Eventi e cultura
La 'pegnète' di CanoSIamo a Roma
La tradizione raccontata dal Maestro Peppino di Nunno
Italia - giovedì 16 febbraio 2023
22.39
CanoSIamo, l'associazione dei Canosini di Roma ha reso noto sui social che ha organizzato la rottura della "Pegnète", in calendario domenica 19 febbraio 2023, a partire dalle ore 13,00 nella capitale . "Proviamo a far rivivere a Roma la tradizionale festa di fine Carnevale. Ci incontreremo nel Centro Socioculturale del Municipio XI, allocato nell'edificio in Via Greve n. 63 che ospita la 'Scuola di Arte Cinematografica' intitolata al grande e indimenticabile Gian Maria Volontè. Con mascherine, trombette, fischietti, taralli e vino di Canosa, - conclude il presidente di CanoSIamo, Salvatore Paulicelli - diremo addio al Carnevale 2023. Musica live, karaoke,e balli, quadriglia canosina compresa, un abbondanza"
Il libro di dialettologia di Giuseppe Di Nunno "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino" pubblicato nel 2015, riporta che la "pegnète (sost. f.): è la pignatta, pentola di terracotta per cuocere le vivande. Etimo spagnolo piñata (pentola di terracotta). Il lessico è presente anche in Messico. La tradizione approdata dalla Spagna, collocata all'inizio della Quaresima, ha origine tramite i Missionari cristiani dal Messico. Anche i Maya Indigeni del Messico con l'auspicio della Primavera facevano un gioco in cui i partecipanti bendati dovevano colpire una pignatta di terracotta sospesa a una corda. Actualmente es posible conseguir piñatas de barro en diferentes poblaciones del país, sin embargo es en Acolman, Estado de México, donde año con año se lleva a cabo la Feria de la piñata. Noi Italiani come ... i Maya!
La radice latina riconduce al termine "pinea", pigna, per la forma della pentola. Nel diminuitivo: "u pegnatìdde". Il termine omonimo, "pegnète" indica anche il mattone di terracotta per l'edilizia. Nella tradizione tipica del periodo carnevalesco, la pentolaccia è un gioco tradizionale dove i giocatori, bendati, devono colpire a turno una pentola di cartapesta (o una scatola di cartone decorata con festoni), riempita in precedenza di dolciumi, coriandoli, stelle filanti. La tradizione era fissata alla Domenica dopo il Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima. La tradizione è presente in molte Regioni d'Italia del Nord e del Centro del Sud. Nel Salento la pignata (cioè la pentolaccia) veniva appesa al soffitto e i bambini dovevano romperla per prendere i dolci.
A Canosa di Puglia. la pignatta era di terracotta e riempita di dolciumi. "Venivo bendato e dovevo colpire con una mazza- ricorda il Maestro Peppino Di Nunno - la pentola a casa di mio nonno nella festa tradizionale. I bambini poi a terra si volgevano a raccogliere i dolciumi! In Puglia si rompeva la pignatta di creta riempita di prodotti delle terra cui si aggiungevano cioccolatini e caramelle. Gli adulti, bendati, dovevano rompere il recipiente; al termine si usava consumare una focaccia ripiena di verdura, cipolla e dei taralli con vino bianco. Nel Salento- conclude il Maestro Peppino Di Nunno - la pignata (cioè la pentolaccia) veniva appesa al soffitto e i bambini dovevano romperla per prendere i dolci. Ma ora è un problema a trovare la pignatta di terracotta!"
Da non dimenticare il proverbio dialettale. "U chéule de la pegnèta ròtte", il fondo della pignata, che resta dopo la rottura. E anche i guai della pignata li sapeva il cucchiaio, per dire che ognuno conosce i propri guai. "li uèje de la pegnète, li sèpe la cucchjère".
E racchiusi dentro alla pignatta finivano i pensieri della testa: "cundènde e cutelète, la chèpa vòste jìnde a la pignète". Ma i guai ci sono ancora, e dove li mettiamo?
Riproduzione@riservata
Il libro di dialettologia di Giuseppe Di Nunno "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino" pubblicato nel 2015, riporta che la "pegnète (sost. f.): è la pignatta, pentola di terracotta per cuocere le vivande. Etimo spagnolo piñata (pentola di terracotta). Il lessico è presente anche in Messico. La tradizione approdata dalla Spagna, collocata all'inizio della Quaresima, ha origine tramite i Missionari cristiani dal Messico. Anche i Maya Indigeni del Messico con l'auspicio della Primavera facevano un gioco in cui i partecipanti bendati dovevano colpire una pignatta di terracotta sospesa a una corda. Actualmente es posible conseguir piñatas de barro en diferentes poblaciones del país, sin embargo es en Acolman, Estado de México, donde año con año se lleva a cabo la Feria de la piñata. Noi Italiani come ... i Maya!
La radice latina riconduce al termine "pinea", pigna, per la forma della pentola. Nel diminuitivo: "u pegnatìdde". Il termine omonimo, "pegnète" indica anche il mattone di terracotta per l'edilizia. Nella tradizione tipica del periodo carnevalesco, la pentolaccia è un gioco tradizionale dove i giocatori, bendati, devono colpire a turno una pentola di cartapesta (o una scatola di cartone decorata con festoni), riempita in precedenza di dolciumi, coriandoli, stelle filanti. La tradizione era fissata alla Domenica dopo il Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima. La tradizione è presente in molte Regioni d'Italia del Nord e del Centro del Sud. Nel Salento la pignata (cioè la pentolaccia) veniva appesa al soffitto e i bambini dovevano romperla per prendere i dolci.
A Canosa di Puglia. la pignatta era di terracotta e riempita di dolciumi. "Venivo bendato e dovevo colpire con una mazza- ricorda il Maestro Peppino Di Nunno - la pentola a casa di mio nonno nella festa tradizionale. I bambini poi a terra si volgevano a raccogliere i dolciumi! In Puglia si rompeva la pignatta di creta riempita di prodotti delle terra cui si aggiungevano cioccolatini e caramelle. Gli adulti, bendati, dovevano rompere il recipiente; al termine si usava consumare una focaccia ripiena di verdura, cipolla e dei taralli con vino bianco. Nel Salento- conclude il Maestro Peppino Di Nunno - la pignata (cioè la pentolaccia) veniva appesa al soffitto e i bambini dovevano romperla per prendere i dolci. Ma ora è un problema a trovare la pignatta di terracotta!"
Da non dimenticare il proverbio dialettale. "U chéule de la pegnèta ròtte", il fondo della pignata, che resta dopo la rottura. E anche i guai della pignata li sapeva il cucchiaio, per dire che ognuno conosce i propri guai. "li uèje de la pegnète, li sèpe la cucchjère".
E racchiusi dentro alla pignatta finivano i pensieri della testa: "cundènde e cutelète, la chèpa vòste jìnde a la pignète". Ma i guai ci sono ancora, e dove li mettiamo?
Riproduzione@riservata