Vita di città
Margherita, "Un angelo caduto in volo”
L’omelia di don Nicola Fortunato
Canosa - sabato 23 gennaio 2021
15.45
Il volo dei palloncini bianchi ha accompagnato l'uscita del feretro di Margherita Lops al termine del rito funebre che ha avuto luogo presso la Cattedrale di San Sabino a Canosa di Puglia(BT) ieri pomeriggio. La comunità civile, scolastica e religiosa canosina, pugliese ed extra-regionale si è stretta attorno alla Famiglia Lops rendendosi partecipe all'immane dolore che l'ha colpita per la prematura dipartita di Margherita, all'età di 19 anni. Manifesti di cordoglio affissi in città, post di condoglianze sui social, un tricolore sulla ghirlanda di fiori del Sindaco di Canosa Roberto Morra e tantissimi gigli bianchi, simboli di purezza e candore lungo le navate e sulla bara bianca di Margherita Lops posta al centro dell'altare della Cattedrale di Canosa. Molti parroci della Diocesi di Andria, Mons. Felice Bacco, Don Michele Cognetti hanno concelebrato la messa esequiale officiata da don Nicola Fortunato.
«Cara Margherita, sono tutti con te da Canosa e anche da fuori a offrire la preghiera nella celebrazione di questa Santissima Eucaristia per te fiore splendido reciso da questa vita . Chiediamo al Signore di perdonarci e di accoglierti perché tu possa vivere in eterno nel giardino di Dio.» - Esordisce così il sacerdote don Nicola Fortunato, zio di Margherita - : «Gli esseri umani, pur sforzandosi di essere razionali affidandosi alla logica, sono profondamente psico-logici e quindi le emozioni giocano un ruolo fondamentale stravolgendo le scelte più pianificate o basate su dati di fatto.» - Dopo questa premessa spiega il brano del Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,12-30), letto - «Gli esempi come sempre zoppicano ma ci aiutano a capire alcune somiglianze, in certi punti di contatto. Prendiamo come paragone questa scena del vangelo di Giovanni. Il Signore è presente nel riflesso del dolore di questo tradimento, che deve aver dato al cuore del Signore una sofferenza sconfinata. Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell'anima è difficile capirlo, io non lo so. E' uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Anche noi tutti cerchiamo le ragioni della morte di Margherita, avvolta nel mistero del suo cuore o del suo stato d'animo. Le parole di Gesù sono come un fulmine: "Uno di voi mi tradirà"; e annota l'evangelista Giovanni, quando Giuda usci dal cenacolo: "era buio" era notte . Il buio della sua vita , del suo stato d'animo. Sarebbe bastata la parola di Pietro o di qualche apostolo che lo rincorreva per farlo ritornare nel cenacolo. Dove vai? resta con noi. Abbiamo capito il tuo dramma. Ma Cristo lo avverte di quel bacio eppure in Giuda è più forte la determinazione di portare a termine quel gesto. Eppure quei piedi che correvano sulla strada sono stati lavati da Gesù. Con la stessa tenerezza usata per Pietro, Giovanni, Giacomo. Sono stati asciugati dalle sue mani col medesimo trasporto d'amore espresso per tutti. Certo quale sia l'esito del destino finale di Giuda, di salvezza o di perdizione. Sono affari del Signore: l'unico capace di accogliere fino in fondo il mistero della libertà umana e di comporne le scelte, anche le più assurde, nell'oceano della sua misericordia. A noi tocca solo entrare nella logica del servizio, di fronte alla quale non esiste ambiguità di calcagni che possa legittimare il rifiuto o la discriminazione».
