Crepuscolo letterario di Luciana Fredella
Così crudele è la fine
Mirko Zilahy presenta l'ultimo thriller ambientato a Roma
domenica 17 giugno 2018
7.34
Lui è Enrico Mancini, l'assassino degli scavi è "un riflesso". In una Roma contemporanea, e contemporaneamente nei meandri della sua storia, il profiler Mancini si muove per scoprire l'autore di una serie di omicidi affatto casuali ma apparentemente così diversi, con un unico fattore comune…. Cosa voleva dire l'assassino? Mancini non è nuovo a questo genere di indagine. Lo abbiamo conosciuto con l'Ombra/Oscar in cerca di giustizia (È così che si uccide), poi con il caso dello Scultore/Angelo in cerca di ordine nel caos (La forma del buio) e ora con "un riflesso" privo di identità (Così è crudele è la fine). Per Mancini indagare su questi casi, sarà un modo per riprendere possesso del suo acume e soprattutto della sua vita, persa con la morte della moglie Marisa e dilaniata da un forte senso di colpa per non essere stato presente nel momento del decesso. Ad aiutarlo, la sua solida squadra con Caterina, che con il suo obiettivo indaga con le immagini, Walter il commissario di fiducia di Mancini, Antonio, medico autoptico che ha un rapporto positivo con i "pazienti", Alexandra, la storica dell'arte che fornisce informazioni relative ai miti e alle leggende legati ai casi, il professor Carlo Biga maestro, mentore e amico di Mancini che inconsapevolmente sarà il deus ex machina per la risoluzione del caso. In questo thriller "Così è crudele è la fine" che chiude la trilogia degli spettri, Mirko Zilahy conferma l'estrema bravura nell'indagare il buio dell'animo umano e l'amore incondizionato per una città, Roma, che è la dimostrazione vivente di quanto possano coesistere dimensioni diverse sotto tutti i punti di vista: "Zilahy fa brillare Roma di una luce nera, bellissima".(Donato Carrisi)
Lo scrittore Mirko Zilahy è nato e vive a Roma. È laureato in lingue e letterature straniere e ha conseguito un dottorato di ricerche al Trinity Collage di Dublino dove ha insegnato Lingua e Letteratura Italiana. Oltre ad essere un bravissimo scrittore, è giornalista pubblicista per Il Corriere della Sera ed è traduttore di testi dall'inglese: sua è la traduzione che è valsa il premio Pulitzer 2014 al romanzo Il cardellino di Donna Tartt. Con Così è crudele è la fine si chiude quest'anno la trilogia cominciata con È così che si uccide nel 2016 e successivamente La forma del buio nel 2017, questi ultimi sono stati tradotti nei maggiori paesi europei ottenendo grande consenso di pubblico. L'autore di "Così crudele è la fine" Mirko Zilahy ha risposto anche alle domande di Canosaweb per la rubrica "Crepuscolo Letterario" che si propone tra i suoi obiettivi quello di promuovere la lettura e far conoscere scrittori, generi letterari ed i molteplici aspetti della cultura.
Quando ho aperto il primo libro della trilogia ho notato subito le citazioni che ha inserito nelle primissime pagine, Leopardi, Poe, Manganelli, Wilde e ho pensato che dicessero cose molto diverse fra loro, salvo poi trovarne il significato solo quando ho concluso il libro. Quanto possono essere importanti le citazioni per introdurre tra le pagine del romanzo un lettore? Per me sono necessarie, sono da una parte numi tutelari dei miei romanzi, dall'altra danno al lettore dei riferimenti atmosferici, emotivi e tematici. Delle coordinate oniriche all'interno delle quali io spero si perdano. Il gioco è tutto lì, riuscire a condurre il lettore dentro il bosco e farcelo smarrire, senza pietà o rifugi. È una discesa agli inferi, nel senso etimologico del termine, dentro se stessi, nel viluppo di ansie e di paure che abbiamo occultato per bene, ma non abbastanza, in fondo alle nostre psico-viscere.
