Vita di città
Quando le donne subiscono violenza, il problema non è loro
L’avvocata Annalisa Iacobone parla allo stadio S. Sabino
Canosa - martedì 16 settembre 2014
7.49
Non solo calcio allo stadio S. Sabino di Canosa di Puglia(BT) in occasione della cerimonia di inaugurazione del campionato di promozione pugliese che ha offerto anche spunti di riflessione e input propositivi su un fenomeno di grande attualità come la violenza sulle donne da arginare attraverso campagne di prevenzione e promozione di pari diritti e pari opportunità per tutti. Domenica scorsa, nell'intervallo tra il primo e il secondo tempo della partita vinta dal Canosa contro il Liberty Palo, la giornalista Claudia Vitrani, direttrice de "La Terra del Sole" in veste di presentatrice ha introdotto l'avvocata Annalisa Iacobone, coordinatrice del Movimento Internazionale Anti-Stalking, Antipedofilia e Pari Opportunità, nonché responsabile dello sportello di prossimità del Centro Antiviolenza Futura della Provincia BAT .
"""Per la prima volta mi trovo ad affrontare questo tema dinanzi ad una platea prevalentemente maschile – ha esordito l'avvocata Annalisa Iacobone – e devo ammettere che ero un po' titubante quando mi è stato fatto questo invito. Poi, però, mi è bastato riflettere sulla reazione che io in primis ho avuto quando mi è stato chiesto di parlare in uno stadio e su quelle che i miei amici e parenti hanno avuto: «Andare allo stadio è una cosa da uomini. Proprio tu che sei dalla parte delle donne, vai allo stadio, in mezzo a tanti uomini. » Riflettendo su quanti pregiudizi ci siano sui generi e sulle relazioni tra gli stessi, ho deciso di accettare la sfida e di parlare ad un pubblico prevalentemente maschile. In diverse occasioni, guardando gli spalti mi sono chiesta: «Perché per un uomo è normale fare tutto questo e per una donna no?». E mi son tornate in mente le parole dell'amica Patrizia Lomuscio, criminologa e responsabile del Centro Anti Violenza Futura, che è arrivata a concludere che «anche qui la cultura ha fatto la propria parte, i cosiddetti stereotipi di genere ci portano infatti a distinguere e contrapporre le due categorie (maschile/femminile, uomo/donna); ma tale processo di codificazione dei modelli del maschile e del femminile è molto delicato e pericoloso poiché gli stereotipi di genere hanno anche conseguenze sul piano etico, nella misura in cui assumere comportamenti diversi da quelli che la società si aspetta, significa, nel caso della donna, essere etichettata come diversa e quindi oggetto di atteggiamenti punitivi e tutto ciò inficia la libertà di scegliere la propria vita sociale e professionale. Gli stereotipi non permettono i cambiamenti e, in quanto continuamente alimentati dalla cultura sociale, non vengono messi in discussione, ma perdurano anche quando sono cambiate le condizioni e lo stesso humus culturale che li ha generati. Gli stereotipi di mascolinità e di femminilità, infatti, essendo semplificazioni con cui la società condivide e stabilisce comportamenti appropriati per l'uomo e la donna e poiché sono categorizzazioni, sono radicati nella cultura sociale (e quindi difficilmente mutabili) e sono trasmessi dalle agenzie di socializzazione». Alla luce di queste riflessioni, visto che ho il piacere di presiedere un'associazione che intende prevenire la violenza e promuovere pari diritti e pari opportunità e quindi scalfire la cultura pregna di stereotipi sessisti, ho ritenuto opportuno prendere parte a questo pomeriggio sportivo per rivolgermi agli uomini e lanciare loro un appello, perché la violenza contro donne è un problema degli uomini. Sembra scontato, ma alla fine non lo è tanto."""
Nella prosecuzione del suo intervento l'avvocata Annalisa Iacobone ha spiegato che : """Quando le donne subiscono violenza, il problema non è loro. Lo diventa, certamente. Ma nasce da chi usa violenza nei loro confronti: uomini, sconosciuti e conosciuti, che le aggrediscono, le insultano o le picchiano per pazzia, per rabbia, perché non riescono a controllarsi. Le cause di questa vera e propria persecuzione di genere, a mio giudizio vanno ricercate in due fattori: il primo è la frequente riproduzione di modelli familiari vissuti in giovinezza, sono ricorrenti i casi in cui la persona è cresciuta in un contesto nel quale c'era un rapporto simile tra i genitori;in secondo luogo c'è certamente il senso di inadeguatezza dell'uomo ed il suo desiderio di auto affermazione che si incanala in una volontà di controllo totale sulla vita di un altro. I femminicidi sono il frutto velenoso dell'incapacità degli uomini di vivere i conflitti con le donne perché l'identità maschile è costruita sulla base di un rapporto di dominio sulle donne e sulla pretesa subalternità del ruolo femminile. In Italia stanno nascendo appositi centri per uomini maltrattanti mentre all'estero questi esistono già. Gli uomini sono sempre stati un po' dimenticati in questo processo che però li riguarda direttamente, molto più delle donne. In attesa che si diffondano, però, gli uomini consapevoli di aver perpetrato violenze ingiustificate devono sapere che esistono nelle strutture pubbliche o anche nei nostri centri degli esperti che potrebbero aiutarli a risolvere questi conflitti con il genere femminile. Ci sono esperti che possono aiutarli a riflettere sulle modalità di gestione del rapporto di coppia. Il cambiamento culturale che auspichiamo parte da noi ed ognuno di noi può e deve dare il suo contributo, come affermava Mahatma Gandhi: «Siate il cambiamento che volete nel mondo», per migliorare la società nel rispetto degli altri e delle donne."""
