Eventi e cultura
Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice
Presentazione del Meeting di Rimini per l’amicizia tra i popoli
Italia - mercoledì 15 agosto 2018
16.07
Il Meeting per l'Amicizia tra i popoli di Rimini, che si avvia alla XXXIX Edizione, si svolge ogni anno nel mese di agosto grazie alla gratuità di migliaia di volontari mettendo in comune la loro tensione al vero, al bene e al bello. In questo luogo fisico si può sperimentare come l'esperienza della fede cristiana vissuta sia capace di incontrare e valorizzare ogni tentativo umano che collabora positivamente al destino di ogni uomo. «Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l'uomo felice»: con questa frase ispirata da una citazione di Don Luigi Giussani, il Meeting 2018 dal 19 al 25 agosto prova ad affrontare quest'anno l'importante tematica del rapporto sempre connesso tra realtà e umanità, tra storia personale e storia del mondo che si rende concreto con sotto-tematiche che pervadono la cultura, la società e il rapporto con la presenza storica della Chiesa nel dibattito pubblico. Il titolo suggerisce il legame tra la felicità dell'uomo e il cambiamento della storia. Un uomo che vive con gusto la sua vita tende a proiettarsi positivamente nella storia e a costruire. Così è nata l'Europa ai tempi di San Benedetto, così è rinata nel dopoguerra, così è stata ricostruita l'Italia (e la nostra Canosa di Puglia) dopo le distruzioni belliche.
Oggi, viviamo un tempo in cui prevalgono divisioni e contrapposizioni, in cui la paura vince sulla fiducia. Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting, ci ricorda: « È un tempo in cui la solitudine uccide. Il bisogno di cambiamento abbandonato a se stesso spinge ad abbattere l'esistente, valori, istituzioni, rapporti, nell'utopia che si possa sempre ricominciare da zero». Diversa la prospettiva suggerita dal titolo del Meeting di quest'anno: «La fiducia si ritrova solo guardando con stima ciò che già c'è, mettendo in rilievo esempi, storie positive, testimonianze, esperienze di costruzione sociale in cui il desiderio del cuore si manifesta». La domanda dominante nel Prologo della Regola di San Benedetto afferma: «Chi è l'uomo che vuole la vita e desidera vedere giorni felici?», e segna proprio l'inizio di tutto quell'impressionante cammino di umanizzazione e civilizzazione del mondo che è stato capace di costruire l'Europa, di fronte alla decadenza della grande tradizione greco-romana e alla violenza barbarica. L'ha ricordata di recente Papa Francesco nel suo "Discorso sull'Europa" di fine ottobre 2017. Quest'anno il Meeting, approfondendo il metodo con cui è nato e si è sviluppato in quasi quarant'anni, proporrà soprattutto l'incontro con testimoni del mondo economico, politico, sociale, scientifico, artistico e storico, approfondendo gli ambiti della quotidianità di tutti, dalla salute al lavoro, dalla mobilità all'innovazione. Le vicende umane messe a tema dal meeting a volte apparentemente di poco rilievo, pongono semi di novità destinati a fiorire, a creare nuovi orizzonti di conoscenza. Tutto nel segno del ricordo di Don Giussani, che con questa frase racchiude moltissimo del senso della prossima edizione: «La soluzione dei problemi che la vita pone ogni giorno non avviene direttamente affrontando i problemi, ma approfondendo la natura del soggetto che li affronta». Questo è il punto cruciale che resta sempre aperto: che cosa rende davvero concreto, incidente e utile il nostro impegno per risolvere le questioni che affrontiamo tutti i giorni, dalla sfera individuale a quella mondiale? Che cosa cerchiamo veramente per noi e per le persone cui siamo legati? A queste domande possono rispondere soltanto dei testimoni, perché è quando uno vede accadere qualcosa veramente all'altezza del suo desiderio di felicità che si chiarisce il giudizio su ciò che gli sta di fronte e si accende la sua vera responsabilità, vale a dire ciò a cui è chiamato. E, ancora una volta, dialogando con esperienze e culture diverse, intercettando le domande dell'uomo di oggi, a partire soprattutto da quelle delle giovani generazioni. Seguendo l'ipotesi affascinante che forse sono proprio le forze che possono renderci felici quelle stesse che possono muovere la storia.
Prof. Leonardo Di Nunno
Oggi, viviamo un tempo in cui prevalgono divisioni e contrapposizioni, in cui la paura vince sulla fiducia. Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting, ci ricorda: « È un tempo in cui la solitudine uccide. Il bisogno di cambiamento abbandonato a se stesso spinge ad abbattere l'esistente, valori, istituzioni, rapporti, nell'utopia che si possa sempre ricominciare da zero». Diversa la prospettiva suggerita dal titolo del Meeting di quest'anno: «La fiducia si ritrova solo guardando con stima ciò che già c'è, mettendo in rilievo esempi, storie positive, testimonianze, esperienze di costruzione sociale in cui il desiderio del cuore si manifesta». La domanda dominante nel Prologo della Regola di San Benedetto afferma: «Chi è l'uomo che vuole la vita e desidera vedere giorni felici?», e segna proprio l'inizio di tutto quell'impressionante cammino di umanizzazione e civilizzazione del mondo che è stato capace di costruire l'Europa, di fronte alla decadenza della grande tradizione greco-romana e alla violenza barbarica. L'ha ricordata di recente Papa Francesco nel suo "Discorso sull'Europa" di fine ottobre 2017. Quest'anno il Meeting, approfondendo il metodo con cui è nato e si è sviluppato in quasi quarant'anni, proporrà soprattutto l'incontro con testimoni del mondo economico, politico, sociale, scientifico, artistico e storico, approfondendo gli ambiti della quotidianità di tutti, dalla salute al lavoro, dalla mobilità all'innovazione. Le vicende umane messe a tema dal meeting a volte apparentemente di poco rilievo, pongono semi di novità destinati a fiorire, a creare nuovi orizzonti di conoscenza. Tutto nel segno del ricordo di Don Giussani, che con questa frase racchiude moltissimo del senso della prossima edizione: «La soluzione dei problemi che la vita pone ogni giorno non avviene direttamente affrontando i problemi, ma approfondendo la natura del soggetto che li affronta». Questo è il punto cruciale che resta sempre aperto: che cosa rende davvero concreto, incidente e utile il nostro impegno per risolvere le questioni che affrontiamo tutti i giorni, dalla sfera individuale a quella mondiale? Che cosa cerchiamo veramente per noi e per le persone cui siamo legati? A queste domande possono rispondere soltanto dei testimoni, perché è quando uno vede accadere qualcosa veramente all'altezza del suo desiderio di felicità che si chiarisce il giudizio su ciò che gli sta di fronte e si accende la sua vera responsabilità, vale a dire ciò a cui è chiamato. E, ancora una volta, dialogando con esperienze e culture diverse, intercettando le domande dell'uomo di oggi, a partire soprattutto da quelle delle giovani generazioni. Seguendo l'ipotesi affascinante che forse sono proprio le forze che possono renderci felici quelle stesse che possono muovere la storia.
Prof. Leonardo Di Nunno