Protagonista della trilogia è il commissario/profiler Enrico Mancini. Non so perché sin dal primo momento ho pensato che ci fosse qualche riferimento al grande compositore Henry Mancini ma non ho trovato accenno alcuno e quindi mi chiedo, e Le chiedo, come mai ha scelto proprio questo nome? Henry Mancini, il compositore de La Pantera Rosa, c'è davvero! In un passaggio nel primo romanzo, È così che si uccide, in cui compare anche la moglie del commissario, Marisa. Il nome in realtà è inventato. Anche se ci sono richiami occulti che non posso assolutamente rivelare
Mancini ha vissuto una brillante carriera come profiler ma la morte per cancro della moglie Marisa, lo ha scaraventato in un baratro da cui ha avuto molta difficoltà ad uscire. Le pongo due domande a riguardo. La prima: quando ha creato la storia del commissario, era già ben chiara nella sua mente l'intera trilogia? Avevo in testa la parabola dei personaggi (Mancini, ogni elemento della squadra e anche dei tre serial killer) e i temi che avrei voluto affrontare. Ovviamente durante la scrittura sono emersi elementi che hanno modificato forma e direzione di tutti e tre i romanzi. Ma sono convinto che la mia trilogia degli spettri viva di un'evoluzione coerente ma per nulla scontata.
La seconda: ha mai pensato ad un Mancini diverso? No. Mancini è nato con grande attenzione e con tempi lunghi, ormai quasi dieci anni fa, su un taccuino. Ci ha messo parecchio a diventare se stesso, e ne sono molto orgoglioso. È un personaggio tosto, a volte poco empatico, ma vero e con ragioni profonde che lo sostengono, o lo condannato.
Una figura marginale, ma che si rivelerà sempre importante durante le indagini, è Niko. Ho letto, nella figura di questo ragazzo, una velata denuncia sociale delle condizioni in cui versano molti ragazzi nella Capitale. Quanto è importante in questo senso il ruolo di un romanzo? Per me la letteratura è una cosa e la realtà, la componente sociale, un'altra. La letteratura può gettare uno sguardo, sempre obliquo, mai diretto, sulla società o su un fatto di cronaca. E quando lo fa deve essere capace di trasformare quell'oggetto in fatto artistico, mai d'indagine. La letteratura non spiega, al contrario, vela, copre, divaga e ricostruisce qualcosa dalla natura differente, artistica, appunto.
L'assassino protagonista di Così Crudele è la Fine è davvero un personaggio molto intrigante. Per studiare il suo assassino, le sue movenze, la sua storia, ha effettuato ricerche, studi specifici? Io mi avvalgo dei consigli di un amico criminologo, Giulio Vasaturo, ma per questo romanzo ho per lo più studiato su manuali e riletto attentamente gli autori che prima di me hanno raccontato, in senso thriller, l'identità, la paura del buio, del guardarsi allo specchio. E del non riconoscersi… Su tutti, nemmeno a dirlo, i racconti dell'enorme Edgar Allan Poe.
Avendo letto la trilogia, non è stato difficile per me entrare nelle storie personali della squadra, anzi, per me è stato come ritrovare degli amici con cui il legame non si è mai interrotto. È possibile, per chi si avvicina alla sua scrittura con questo romanzo, ignorare i precedenti? Credo di sì. Ogni romanzo è costruito per essere un unicum con un suo tema, una sua Roma, una storia e un serial killer differenti. Certo che leggendo l'intera trilogia si possono apprezzare gli snodi della trama e l'evoluzione dei personaggi nelle tre opere!
I suoi romanzi sono così ben scritti e descritti che a volte pare di essere presente sui luoghi o negli ambienti in cui si trovano i protagonisti. Le hanno mai proposto di sceneggiare un film o una fiction dei suoi romanzi? La scrittura per me viene prima di tutto, è l'unico strumento che ho per invischiare il lettore tra le mie pagine. Quando inizio a scrivere, cerco di accordarmi con l'atmosfera e i temi, i luoghi che ho in mente. Cerco il suono del mio romanzo. La sua voce. Poi lavoro su trama e personaggi. Per quel che riguarda il piccolo o grande schermo… a breve delle belle notizie!
