Territorio
Ortofrutta: disdette degli ordini dall’estero
Coldiretti Puglia: "Si tratta di un grave danno ai fatturati delle aziende"
Canosa - giovedì 12 marzo 2020
16.57
Una azienda su due (53%) che esporta ortofrutta ha ricevuto disdette degli ordini dall'estero secondo l'indagine Coldiretti/Ixe'. "Serve un deciso intervento per sostenere il settore produttivo, con gli ordini di ortaggi rimasti a terra per la disdetta dell'ultima ora. La logistica risulta paralizzata con i controlli sanitari disposti dall'Austria per i mezzi che entrano dai valichi italiani, con le conseguenti lunghissime code sull'autostrada A22 tra Bolzano e il Brennero. Si tratta di un grave danno ai fatturati delle aziende che perdono commesse, guadagni e il prodotto stesso che per la sua deperibilità va buttato. A ciò si aggiunge il problema di reperire manodopera stagionale per la chiusura di alcuni Paesi all'Italia", spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. Sul fronte lavoristico, è ottenuto da mani straniere più di ¼ del Made in Italy a tavola, con oltre 973mila giornate di lavoro fornite da lavoratori stagionali stranieri solo in provincia di Foggia nel 2018, il 27,61% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. Con l'inizio delle campagne di lavorazione delle primizie – aggiunge Coldiretti - saranno disastrosi gli effetti della chiusura dei confini anche verso l'Europa dell'est. "In provincia di Foggia gli stagionali impiegati in campagna sono principalmente di nazionalità africana, ma lavorano anche rumeni e albanesi e questi Paesi hanno chiuso di fatto le frontiere all'Italia. Per questo è necessaria una urgente e radicale semplificazione del voucher "agricolo" che possa consentire a studenti e pensionati lo svolgimento dei lavori nelle campagne dove mancano i braccianti stranieri anche per effetto delle misure cautelative adottate a seguito dell'emergenza coronavirus da alcuni Paesi europei, dalla Romania alla Polonia fino alla Bulgaria", delegato confederale di Coldiretti Foggia, Pietro Piccioni.
Occorre intervenire al più presto - sottolinea Coldiretti - per sopperire alla mancanza di manodopera stagionale e non pregiudicare le fornitura di generi alimentari a negozi e supermercati rimasti aperti come previsto dall'ultimo provvedimento del Governo. Una emergenza esplosa in un inverno caldo che – riferisce la Coldiretti - ha fatto partire in anticipo la raccolta a marzo con le primizie e continuerà d'estate con la frutta come pesche, albicocche e susine per finire a ottobre con la vendemmia. I voucher erano stati introdotti per la prima volta in via sperimentale nel 2008 proprio in agricoltura con la vendemmia per le peculiarità dell'offerta di lavoro nelle campagne. Nel corso degli anni successivi quello dei campi – conclude la Coldiretti – è stata l'unico settore rimasto legato all'originaria disciplina "sperimentale" con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito) e gli accresciuti appesantimenti burocratici che ne hanno limitato l'utilizzo e per questo ora in una situazione di emergenza vanno eliminati.
Occorre intervenire al più presto - sottolinea Coldiretti - per sopperire alla mancanza di manodopera stagionale e non pregiudicare le fornitura di generi alimentari a negozi e supermercati rimasti aperti come previsto dall'ultimo provvedimento del Governo. Una emergenza esplosa in un inverno caldo che – riferisce la Coldiretti - ha fatto partire in anticipo la raccolta a marzo con le primizie e continuerà d'estate con la frutta come pesche, albicocche e susine per finire a ottobre con la vendemmia. I voucher erano stati introdotti per la prima volta in via sperimentale nel 2008 proprio in agricoltura con la vendemmia per le peculiarità dell'offerta di lavoro nelle campagne. Nel corso degli anni successivi quello dei campi – conclude la Coldiretti – è stata l'unico settore rimasto legato all'originaria disciplina "sperimentale" con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito) e gli accresciuti appesantimenti burocratici che ne hanno limitato l'utilizzo e per questo ora in una situazione di emergenza vanno eliminati.