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Pandemia e stato sociale

La disamina di don Geremia Acri e i volontari

Nell'ultimo decennio e soprattutto negli anni più vicini a noi, lo "stato sociale" delle nostre Città è stato ridotto a "modello di sopravvivenza" ed oggi è imploso del tutto. Senza che siano diminuite le povertà tradizionali arginate con forme di assistenzialismo, (bonus alimentare, utenze, fitto casa ecc...) oggi sono emerse nuove povertà che riguardano coppie di giovani senza futuro, piccoli imprenditori, commercianti indebitati e lavoratori a nero, diversi costretti pur di portare il pane in tavola, non tutelati. Dobbiamo arginare la crisi sociale, economica, relazionale, lavorativa provocata dall'emergenza corona virus. Certamente non basterà. Una crisi che potrebbe durare anni. Questa emergenza ci costringerà a modificare la nostra società, ma anche l'attuale sistema economico, che genera precarietà, fragilità e nuove e antiche emarginazioni. È una sfida.

Non possiamo permettere che in tanti debbano accontentarsi delle briciole, del pacco viveri o bussare continuamente alla porta della solidarietà e carità. Dobbiamo in primis ridare dignità a tutti, dobbiamo, oltre a sconfiggere il virus, debellare le ingiustizie e gli squilibri. In tanti forse non riusciranno a beneficiare degli sperati aiuti e sostegni: lavoratori con scarse tutele;famiglie numerose;famiglie giovani, con bimbi piccoli;i senza fissa dimora;lavoratori stagionali. Aver deciso di tenere aperto il Centro di Ascolto della Casa Accoglienza "S. M. Goretti" della Diocesi di Andria ha dato una possibilità di non lasciare isolati chi è solo ed è più fragile in queste ore non del tutto luminose. Infatti con l'inasprirsi della crisi economica e sociale da Covid 19, il Centro di Ascolto ha visto un forte aumento di nuove presenze, quelli della "prima volta", in situazioni di impoverimento o dalla necessità di far fronte ad emergenze economiche di ogni genere. Un allargamento e una diversificazione della povertà che complicano e preoccupano il presente e il futuro di tanti Comuni Italiani. Tale situazione, non solo può accrescere il divario tra inclusi ed esclusi ma può anche allargare aree di conflitto sociale, generando odio e disprezzo nei confronti dell'altro e delle Istituzioni compresa la Chiesa.

Ecco perché oggi lo "stato sociale" delle nostre comunità cittadine deve dare risposte concrete a tutti quei cittadini caduti in povertà. È necessario individuare linee strategiche di indirizzo comunale, come hanno fatto diversi Comuni, attraverso la partecipazione attiva di organizzazioni sociali, imprenditori, enti no profit ecc ... e ripensare una visione cittadina, che tenga insieme salvaguardia di diritti, di legalità, di ambiente, di salute e di impresa. Il coinvolgimento della base sociale sarà vitale per il post emergenza, altrimenti si rischia di nebulizzare risorse, competenze e attività e accentuare per di più il fenomeno delle diseguaglianze economiche e sociali della Polis.
Don Geremia Acri e i volontari
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