Territorio
Pomodoro: aumento dei prezzi riconosciuti in campagna agli agricoltori
Con accordo tra Coldiretti e Princess
Puglia - venerdì 17 luglio 2020
22.56
Siccità e maggiori costi di produzione sono stati riconosciuti già dalla fine di maggio scorso grazie all'accordo tra Coldiretti e Princes che prevede una remunerazione di 121 euro a tonnellata per il pomodoro tondo e 125 euro a tonnellata per il pomodoro lungo. E' quanto ricorda Coldiretti Puglia, sottolineando la politica lungimirante e di visione adottata con l'accordo di filiera sottoscritto da Coldiretti e Princes che hanno unito gli sforzi per sostenere il "Made in Italy" della filiera del pomodoro, valorizzandone l'elevata qualità e l'identità nazionale, con una intesa che garantisce una remunerazione in campo che gli agricoltori non vedevano da 22 anni, dal lontano 1998, anche per rispondere all'emergenza siccità che ha colpito duramente la provincia di Foggia e i maggiori costi di produzione. "Il contratto 2020 ha stabilito un aumento dei prezzi riconosciuti in campagna agli agricoltori del +23% rispetto al 2019. Questi prezzi – spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia - saranno applicati esclusivamente ai pomodori coltivati in Puglia, Basilicata e Molise. Sarà, inoltre, riconosciuto un premio di 10 euro a tonnellata in corrispondenza dell'utilizzo della tecnica agronomica della pacciamatura. L'Accordo di filiera triennale che rappresenta uno strumento straordinario di investimento e valorizzazione della filiera pugliese del pomodoro da industria, si prefigge lo scopo di rendere più equilibrata e coerente la distribuzione del valore lungo la filiera per contrastare pratiche commerciali sleali come i casi di aste capestro on line al doppio ribasso che strangolano gli agricoltori con prezzi al di sotto dei costi di produzione, nonostante il codice etico firmato l'anno scorso fra il Ministero delle Politiche Agricole e le principali catene della grande distribuzione", aggiunge il presidente Muraglia.
"La definizione del contratto annuale sul pomodoro, nell'ambito dell'"Accordo di Filiera" triennale sottoscritto nel 2019 garantisce produzioni di qualità eccellenti, sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale, con i coltivatori che si vedranno riconosciuto un prezzo di acquisto "equo", basato sugli effettivi costi sostenuti per rispettare il disciplinare di produzione basato su una equa pianificazione degli investimenti", afferma Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Foggia. "Il 40 percento del pomodoro italiano viene proprio dalla Capitanata, che da sola produce il 90% del pomodoro lungo. La provincia di Foggia – insiste Piccioni - è leader nel comparto con 3.500 produttori di pomodoro che coltivano mediamente una superficie di 32 mila ettari, per una produzione di 22 milioni di quintali ed una P.L.V.. (Produzione Lorda Vendibile) di quasi 175.000.000 euro. Un bacino produttivo straordinario se confrontato al resto d'Italia con i suoi 55 milioni di quintali di produzione e i 95mila ettari di superficie investita, una realtà che va salvaguardata e promossa – conclude Piccioni - perché rappresentata da imprese agricole e agroalimentari pugliesi che operano con grande professionalità e in assoluta trasparenza".
L'obiettivo – sottolinea la Coldiretti - è creare le condizioni per evitare il rischio del crollo delle esportazioni in quello che rappresenta il primo mercato di riferimento delle conserve di pomodoro nazionali, il prodotto simbolo della dieta mediterranea ma anche un settore determinate per l'economia e l'occupazione in Italia. A spaventare – sottolinea la Coldiretti – sono gli effetti dei ritardi doganali e dei dazi con aumenti tariffari a doppia cifra che scatterebbero con il nuovo status di Paese Terzo rispetto all'Unione Europea. Quasi un barattolo di pomodori pelati Made in Italy su cinque esportati finisce in Gran Bretagna che è dipendente dall'estero per l'80% del pomodoro che consuma e rappresenta per l'Italia uno sbocco di mercato di vitale importanza che la Brexit, soprattutto in caso di mancato accordo, potrebbe mettere a rischio.