«Carissimi Fratelli se Giuda è il simbolo di chi nella vita ha sbagliato in modo pesante, il gesto di Cristo curvo sui suoi piedi ci richiama a rivedere giudizi e comportamenti nei riguardi di coloro che secondo gli schemi mentali in commercio, sono andati a finire sui binari morti di una esistenza fallimentare. Di chi è finito fuori strada per colpa propria o per malizia altrui. Di chi ha calpestato i sentimenti più puri. Di chi ha ripagato la tenerezza con l'ingratitudine più nera. Di chi ha spezzato i legami di una comunione antica. Di chi non ce l'ha fatta a seguire Gesù fino al calvario. Di chi dai chiarori del cenacolo è precipitato nella notte della strada. Di chi non ha avuto fortuna ed ha abdicato per debolezza o per ingenuità ai progetti della gioventù. Detto per inciso - Margherita - Sei tu che hai tradito la nostra vita o è la vita nostra che ha tradito la tua?»
«Sui piedi di tutti i fratelli col divieto assoluto di sollevare lo sguardo al di sopra dei loro polpacci, noi, i protagonisti di tradimento al dettaglio e all'ingrosso, abbiamo l'obbligo di versare l'acqua tiepida della preghiera, dell'accoglienza e dell'accredito generoso di mille possibilità di ravvedimento. Così scriveva Don Tonino Bello». - Continua don Nicola Fortunato nell'omelia - «Dunque anche per noi c'è un compito: aver cura di non seminare panico o indifferenza ma con responsabilità padri e madri, nonni e nonne, insegnanti ed educatori, mostrino ai figli, ai più piccoli, con gesti quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi, riadattando abitudini, alzando gli sguardi , stimolando la preghiera, quante persone pregano, offrono, intercedono per te Margherita e per il bene di tutti. La preghiera è il servizio silenzioso sono le nostre armi vincenti. La pandemia da coronavirus sta ricordando al nostro mondo che nessuno si salva da solo mentre ci troviamo sulla stessa barca tutti fragili e disorientati e in questa condizione che annichilisce ogni pretesa di autosufficienza chiediamo al Signore di mostrarci che lui ha sempre cura di noi e che non lascia in balia della tempesta inaspettata e furiosa noi impauriti e smarriti, fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari. tutti chiamati a remare insieme a confortarci a vicenda. una tempesta che lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze in cui abbiamo costruito i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Riconoscersi non autosufficienti ma bisognosi di salvezza può diventare l'inizio della Fede. Consegniamo al Signore le nostre paure le nostre sconfitte le nostre delusioni e angosce, anche la stessa Fede che non è oggetto di cui credersi padroni ma dipende sempre da Cristo. A nessuno più che a Lui importa di noi. Egli ci ripete : "Voi non abbiate paura" e noi gettiamo in lui ogni preoccupazione perché egli ha cura di noi. Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli son diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire l'amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore».
«Lasciamo a Gesù, la gioia di chiamarci amici. Cristo ci ama, Cristo ci perdona, Cristo non vuole che noi ci disperiamo. Anche quando noi ci rivolteremo tutti i momenti contro di Lui, anche quando lo bestemmieremo, anche quando rifiuteremo il Sacerdote all' ultimo momento della nostra vita, ricordatevi che per Lui noi saremo sempre gli amici. Ho saccheggiato queste frasi di don Primo Mazzolari». – Prosegue nell'omelia don Nicola Fortunato rivolgendosi a - «Margherita carissima, compita e ordinata, precisa e decisa, volenterosa e generosa, sempre sorridente noi crediamo che il Signore ti abbraccia per sempre nel suo amore». «Prendendo in prestito le parole di Jon Kabat Zinn, medico statunitense che dice "Non puoi fermare le onde ma puoi imparare a cavalcarle". Non sempre è facile riuscire a trovare il modo per cavalcare le onde della vita. Per farlo, occorre saper adattarsi in modo flessibile alle condizioni di vita a cui siamo esposti. Aiutaci Margherita dal cielo ad avere buon spirito di adattamento e la capacità di riconoscere quando siamo in grado di farcela da soli e quando invece abbiamo bisogno di aiuto. Vogliamo ricordarti col tuo sorriso solare, mentre ora si specchia di fronte al sorriso di Maria Santissima tua è nostra madre. Torna ancora almeno a visitare i nostri sogni tu Margherita: "Un angelo caduto in volo questo tu ora sei in tutti i sogni miei...", come dice una vecchia canzone di Lucio Battisti che cantavi all'oratorio di San Sabino». Conclude l'omelia Don Nicola Fortunato commosso e addolorato come tutti i presenti nella Cattedrale di San Sabino e quelli all'esterno che non sono riusciti ad entrare a causa delle restrizioni anti-Covid ma che hanno voluto esternare il cordoglio alla Famiglia Lops attraverso la preghiera e il ricordo di Margherita benvoluta da tutti per la sua cordialità e affabilità.
