abusano perfidamente di voi: che vi offrono un pane, ma vi avvelenano l'anima: che vi predicano l'odio, e vi strappano la fede, che è il grande conforto della vita presente e la base della vita futura. Lavoratori e lavoratrici delle risaie, guardatevi dai socialisti e dalle socialiste, non fidatevi di chi non ha religione; chi non ha religione non avrà coscienza: non ve ne fidate mai.
(...) Benedetti da Dio e dalla Chiesa, lavoreremo per voi, o fratelli e vinceremo con voi. Troverete lavoro tutti, avrete tutti paga rispondente: assistenza morale e religiosa; riposo festivo; tutela dei diritti inerenti al lavoro (tariffe, orari, applicazione della legislazione sanitaria); dignità di alloggiamenti. Vi difenderemo in tutto ciò che è giusto; realizzeremo le vostre legittime aspirazioni, e, valendoci delle apposite leggi, vigileremo, assisteremo, affrancheremo.
(...) «L'unione fa la forza»! Ogni catena che toglie la libertà di figli di Dio si deve spezzare; ogni schiavitù si deve abolire: ogni servaggio deve finire, e finire per sempre. Ogni sfruttamento di uomo su uomo dev'essere soppresso, nel nome di Cristo. La divina virtù di questo nome, e la vostra onorata condotta di lavoratori cristiani, come vi porteranno all'adempimento di ogni dovere, così vi daranno la rivendicazione di ogni diritto. Proletariato della risaia, in piedi! Apri gli occhi e vedi! No! Non daremo pace né dì né notte agli sfruttatori l'aurora smagliante che sorge: essa è per te, è la tua giornata! Avanti, o proletariato, avanti portando con te le grandi forze morali della tua fede e del tuo lavoro;un'era si apre: è il mondo che si rinnova! Il Signore Iddio tuo è con te: cammina alla luce di Dio, e nessuno potrà più arrestare la tua marcia trionfale. Pel tuo interesse, per la tua dignità, per la tua anima!
Proletariato della risaia, in piedi e avanti!- Dal periodico «La Val Staffera», a. I, n. 2, del 18-V-1919.
Il lavoro delle mondine (donne che lavoravano nelle risaie ) consisteva nello stare per l'intera giornata, con l'acqua fino alle ginocchia, a pedi nudi e con la schiena curva. Il lavoro era di per sé molto faticoso , praticato da donne di basso ceto sociale. La condizione d'impiego di queste lavoratrici erano pessime : circa 12 ore di lavoro al giorno in risaia con una retribuzione inferiore a quella degli uomini.Tale situazione portò agli inizi del '900 ad una protesta collettiva atta a regolarizzare la posizione delle mondine attribuendole non più di 8 ore di lavoro al giorno pagate con un salario consono alla fatica. Si pervenne ad un buon risultato tra il 1906 ed il 1909, quando alcuni ( e solo alcuni) del vercellese accolsero le richieste delle mondine approvando regolamenti idonei alla tipologia di lavoro prevista.
L'articolo è stato scritto da Don Luigi Orione(Pontecurone 1872-1940) che è uno dei giganti della Chiesa Cattolica, fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza e canonizzato da Papa Giovanni Paolo II nel 2004 definito "stratega di carità". Dal 1950, la Comunità del Santuario della Incoronata fa parte della Piccola Opera della Divina Provvidenza. L'articolo è contrassegnato da una forte dimensione sociale, solidarietà per le povertà (non solo materiali) e mostra la lungimiranza di Don Orione sui temi del lavoro. Il documento, ancora oggi, è "rivoluzionario" nei toni e nei contenuti. Straordinario il documento per la sua forza e per il richiamo al risveglio delle coscienze collettive ed umane intorno a tematiche inerenti le politiche del lavoro e del rispetto della dignità dei lavoratori. Straordinario il documento , perché è testimonianza dell'impegno della Chiesa, in un periodo difficile, su tematiche sociali. Straordinario il documento perché scritto da Don Orione che ha speso la sua vita a realizzare opere (innumerevoli) di sostegno all'umanità e di solidarietà alle sofferenze , non solo fisiche, presenti, ancora oggi, nel mondo. Straordinario il documento perché ognuno ci si può ritrovare pur nella diversità di culture, di convinzioni politiche e di credo religioso. A tutti è capitato di visitare un santuario o una chiesa in un giorno di festa: per il gran numero di persone si crea una situazione tale da rendere difficile predisporsi con la dovuta concentrazione e raccoglimento a partecipare al rito della Santa Messa. Invece, è stato straordinario che, durante l'omelia, l'assemblea ha seguito con il massimo silenzio e partecipazione emotiva.
Fabrizio Metta
(...) Proletariato della risaia, in piedi!
Un orizzonte nuovo si schiude, una coscienza sociale nuova si va elaborando alla luce di quella civiltà cristiana, progressiva sempre, che è fiore di Vangelo. Lavoratori e lavoratrici della risaia, nel nome di Cristo, che è nato povero, vissuto povero, morto povero: che tra i poveri visse, che lavorò come voi, amando i poveri e quelli che lavoravano: nel nome di Cristo, è suonata l'ora della vostra riscossa. Il vostro lavoro deve essere adatto e limitato alle vostre forze e al vostro sesso: la vostra paga dev'essere proporzionata ai vostri sudori e al vostro bisogno: le vostre condizioni devono essere meno disagiate; più umane, più cristiane. È il diritto, il vostro diritto.