Cosa legge Mirko Zilahy? Sono un grande rilettore. Soprattutto classici e vittoriani. Ma sono un appassionato della narrativa di genere. Al momento sto rileggendo Il Signore delle Mosche di William Golding e Ogni nostra caduta di Denis Lehane.
Progetti per il futuro? Sto scrivendo un nuovo romanzo che mi sta letteralmente rubando il sonno. Per me è qualcosa di nuovo. Sto creando un universo di oggetti, luoghi e personaggi che mi porteranno a raccontare una grande storia, a costruire, per i miei lettori, un'intera cittadina capace di nascondere tra le piaghe dei suoi edifici e i risvolti delle coscienze popolari, un oscuro segreto doloroso…
Lo scrittore Mirko Zilahy è nato e vive a Roma. È laureato in lingue e letterature straniere e ha conseguito un dottorato di ricerche al Trinity Collage di Dublino dove ha insegnato Lingua e Letteratura Italiana. Oltre ad essere un bravissimo scrittore, è giornalista pubblicista per Il Corriere della Sera ed è traduttore di testi dall'inglese: sua è la traduzione che è valsa il premio Pulitzer 2014 al romanzo Il cardellino di Donna Tartt. Con Così è crudele è la fine si chiude quest'anno la trilogia cominciata con È così che si uccide nel 2016 e successivamente La forma del buio nel 2017, questi ultimi sono stati tradotti nei maggiori paesi europei ottenendo grande consenso di pubblico. L'autore di "Così crudele è la fine" Mirko Zilahy ha risposto anche alle domande di Canosaweb per la rubrica "Crepuscolo Letterario" che si propone tra i suoi obiettivi quello di promuovere la lettura e far conoscere scrittori, generi letterari ed i molteplici aspetti della cultura.
Quando ho aperto il primo libro della trilogia ho notato subito le citazioni che ha inserito nelle primissime pagine, Leopardi, Poe, Manganelli, Wilde e ho pensato che dicessero cose molto diverse fra loro, salvo poi trovarne il significato solo quando ho concluso il libro. Quanto possono essere importanti le citazioni per introdurre tra le pagine del romanzo un lettore? Per me sono necessarie, sono da una parte numi tutelari dei miei romanzi, dall'altra danno al lettore dei riferimenti atmosferici, emotivi e tematici. Delle coordinate oniriche all'interno delle quali io spero si perdano. Il gioco è tutto lì, riuscire a condurre il lettore dentro il bosco e farcelo smarrire, senza pietà o rifugi. È una discesa agli inferi, nel senso etimologico del termine, dentro se stessi, nel viluppo di ansie e di paure che abbiamo occultato per bene, ma non abbastanza, in fondo alle nostre psico-viscere.
Protagonista della trilogia è il commissario/profiler Enrico Mancini. Non so perché sin dal primo momento ho pensato che ci fosse qualche riferimento al grande compositore Henry Mancini ma non ho trovato accenno alcuno e quindi mi chiedo, e Le chiedo, come mai ha scelto proprio questo nome? Henry Mancini, il compositore de La Pantera Rosa, c'è davvero! In un passaggio nel primo romanzo, È così che si uccide, in cui compare anche la moglie del commissario, Marisa. Il nome in realtà è inventato. Anche se ci sono richiami occulti che non posso assolutamente rivelare
Mancini ha vissuto una brillante carriera come profiler ma la morte per cancro della moglie Marisa, lo ha scaraventato in un baratro da cui ha avuto molta difficoltà ad uscire. Le pongo due domande a riguardo. La prima: quando ha creato la storia del commissario, era già ben chiara nella sua mente l'intera trilogia? Avevo in testa la parabola dei personaggi (Mancini, ogni elemento della squadra e anche dei tre serial killer) e i temi che avrei voluto affrontare. Ovviamente durante la scrittura sono emersi elementi che hanno modificato forma e direzione di tutti e tre i romanzi. Ma sono convinto che la mia trilogia degli spettri viva di un'evoluzione coerente ma per nulla scontata.
