Territorio
Miele più trasparente contro assalto cinese
Coldiretti mobilitata per la raccolta di un milione di firme per una legge europea di iniziativa popolare
Italia - sabato 27 aprile 2024
11.41
Arriva la 'Direttiva Breakfast' contro l'import sleale dall'estero che affossa il miele Made in Italy con arrivi di prodotto straniero di bassa qualità a prezzi stracciati, come quello cinese quotato poco sopra l'euro al chilogrammo, con la Puglia che ha dovuto dire addio ad oltre 1 vasetto di miele su 2 a causa del clima pazzo, ma la marmellata deve ancora attendere l'etichettatura obbligatoria dell'origine del paese per la frutta utilizzata, per cui la Coldiretti continuerà a dare battaglia. E' quanto afferma Coldiretti Puglia, in relazione ai risultati dell'ultima plenaria del Parlamento europeo che ha approvato in via definitiva l'accordo politico provvisorio con il Consiglio sulle norme aggiornate in materia di composizione, denominazione, etichettatura e presentazione di alcuni prodotti alimentari "per la prima colazione", ossia la cosiddetta "Direttiva Breakfast".
Come auspicato, le nuove norme – spiega Coldiretti Puglia - contrasteranno le importazioni di miele adulterato da paesi terzi attraverso l'etichettatura obbligatoria e chiaramente visibile del paese di origine e avvieranno un processo per creare un sistema di tracciabilità del miele. Vi sarà inoltre un'etichettatura più chiara sul contenuto di zucchero nei succhi di frutta e sul contenuto minimo di frutta nelle confetture e nelle marmellate, ma non è stabilita l'indicazione di origine obbligatoria della frutta al loro interno. Ci si limita infatti alla presentazione da parte della Commissione di una relazione entro 36 mesi dall'entrata in vigore della direttiva, per valutare la fattibilità dell'introduzione di un obbligo di etichettatura dell'origine del paese per la frutta utilizzata.
Un temporeggiamento insostenibile che aggiunge valore alla grande mobilitazione di Coldiretti con obiettivo la raccolta di un milione di firme per una legge europea di iniziativa popolare per superare il codice doganale ed estendere l'obbligo dell'etichetta d'origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nell'Unione Europea.
Intanto, è stato messo un freno al dumping insostenibile ai danni di 1070 le aziende apistiche in Puglia che si prendono cura di 32.000 alveari e 13.00 sciami e producono – insiste Coldiretti Puglia - numerose tipologie di miele, dal ricercato alle mandorle agli agrumi, dalle clementine al rosmarino al timo, fino al fiordaliso, sulla, eucalipto, coriandolo, trifoglio e millefiori, con una crescita sensibile della presenza di donne e giovani a condurre le aziende apistiche.
La raccolta di un milione di firme – sostenuta firmando in tutti i mercati di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e promossa da una campagna social #nofakeinitaly - con la proposta di iniziativa popolare per mettere in trasparenza la filiera agroalimentare è solo il primo passo per portare l'Unione Europea a un cambio di prospettiva che sostenga la sovranità alimentare, anche lasciandosi alle spalle politiche dettate da un insensato estremismo green. Coldiretti chiede innanzitutto la revisione del criterio dell'ultima trasformazione del Codice doganale dell'Unione e del luogo di provenienza, ma serve anche insistere sul principio di reciprocità, in una situazione in cui dalle frontiere entra cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa da Paesi che non rispettano le stesse normative comunitarie in fatto di sicurezza alimentare, tutela dell'ambiente e del lavoro, una concorrenza sleale che danneggia gli agricoltori europei peraltro sottoposti a regolamenti e vincoli spesso fuori dalla realtà.
Come auspicato, le nuove norme – spiega Coldiretti Puglia - contrasteranno le importazioni di miele adulterato da paesi terzi attraverso l'etichettatura obbligatoria e chiaramente visibile del paese di origine e avvieranno un processo per creare un sistema di tracciabilità del miele. Vi sarà inoltre un'etichettatura più chiara sul contenuto di zucchero nei succhi di frutta e sul contenuto minimo di frutta nelle confetture e nelle marmellate, ma non è stabilita l'indicazione di origine obbligatoria della frutta al loro interno. Ci si limita infatti alla presentazione da parte della Commissione di una relazione entro 36 mesi dall'entrata in vigore della direttiva, per valutare la fattibilità dell'introduzione di un obbligo di etichettatura dell'origine del paese per la frutta utilizzata.
Un temporeggiamento insostenibile che aggiunge valore alla grande mobilitazione di Coldiretti con obiettivo la raccolta di un milione di firme per una legge europea di iniziativa popolare per superare il codice doganale ed estendere l'obbligo dell'etichetta d'origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nell'Unione Europea.
Intanto, è stato messo un freno al dumping insostenibile ai danni di 1070 le aziende apistiche in Puglia che si prendono cura di 32.000 alveari e 13.00 sciami e producono – insiste Coldiretti Puglia - numerose tipologie di miele, dal ricercato alle mandorle agli agrumi, dalle clementine al rosmarino al timo, fino al fiordaliso, sulla, eucalipto, coriandolo, trifoglio e millefiori, con una crescita sensibile della presenza di donne e giovani a condurre le aziende apistiche.
La raccolta di un milione di firme – sostenuta firmando in tutti i mercati di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e promossa da una campagna social #nofakeinitaly - con la proposta di iniziativa popolare per mettere in trasparenza la filiera agroalimentare è solo il primo passo per portare l'Unione Europea a un cambio di prospettiva che sostenga la sovranità alimentare, anche lasciandosi alle spalle politiche dettate da un insensato estremismo green. Coldiretti chiede innanzitutto la revisione del criterio dell'ultima trasformazione del Codice doganale dell'Unione e del luogo di provenienza, ma serve anche insistere sul principio di reciprocità, in una situazione in cui dalle frontiere entra cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa da Paesi che non rispettano le stesse normative comunitarie in fatto di sicurezza alimentare, tutela dell'ambiente e del lavoro, una concorrenza sleale che danneggia gli agricoltori europei peraltro sottoposti a regolamenti e vincoli spesso fuori dalla realtà.