(...) Noi cattolici, e come tali e come cittadini, ingaggeremo quest'anno la battaglia per le otto ore in risaia. Non lasciatevi sfruttare dal caporalato; non lasciatevi intimidire dalle minacce dei padroni; non prestatevi a certe manovre, che riescono sempre a danno vostro. E, occorrendo, legalmente, sì, ma insorgete! Unitevi contro i crumiri, e attenti a voi a non lasciarvi ingannare da un orario di lavoro oltre le otto
ore.
(...) Unitevi tutti e siate solidali! Se tutti i paesi della diocesi che danno lavoratori alla risaia saranno collegati da una fitta, solida e cristiana rete di organizzazione risaiola, noi vi condurremo a certa vittoria. Per le vostre rivendicazioni, per l'intima giustizia della vostra santa causa, non ci daremo pace della povera gente, che se ne va a sacrificarsi nelle marcite della risaia e nella malaria, forzatamente lontana dalla famiglia, per guadagnarsi un pezzo di pane. Ma sfruttatori non sono sempre né soltanto i padroni; i padroni sono quel che sono: ve n'è di cattivi e ven'è di buoni; sfruttatori indegni però sono anche e sono sempre quelli che, per loro loschi disegni, abusano perfidamente di voi: che vi offrono un pane, ma vi avvelenano l'anima: che vi predicano l'odio, e vi strappano la fede, che è il grande conforto della vita presente e la base della vita futura. Lavoratori e lavoratrici delle risaie, guardatevi dai socialisti e dalle socialiste, non fidatevi di chi non ha religione; chi non ha religione non avrà coscienza: non ve ne fidate mai.
(...) Benedetti da Dio e dalla Chiesa, lavoreremo per voi, o fratelli e vinceremo con voi. Troverete lavoro tutti, avrete tutti paga rispondente: assistenza morale e religiosa; riposo festivo; tutela dei diritti inerenti al lavoro (tariffe, orari, applicazione della legislazione sanitaria); dignità di alloggiamenti. Vi difenderemo in tutto ciò che è giusto; realizzeremo le vostre legittime aspirazioni, e, valendoci delle apposite leggi, vigileremo, assisteremo, affrancheremo.
(...) «L'unione fa la forza»! Ogni catena che toglie la libertà di figli di Dio si deve spezzare; ogni schiavitù si deve abolire: ogni servaggio deve finire, e finire per sempre. Ogni sfruttamento di uomo su uomo dev'essere soppresso, nel nome di Cristo. La divina virtù di questo nome, e la vostra onorata condotta di lavoratori cristiani, come vi porteranno all'adempimento di ogni dovere, così vi daranno la rivendicazione di ogni diritto. Proletariato della risaia, in piedi! Apri gli occhi e vedi! No! Non daremo pace né dì né notte agli sfruttatori l'aurora smagliante che sorge: essa è per te, è la tua giornata! Avanti, o proletariato, avanti portando con te le grandi forze morali della tua fede e del tuo lavoro;un'era si apre: è il mondo che si rinnova! Il Signore Iddio tuo è con te: cammina alla luce di Dio, e nessuno potrà più arrestare la tua marcia trionfale. Pel tuo interesse, per la tua dignità, per la tua anima!
Proletariato della risaia, in piedi e avanti!- Dal periodico «La Val Staffera», a. I, n. 2, del 18-V-1919.
Il lavoro delle mondine (donne che lavoravano nelle risaie ) consisteva nello stare per l'intera giornata, con l'acqua fino alle ginocchia, a pedi nudi e con la schiena curva. Il lavoro era di per sé molto faticoso , praticato da donne di basso ceto sociale. La condizione d'impiego di queste lavoratrici erano pessime : circa 12 ore di lavoro al giorno in risaia con una retribuzione inferiore a quella degli uomini.Tale situazione portò agli inizi del '900 ad una protesta collettiva atta a regolarizzare la posizione delle mondine attribuendole non più di 8 ore di lavoro al giorno pagate con un salario consono alla fatica. Si pervenne ad un buon risultato tra il 1906 ed il 1909, quando alcuni ( e solo alcuni) del vercellese accolsero le richieste delle mondine approvando regolamenti idonei alla tipologia di lavoro prevista.
L'articolo è stato scritto da Don Luigi Orione(Pontecurone 1872-1940) che è uno dei giganti della Chiesa Cattolica, fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza e canonizzato da Papa Giovanni Paolo II nel 2004 definito "stratega di carità". Dal 1950, la Comunità del Santuario della Incoronata fa parte della Piccola Opera della Divina Provvidenza. L'articolo è contrassegnato da una forte dimensione sociale, solidarietà per le povertà (non solo materiali) e mostra la lungimiranza di Don Orione sui temi del lavoro. Il documento, ancora oggi, è "rivoluzionario" nei toni e nei contenuti. Straordinario il documento per la sua forza e per il richiamo al risveglio delle coscienze collettive ed umane intorno a tematiche inerenti le politiche del lavoro e del rispetto della dignità dei lavoratori. Straordinario il documento , perché è testimonianza dell'impegno della Chiesa, in un periodo difficile, su tematiche sociali. Straordinario il documento perché scritto da Don Orione che ha speso la sua vita a realizzare opere (innumerevoli) di sostegno all'umanità e di solidarietà alle sofferenze , non solo fisiche, presenti, ancora oggi, nel mondo. Straordinario il documento perché ognuno ci si può ritrovare pur nella diversità di culture, di convinzioni politiche e di credo religioso. A tutti è capitato di visitare un santuario o una chiesa in un giorno di festa: per il gran numero di persone si crea una situazione tale da rendere difficile predisporsi con la dovuta concentrazione e raccoglimento a partecipare al rito della Santa Messa. Invece, è stato straordinario che, durante l'omelia, l'assemblea ha seguito con il massimo silenzio e partecipazione emotiva.
Fabrizio Metta