La seconda: ha mai pensato ad un Mancini diverso? No. Mancini è nato con grande attenzione e con tempi lunghi, ormai quasi dieci anni fa, su un taccuino. Ci ha messo parecchio a diventare se stesso, e ne sono molto orgoglioso. È un personaggio tosto, a volte poco empatico, ma vero e con ragioni profonde che lo sostengono, o lo condannato.
Una figura marginale, ma che si rivelerà sempre importante durante le indagini, è Niko. Ho letto, nella figura di questo ragazzo, una velata denuncia sociale delle condizioni in cui versano molti ragazzi nella Capitale. Quanto è importante in questo senso il ruolo di un romanzo? Per me la letteratura è una cosa e la realtà, la componente sociale, un'altra. La letteratura può gettare uno sguardo, sempre obliquo, mai diretto, sulla società o su un fatto di cronaca. E quando lo fa deve essere capace di trasformare quell'oggetto in fatto artistico, mai d'indagine. La letteratura non spiega, al contrario, vela, copre, divaga e ricostruisce qualcosa dalla natura differente, artistica, appunto.
L'assassino protagonista di Così Crudele è la Fine è davvero un personaggio molto intrigante. Per studiare il suo assassino, le sue movenze, la sua storia, ha effettuato ricerche, studi specifici? Io mi avvalgo dei consigli di un amico criminologo, Giulio Vasaturo, ma per questo romanzo ho per lo più studiato su manuali e riletto attentamente gli autori che prima di me hanno raccontato, in senso thriller, l'identità, la paura del buio, del guardarsi allo specchio. E del non riconoscersi… Su tutti, nemmeno a dirlo, i racconti dell'enorme Edgar Allan Poe.
Avendo letto la trilogia, non è stato difficile per me entrare nelle storie personali della squadra, anzi, per me è stato come ritrovare degli amici con cui il legame non si è mai interrotto. È possibile, per chi si avvicina alla sua scrittura con questo romanzo, ignorare i precedenti? Credo di sì. Ogni romanzo è costruito per essere un unicum con un suo tema, una sua Roma, una storia e un serial killer differenti. Certo che leggendo l'intera trilogia si possono apprezzare gli snodi della trama e l'evoluzione dei personaggi nelle tre opere!
I suoi romanzi sono così ben scritti e descritti che a volte pare di essere presente sui luoghi o negli ambienti in cui si trovano i protagonisti. Le hanno mai proposto di sceneggiare un film o una fiction dei suoi romanzi? La scrittura per me viene prima di tutto, è l'unico strumento che ho per invischiare il lettore tra le mie pagine. Quando inizio a scrivere, cerco di accordarmi con l'atmosfera e i temi, i luoghi che ho in mente. Cerco il suono del mio romanzo. La sua voce. Poi lavoro su trama e personaggi. Per quel che riguarda il piccolo o grande schermo… a breve delle belle notizie!
Cosa legge Mirko Zilahy? Sono un grande rilettore. Soprattutto classici e vittoriani. Ma sono un appassionato della narrativa di genere. Al momento sto rileggendo Il Signore delle Mosche di William Golding e Ogni nostra caduta di Denis Lehane.
Progetti per il futuro? Sto scrivendo un nuovo romanzo che mi sta letteralmente rubando il sonno. Per me è qualcosa di nuovo. Sto creando un universo di oggetti, luoghi e personaggi che mi porteranno a raccontare una grande storia, a costruire, per i miei lettori, un'intera cittadina capace di nascondere tra le piaghe dei suoi edifici e i risvolti delle coscienze popolari, un oscuro segreto doloroso…