Applausi e consensi per il particolare tema affrontato di fronte alla tribuna gremita dello stadio canosino in difesa delle donne vittime di violenze ed indirizzato alla sensibilizzazione su questo terribile fenomeno per fornire alla cittadinanza gli strumenti idonei da utilizzare attraverso la consultazione del personale qualificato operante nelle strutture locali del Movimento Internazionale Anti-Stalking, Antipedofilia e Pari Opportunità, e dello sportello di prossimità del Centro Antiviolenza Futura.
Bartolo Carbone
"""Per la prima volta mi trovo ad affrontare questo tema dinanzi ad una platea prevalentemente maschile – ha esordito l'avvocata Annalisa Iacobone – e devo ammettere che ero un po' titubante quando mi è stato fatto questo invito. Poi, però, mi è bastato riflettere sulla reazione che io in primis ho avuto quando mi è stato chiesto di parlare in uno stadio e su quelle che i miei amici e parenti hanno avuto: «Andare allo stadio è una cosa da uomini. Proprio tu che sei dalla parte delle donne, vai allo stadio, in mezzo a tanti uomini. » Riflettendo su quanti pregiudizi ci siano sui generi e sulle relazioni tra gli stessi, ho deciso di accettare la sfida e di parlare ad un pubblico prevalentemente maschile. In diverse occasioni, guardando gli spalti mi sono chiesta: «Perché per un uomo è normale fare tutto questo e per una donna no?». E mi son tornate in mente le parole dell'amica Patrizia Lomuscio, criminologa e responsabile del Centro Anti Violenza Futura, che è arrivata a concludere che «anche qui la cultura ha fatto la propria parte, i cosiddetti stereotipi di genere ci portano infatti a distinguere e contrapporre le due categorie (maschile/femminile, uomo/donna); ma tale processo di codificazione dei modelli del maschile e del femminile è molto delicato e pericoloso poiché gli stereotipi di genere hanno anche conseguenze sul piano etico, nella misura in cui assumere comportamenti diversi da quelli che la società si aspetta, significa, nel caso della donna, essere etichettata come diversa e quindi oggetto di atteggiamenti punitivi e tutto ciò inficia la libertà di scegliere la propria vita sociale e professionale. Gli stereotipi non permettono i cambiamenti e, in quanto continuamente alimentati dalla cultura sociale, non vengono messi in discussione, ma perdurano anche quando sono cambiate le condizioni e lo stesso humus culturale che li ha generati. Gli stereotipi di mascolinità e di femminilità, infatti, essendo semplificazioni con cui la società condivide e stabilisce comportamenti appropriati per l'uomo e la donna e poiché sono categorizzazioni, sono radicati nella cultura sociale (e quindi difficilmente mutabili) e sono trasmessi dalle agenzie di socializzazione». Alla luce di queste riflessioni, visto che ho il piacere di presiedere un'associazione che intende prevenire la violenza e promuovere pari diritti e pari opportunità e quindi scalfire la cultura pregna di stereotipi sessisti, ho ritenuto opportuno prendere parte a questo pomeriggio sportivo per rivolgermi agli uomini e lanciare loro un appello, perché la violenza contro donne è un problema degli uomini. Sembra scontato, ma alla fine non lo è tanto."""
Nella prosecuzione del suo intervento l'avvocata Annalisa Iacobone ha spiegato che : """Quando le donne subiscono violenza, il problema non è loro. Lo diventa, certamente. Ma nasce da chi usa violenza nei loro confronti: uomini, sconosciuti e conosciuti, che le aggrediscono, le insultano o le picchiano per pazzia, per rabbia, perché non riescono a controllarsi. Le cause di questa vera e propria persecuzione di genere, a mio giudizio vanno ricercate in due fattori: il primo è la frequente riproduzione di modelli familiari vissuti in giovinezza, sono ricorrenti i casi in cui la persona è cresciuta in un contesto nel quale c'era un rapporto simile tra i genitori;in secondo luogo c'è certamente il senso di inadeguatezza dell'uomo ed il suo desiderio di auto affermazione che si incanala in una volontà di controllo totale sulla vita di un altro. I femminicidi sono il frutto velenoso dell'incapacità degli uomini di vivere i conflitti con le donne perché l'identità maschile è costruita sulla base di un rapporto di dominio sulle donne e sulla pretesa subalternità del ruolo femminile. In Italia stanno nascendo appositi centri per uomini maltrattanti mentre all'estero questi esistono già. Gli uomini sono sempre stati un po' dimenticati in questo processo che però li riguarda direttamente, molto più delle donne. In attesa che si diffondano, però, gli uomini consapevoli di aver perpetrato violenze ingiustificate devono sapere che esistono nelle strutture pubbliche o anche nei nostri centri degli esperti che potrebbero aiutarli a risolvere questi conflitti con il genere femminile. Ci sono esperti che possono aiutarli a riflettere sulle modalità di gestione del rapporto di coppia. Il cambiamento culturale che auspichiamo parte da noi ed ognuno di noi può e deve dare il suo contributo, come affermava Mahatma Gandhi: «Siate il cambiamento che volete nel mondo», per migliorare la società nel rispetto degli altri e delle donne."""
Applausi e consensi per il particolare tema affrontato di fronte alla tribuna gremita dello stadio canosino in difesa delle donne vittime di violenze ed indirizzato alla sensibilizzazione su questo terribile fenomeno per fornire alla cittadinanza gli strumenti idonei da utilizzare attraverso la consultazione del personale qualificato operante nelle strutture locali del Movimento Internazionale Anti-Stalking, Antipedofilia e Pari Opportunità, e dello sportello di prossimità del Centro Antiviolenza Futura.
Bartolo Carbone