La Redazione di Canosaweb esprime sentite condoglianze alla Famiglia Lops
«Cara Margherita, sono tutti con te da Canosa e anche da fuori a offrire la preghiera nella celebrazione di questa Santissima Eucaristia per te fiore splendido reciso da questa vita . Chiediamo al Signore di perdonarci e di accoglierti perché tu possa vivere in eterno nel giardino di Dio.» - Esordisce così il sacerdote don Nicola Fortunato, zio di Margherita - : «Gli esseri umani, pur sforzandosi di essere razionali affidandosi alla logica, sono profondamente psico-logici e quindi le emozioni giocano un ruolo fondamentale stravolgendo le scelte più pianificate o basate su dati di fatto.» - Dopo questa premessa spiega il brano del Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,12-30), letto - «Gli esempi come sempre zoppicano ma ci aiutano a capire alcune somiglianze, in certi punti di contatto. Prendiamo come paragone questa scena del vangelo di Giovanni. Il Signore è presente nel riflesso del dolore di questo tradimento, che deve aver dato al cuore del Signore una sofferenza sconfinata. Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell'anima è difficile capirlo, io non lo so. E' uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Anche noi tutti cerchiamo le ragioni della morte di Margherita, avvolta nel mistero del suo cuore o del suo stato d'animo. Le parole di Gesù sono come un fulmine: "Uno di voi mi tradirà"; e annota l'evangelista Giovanni, quando Giuda usci dal cenacolo: "era buio" era notte . Il buio della sua vita , del suo stato d'animo. Sarebbe bastata la parola di Pietro o di qualche apostolo che lo rincorreva per farlo ritornare nel cenacolo. Dove vai? resta con noi. Abbiamo capito il tuo dramma. Ma Cristo lo avverte di quel bacio eppure in Giuda è più forte la determinazione di portare a termine quel gesto. Eppure quei piedi che correvano sulla strada sono stati lavati da Gesù. Con la stessa tenerezza usata per Pietro, Giovanni, Giacomo. Sono stati asciugati dalle sue mani col medesimo trasporto d'amore espresso per tutti. Certo quale sia l'esito del destino finale di Giuda, di salvezza o di perdizione. Sono affari del Signore: l'unico capace di accogliere fino in fondo il mistero della libertà umana e di comporne le scelte, anche le più assurde, nell'oceano della sua misericordia. A noi tocca solo entrare nella logica del servizio, di fronte alla quale non esiste ambiguità di calcagni che possa legittimare il rifiuto o la discriminazione».
«Carissimi Fratelli se Giuda è il simbolo di chi nella vita ha sbagliato in modo pesante, il gesto di Cristo curvo sui suoi piedi ci richiama a rivedere giudizi e comportamenti nei riguardi di coloro che secondo gli schemi mentali in commercio, sono andati a finire sui binari morti di una esistenza fallimentare. Di chi è finito fuori strada per colpa propria o per malizia altrui. Di chi ha calpestato i sentimenti più puri. Di chi ha ripagato la tenerezza con l'ingratitudine più nera. Di chi ha spezzato i legami di una comunione antica. Di chi non ce l'ha fatta a seguire Gesù fino al calvario. Di chi dai chiarori del cenacolo è precipitato nella notte della strada. Di chi non ha avuto fortuna ed ha abdicato per debolezza o per ingenuità ai progetti della gioventù. Detto per inciso - Margherita - Sei tu che hai tradito la nostra vita o è la vita nostra che ha tradito la tua?»
