Territorio
Strade provinciali e comunali in uno stato disastroso
La nota di Miscioscia, coordinatore regionale di Fareambiente
Canosa - mercoledì 27 gennaio 2021
23.11
Partendo dall'assunto che il fine di pubblico interesse per la gestione delle strade provinciali e comunali, è quello di garantire la loro regolare manutenzione, ormai in uno stato disastroso, al fine di aumentare la sicurezza, migliorando la visibilità e la regolare percorribilità anche con la corretta regimazione delle acque, che oggi, ormai, non riescono più a defluire per via della formazione di accumuli di detriti lungo le banchine che non vengono più pulite e manutenute, creando pericolosi ristagni che potrebbero comportare un pericoloso rischio di incidenti. Una situazione che sta pericolosamente peggiorando di anno in anno a causa della mancata manutenzione che, paradossalmente, veniva assicurata in passato. Come ambientalisti non possiamo non denunciare lo stato di degrado in cui versano le nostre strade, rammentando che per ambiente intendiamo l'insieme di quegli elementi naturali ed artificiali rappresentati dalle opere a servizio dell'uomo necessari per migliorarne non solo la sicurezza ma anche la qualità della vita dal punto di vista sociale, economica e culturale.
Le difficoltà di gestione delle nostre strade comunali e provinciali ormai sono ben note, ma fa specie scoprire che le Regioni, grazie alla tassa sul bollo degli autoveicoli, incassano ben 6,5 miliardi di euro che non ci risulta vengano destinate per le manutenzioni delle strade, considerato anche che non hanno la competenza. Allora, perché incassarla e non ripartirla a Comuni e Province? E' bene ricordare che con il D.P.R. 5 febbraio 1953 n. 39 nel 1953, venne introdotto "il bollo di circolazione", i cui proventi, così come stabilito dall'art. 10, dovevano essere ripartiti a favore delle Province, per metà in proporzione della superficie e per metà in proporzione della lunghezza delle strade provinciali di ciascuna Provincia per la loro costruzione e/o manutenzione. A distanza di 70 anni però, le cose sono cambiate, il bollo è stato trasformato in tassa automobilistica regionale di proprietà le cui entrate non ci risulta che vengano messe a disposizione per la manutenzione della rete stradale comunale e provinciale, soprattutto dopo tutti i tagli dei finanziamenti subiti negli ultimi dieci anni. Infatti, sono sempre di meno o per nulla i Comuni che possono far leva sulle proprie entrate tributarie per riasfaltare le proprie strade, dovendo fare i conti con i propri bilanci ormai vincolati. Non si comprende come mai una tassa pensata nel 1953 per finanziare la costruzione e/o manutenzione delle strade, sia stata distratta per altre esigenze a discapito della manutenzione delle nostre strade, il cui pericoloso degrado pregiudica ormai sempre più la regolare circolazione in sicurezza degli stessi automobilisti e ciclomotoristi; senza trascurare i disagi procurati ai residenti in ambito urbano a causa della rumorosità procurata dal passaggio di autocarri e mezzi agricoli, accentuata dalle sconnessioni del deteriorato manto di asfalto.
Non si comprende come mai le stesse Regioni non destinino, in maniera proporzionale, parte di quelle entrate ai Comuni e alle Province per migliorare la percorribilità dell'ormai compromessa viabilità stradale. Chi o cosa lo impedirebbe? Non sarebbe anche questo intervento un modo per destinare risorse finalizzate al miglioramento delle condizioni di sicurezza delle nostre strade e della qualità della vita oltre che ambientale dei cittadini? Il solito mistero all'italiana. Possibile che in Regione dal Presidente all'ultimo dei consiglieri, non sentano la necessità di prendere posizione su questa grave situazione, per esprimersi concretamente, una volta per tutte, sulla destinazione di una parte di quei milioni di euro che entrano nelle casse della Regione, per la sistemazione delle nostre strade piuttosto che disperdersi in mille rivoli di pseudo finanziamenti dirottati per iniziative improduttive o di scarso interesse collettivo?
Benedetto Miscioscia -Coordinatore regionale di Fareambiente
Le difficoltà di gestione delle nostre strade comunali e provinciali ormai sono ben note, ma fa specie scoprire che le Regioni, grazie alla tassa sul bollo degli autoveicoli, incassano ben 6,5 miliardi di euro che non ci risulta vengano destinate per le manutenzioni delle strade, considerato anche che non hanno la competenza. Allora, perché incassarla e non ripartirla a Comuni e Province? E' bene ricordare che con il D.P.R. 5 febbraio 1953 n. 39 nel 1953, venne introdotto "il bollo di circolazione", i cui proventi, così come stabilito dall'art. 10, dovevano essere ripartiti a favore delle Province, per metà in proporzione della superficie e per metà in proporzione della lunghezza delle strade provinciali di ciascuna Provincia per la loro costruzione e/o manutenzione. A distanza di 70 anni però, le cose sono cambiate, il bollo è stato trasformato in tassa automobilistica regionale di proprietà le cui entrate non ci risulta che vengano messe a disposizione per la manutenzione della rete stradale comunale e provinciale, soprattutto dopo tutti i tagli dei finanziamenti subiti negli ultimi dieci anni. Infatti, sono sempre di meno o per nulla i Comuni che possono far leva sulle proprie entrate tributarie per riasfaltare le proprie strade, dovendo fare i conti con i propri bilanci ormai vincolati. Non si comprende come mai una tassa pensata nel 1953 per finanziare la costruzione e/o manutenzione delle strade, sia stata distratta per altre esigenze a discapito della manutenzione delle nostre strade, il cui pericoloso degrado pregiudica ormai sempre più la regolare circolazione in sicurezza degli stessi automobilisti e ciclomotoristi; senza trascurare i disagi procurati ai residenti in ambito urbano a causa della rumorosità procurata dal passaggio di autocarri e mezzi agricoli, accentuata dalle sconnessioni del deteriorato manto di asfalto.
Non si comprende come mai le stesse Regioni non destinino, in maniera proporzionale, parte di quelle entrate ai Comuni e alle Province per migliorare la percorribilità dell'ormai compromessa viabilità stradale. Chi o cosa lo impedirebbe? Non sarebbe anche questo intervento un modo per destinare risorse finalizzate al miglioramento delle condizioni di sicurezza delle nostre strade e della qualità della vita oltre che ambientale dei cittadini? Il solito mistero all'italiana. Possibile che in Regione dal Presidente all'ultimo dei consiglieri, non sentano la necessità di prendere posizione su questa grave situazione, per esprimersi concretamente, una volta per tutte, sulla destinazione di una parte di quei milioni di euro che entrano nelle casse della Regione, per la sistemazione delle nostre strade piuttosto che disperdersi in mille rivoli di pseudo finanziamenti dirottati per iniziative improduttive o di scarso interesse collettivo?
Benedetto Miscioscia -Coordinatore regionale di Fareambiente