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La scuola come ambito di accoglienza e inclusione

Tre storie di progetti innovativi a scuola nati dal basso

Feste e torte multiculturali, gare di "MasterPizza" tra ragazzi speciali, un'intera scuola dentro un museo: storie concrete che dimostrano come l'accoglienza e l'inclusione all'interno delle mura scolastiche non solo siano possibili, ma permettano a ragazzi e docenti di crescere dando il meglio di sé nel dono reciproco. All'interno dell'incontro "La scuola come ambito di accoglienza e inclusione", primo di una serie di appuntamenti sul tema della scuola, Alberto Raffaelli, preside dell'Associazione Festival dell'Innovazione Scolastica, ha lanciato l'allarme: «Il tema dell'accoglienza e dell'inclusione nel contesto attuale non riguarda solo le situazioni di disagio, ma ogni allievo che varca la soglia della scuola. La "perdita del gusto di vivere", quell'idea di non valere niente è diventata tangibile con la pandemia in molti ragazzi». Al Meeting di Rimini in corso di svolgimento sono andate in scena tre storie di inventiva, collegialità e coprogettazione tra docenti, dirigenti e territorio.

Roberta Vioglio e Stefano Bozzone, docenti dell'Istituto di Istruzione Superiore Gae Aulenti (Valdilana) a indirizzo alberghiero, hanno raccontato il laboratorio "Mani in pasta", che dà l'opportunità ai ragazzi di accrescere la loro autostima tra biscotti e pasticcini. L'arrivo di due ragazzi "speciali", amici in competizione tra loro, ha dato il via a "MasterPizza", gioco ispirato al programma "MasterChef" con tanto di "mistery box" per creare "pizze speciali".

Alessandra Landini, dirigente scolastico dell'Istituto Comprensivo A. Manzoni di Reggio Emilia, ha ripercorso un'opportunità nata dai bisogni della pandemia: «Per garantire il distanziamento servivano spazi pubblici. L'idea è stata quella di andare al museo, e andarci tutti, in rotazione». Un'opportunità divenuta caso di studio unico in Europa, che durerà oltre la pandemia: «I ragazzi sono diventati "padroni" del museo, girando e sperimentando». Gli studenti hanno così «gustato la capacità di partire dai loro interessi per percorsi interdisciplinari».

Infine Marilena Pelonero, docente dell'Istituto Comprensivo Martin Luther King a Caltanissetta, ha ripercorso le direttrici sulle quali da dieci anni si muove il progetto "Scuola e persona" per valorizzare ogni persona al di là della provenienza e della sua cultura, con particolare riferimento ai minori stranieri non accompagnati. Tra gli ingredienti relazioni, scambi, amicizia e momenti di festa: «I genitori dei bambini italiani erano titubanti», ha spiegato Pelonero,«ma poi hanno visto lo sguardo lieto dei loro figli, che hanno raccontato la bellezza di accogliere. I genitori si sono detti: "Anche per noi può essere un momento arricchente"».
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