«Sui piedi di tutti i fratelli col divieto assoluto di sollevare lo sguardo al di sopra dei loro polpacci, noi, i protagonisti di tradimento al dettaglio e all'ingrosso, abbiamo l'obbligo di versare l'acqua tiepida della preghiera, dell'accoglienza e dell'accredito generoso di mille possibilità di ravvedimento. Così scriveva Don Tonino Bello». - Continua don Nicola Fortunato nell'omelia - «Dunque anche per noi c'è un compito: aver cura di non seminare panico o indifferenza ma con responsabilità padri e madri, nonni e nonne, insegnanti ed educatori, mostrino ai figli, ai più piccoli, con gesti quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi, riadattando abitudini, alzando gli sguardi , stimolando la preghiera, quante persone pregano, offrono, intercedono per te Margherita e per il bene di tutti. La preghiera è il servizio silenzioso sono le nostre armi vincenti. La pandemia da coronavirus sta ricordando al nostro mondo che nessuno si salva da solo mentre ci troviamo sulla stessa barca tutti fragili e disorientati e in questa condizione che annichilisce ogni pretesa di autosufficienza chiediamo al Signore di mostrarci che lui ha sempre cura di noi e che non lascia in balia della tempesta inaspettata e furiosa noi impauriti e smarriti, fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari. tutti chiamati a remare insieme a confortarci a vicenda. una tempesta che lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze in cui abbiamo costruito i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Riconoscersi non autosufficienti ma bisognosi di salvezza può diventare l'inizio della Fede. Consegniamo al Signore le nostre paure le nostre sconfitte le nostre delusioni e angosce, anche la stessa Fede che non è oggetto di cui credersi padroni ma dipende sempre da Cristo. A nessuno più che a Lui importa di noi. Egli ci ripete : "Voi non abbiate paura" e noi gettiamo in lui ogni preoccupazione perché egli ha cura di noi. Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli son diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire l'amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore».
«Lasciamo a Gesù, la gioia di chiamarci amici. Cristo ci ama, Cristo ci perdona, Cristo non vuole che noi ci disperiamo. Anche quando noi ci rivolteremo tutti i momenti contro di Lui, anche quando lo bestemmieremo, anche quando rifiuteremo il Sacerdote all' ultimo momento della nostra vita, ricordatevi che per Lui noi saremo sempre gli amici. Ho saccheggiato queste frasi di don Primo Mazzolari». – Prosegue nell'omelia don Nicola Fortunato rivolgendosi a - «Margherita carissima, compita e ordinata, precisa e decisa, volenterosa e generosa, sempre sorridente noi crediamo che il Signore ti abbraccia per sempre nel suo amore». «Prendendo in prestito le parole di Jon Kabat Zinn, medico statunitense che dice "Non puoi fermare le onde ma puoi imparare a cavalcarle". Non sempre è facile riuscire a trovare il modo per cavalcare le onde della vita. Per farlo, occorre saper adattarsi in modo flessibile alle condizioni di vita a cui siamo esposti. Aiutaci Margherita dal cielo ad avere buon spirito di adattamento e la capacità di riconoscere quando siamo in grado di farcela da soli e quando invece abbiamo bisogno di aiuto. Vogliamo ricordarti col tuo sorriso solare, mentre ora si specchia di fronte al sorriso di Maria Santissima tua è nostra madre. Torna ancora almeno a visitare i nostri sogni tu Margherita: "Un angelo caduto in volo questo tu ora sei in tutti i sogni miei...", come dice una vecchia canzone di Lucio Battisti che cantavi all'oratorio di San Sabino». Conclude l'omelia Don Nicola Fortunato commosso e addolorato come tutti i presenti nella Cattedrale di San Sabino e quelli all'esterno che non sono riusciti ad entrare a causa delle restrizioni anti-Covid ma che hanno voluto esternare il cordoglio alla Famiglia Lops attraverso la preghiera e il ricordo di Margherita benvoluta da tutti per la sua cordialità e affabilità.
La Redazione di Canosaweb esprime sentite condoglianze alla Famiglia Lops