Princes lavora nello stabilimento di Foggia - il più grande sito industriale d'Europa - unicamente pomodoro di origine pugliese e si rifornisce esclusivamente da produttori che rispettano i più alti standard in tema di lavoro etico, secondo le certificazioni "Global G.A.P. GRASP" o "SA8000". Coldiretti e Princes intendono così ulteriormente sostenere e promuovere la filiera del pomodoro pugliese, unica al mondo per la qualità del prodotto e che da sola contribuisce per circa il 30% all'intero volume del pomodoro italiano da industria. Nel contesto dell'accordo, Princes e Coldiretti stanno sviluppando congiuntamente un'innovativa piattaforma digitale basata sulla tecnologia blockchain che per la prima volta in Italia verrà applicata a un prodotto trasformato industrialmente. La piattaforma garantirà la tracciabilità del prodotto lungo tutta la filiera e il rispetto di tutti i requisiti previsti con forti benefici in termini di sicurezza, efficienza e automazione delle transazioni interaziendali. La blockchain, grazie a registri informatici distribuiti e concatenati, fornirà ulteriore garanzia che il pomodoro provenga da cooperative che rispettano gli standard etici richiesti.
"La definizione del contratto annuale sul pomodoro, nell'ambito dell'"Accordo di Filiera" triennale sottoscritto nel 2019 garantisce produzioni di qualità eccellenti, sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale, con i coltivatori che si vedranno riconosciuto un prezzo di acquisto "equo", basato sugli effettivi costi sostenuti per rispettare il disciplinare di produzione basato su una equa pianificazione degli investimenti", afferma Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Foggia. "Il 40 percento del pomodoro italiano viene proprio dalla Capitanata, che da sola produce il 90% del pomodoro lungo. La provincia di Foggia – insiste Piccioni - è leader nel comparto con 3.500 produttori di pomodoro che coltivano mediamente una superficie di 32 mila ettari, per una produzione di 22 milioni di quintali ed una P.L.V.. (Produzione Lorda Vendibile) di quasi 175.000.000 euro. Un bacino produttivo straordinario se confrontato al resto d'Italia con i suoi 55 milioni di quintali di produzione e i 95mila ettari di superficie investita, una realtà che va salvaguardata e promossa – conclude Piccioni - perché rappresentata da imprese agricole e agroalimentari pugliesi che operano con grande professionalità e in assoluta trasparenza".
L'obiettivo – sottolinea la Coldiretti - è creare le condizioni per evitare il rischio del crollo delle esportazioni in quello che rappresenta il primo mercato di riferimento delle conserve di pomodoro nazionali, il prodotto simbolo della dieta mediterranea ma anche un settore determinate per l'economia e l'occupazione in Italia. A spaventare – sottolinea la Coldiretti – sono gli effetti dei ritardi doganali e dei dazi con aumenti tariffari a doppia cifra che scatterebbero con il nuovo status di Paese Terzo rispetto all'Unione Europea. Quasi un barattolo di pomodori pelati Made in Italy su cinque esportati finisce in Gran Bretagna che è dipendente dall'estero per l'80% del pomodoro che consuma e rappresenta per l'Italia uno sbocco di mercato di vitale importanza che la Brexit, soprattutto in caso di mancato accordo, potrebbe mettere a rischio.
Princes lavora nello stabilimento di Foggia - il più grande sito industriale d'Europa - unicamente pomodoro di origine pugliese e si rifornisce esclusivamente da produttori che rispettano i più alti standard in tema di lavoro etico, secondo le certificazioni "Global G.A.P. GRASP" o "SA8000". Coldiretti e Princes intendono così ulteriormente sostenere e promuovere la filiera del pomodoro pugliese, unica al mondo per la qualità del prodotto e che da sola contribuisce per circa il 30% all'intero volume del pomodoro italiano da industria. Nel contesto dell'accordo, Princes e Coldiretti stanno sviluppando congiuntamente un'innovativa piattaforma digitale basata sulla tecnologia blockchain che per la prima volta in Italia verrà applicata a un prodotto trasformato industrialmente. La piattaforma garantirà la tracciabilità del prodotto lungo tutta la filiera e il rispetto di tutti i requisiti previsti con forti benefici in termini di sicurezza, efficienza e automazione delle transazioni interaziendali. La blockchain, grazie a registri informatici distribuiti e concatenati, fornirà ulteriore garanzia che il pomodoro provenga da cooperative che rispettano gli standard etici richiesti.