Nina Mele
Nina Mele
Vita di città

Nel ricordo di Zia Nina

Memoria del nipote Marco Tullio Milanese

La comunità canosina si unisce al dolore e al lutto delle famiglie che stanno perdendo i propri cari a causa del coronavirus, la pandemia che sta sconvolgendo il mondo a livello sanitario, sociale ed economico. «Il dolore del distacco è stato ingigantito dalla sofferenza di non poter essere loro vicini e dalla tristezza dell'impossibilità di celebrare, come dovuto, il commiato dalle comunità di cui erano parte. Comunità che sono duramente impoverite dalla loro scomparsa». Ha dichiarato, nel video-messaggio alla Nazione il 27 marzo scorso, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che in più occasioni ha dedicato un pensiero particolare alla popolazione anziana colpita dal virus «viene decimata la generazione più anziana, composta da persone che costituiscono per i più giovani punto di riferimento non soltanto negli affetti ma anche nella vita quotidiana». Per gli anziani è intervenuto anche il nonno più celebre d'Italia, Lino Banfi «Se muore un nonnino non è che abbia meno valore della morte di una persona più giovane», parlando dell'emergenza coronavirus che in Italia sta facendo stragi nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA),dove il virus è letale per i pazienti in età avanzata.

A ricordare la zia Nina Mele, deceduta il 13 aprile scorso all'età di 92 anni è il nipote Marco Tullio Milanese che con un post ha commosso gli utenti dei social : «Chi mi conosce sa che non sono il tipo da dediche su Facebook e soprattutto per le dipartite ma per lei l'eccezione è d'uopo perché ha sempre rappresentato l'eccezione a tutto. Zia Nina, al tempo Antonia Anna Sabina, ultima di tante sorelle ed un fratello, era la signorina grande della famiglia, quella che, proprio perché da sola, era la più ospitale; da lei eravamo io e mio fratello, ad esempio, quando nonna Anna morì e per consolarci volle prepararci un piatto di pasta asciutta che naturalmente non mangiammo. Con lei guardavamo sempre i film di Bud Spencer perché ci facevano ridere le scazzottate ed i film di Lino Banfi perché nominava sempre il suo piatto preferito. Con lei trascorrevamo tutte le feste, perchè, in medio stat virtus, potevano starci una trentina di persone, marmocchi inclusi e fare baldoria non dando fastidio a nessuno. Da qualche anno era nella Residenza San Giuseppe, - continua il nipote - verso la quale indirizziamo sentimenti di gratitudine per averla rimessa in sesto dopo un rocambolesco declino dovuto alla demenza senile mal gestita altrove, restituendole il sorriso e gioia di vivere. Il sorriso: quella gioiosa espressione che era il benvenuto alla visita quotidiana; il sorriso e la gioia negli occhi quando, secondo tradizione e ad ogni occasione possibile, la facevamo accompagnare a casa di Bibi dove insieme a mamma e zia Antonietta, papà e zio Franco, Pippo e Giuseppe, ci riunivamo in famiglia».

Il momento triste: «All'improvviso, ho ricevuto quella brutta telefonata che mi annunciava la sua morte. Salti pindarici per poterle dare quantomeno degna sepoltura e decine di telefonate per annunciare che zia Nina non c'è più; un macigno inaspettato. Ho trascorso ore a riflettere sull'opportunità di scrivere qualcosa ma poi, avendo vissuto il freddo momento del distacco, avendo vissuto la triste esperienza di sapere una persona cara deposta prima in una sacca su una barella e poi la stessa in una fredda bara, senza possibilità di vederla, salutarla, carezzarla, avendo vissuto l'esperienza di vedere la sola bara per qualche minuto tra quattro uomini in tuta bianca e con maschere protettive, avendo trovato consolazione nelle sole parole del sacerdote, ho deciso di scrivere questo pensiero - conclude Marco Tullio Milanese - per lanciare un monito a tutti: amate e perdonate come se doveste morire subito e godetevi amori, familiari e amici come se non doveste morire mai(mi si perdonerà la citazione, seppur modificata)». Un pensiero struggente alla zia Nina, dedicato dal nipote Marco Tullio Milanese nel ricordo di un parente caro e di tutte le vittime del coronavirus che l'Italia e la comunità di Canosa di Puglia sta piangendo in questi giorni.
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