Crepuscolo letterario di Luciana Fredella
I libri li cerca chi li ama
La parola allo scrittore Davide Morganti
domenica 3 giugno 2018
8.22
Grande consenso di critica per l'ultimo romanzo di Davide Morganti intitolato "La consonante K" (Neri Pozza 2017), un "febbrile generatore" di storie e microstorie che si susseguono e si intrecciano nel mondo tra gli anni Cinquanta del Novecento e l'inizio del nuovo millennio, raccontando la fine delle ideologie e quello che ne è seguito. Lo scrittore Davide Morganti, al secolo Davide Palmieri, è insegnante di Lettere in una scuola superiore di Pozzuoli , dove vive. Che sia un professore di lettere lo si comprende subito dalle pagine del libro per la conoscenza approfondita di storia, filosofia, e letteratura classica. Davide Morganti è autore del racconto Screazione per Einaudi nella raccolta Disertori (2000), e di romanzi: Moremò (2006), L'asciutto e la marea (2007); Caina (2009); Tre volte 10 (2012). Per il teatro scrive Caina, in prima assoluta al Festival di Benevento nel 2012, diretto da Stefano Amatucci, con la partecipazione di Luisa Amatucci e Gabriele Sauriò, mentre l'adattamento cinematografico è stato candidato ai Festival del Cinema di Tallinn, Montevideo, Sydney, New York e Parigi vincendo quest' ultimo. Sempre per il teatro scrive Il Trovacadeveri che è andato in scena al teatro The New City di Broadway a New York; I vespertelli rappresentato nel 2009 al teatro San Ferdinando di Napoli; Scriato, rappresentato al Festival di Benevento nel 2014. Collabora con diversi quotidiani tra cui Il Mattino di Napoli ed è anche autore del testo Una vita corta della band Letti Sfatti .
Grande interesse attorno a "La Consonante K" di Davide Morganti che al termine della lettura non so come considerare questo romanzo. Di sicuro, a mio modesto parere, è un romanzo filosofico che nell'attraversare i vari momenti storici, dopo la II Guerra Mondiale ai giorni nostri, analizza le ideologie e le scarnifica. Non tralascia nulla, neanche i grandi dogmi della Chiesa che vengono manipolati ad arte accompagnando il lettore in un mondo visionario addirittura possibile. Il romanzo è diviso in Capitoli che a loro volta sono suddivisi in livelli, fascicoli, allegati, verbali e protocolli, codici e infine documenti. A concludere il volume, la biografia della massa, ovvero riferimenti a persone citate nel romanzo, assolutamente insignificanti, la cui storia, presente nella biografia di massa, si intreccia con gli innumerevoli personaggi protagonisti dei plot principali. Davide Morganti è un visionario geniale e non leggere questo libro sarebbe un vero peccato. Per gli approfondimenti sul romanzo "La Consonante K" abbiamo contattato l'autore Davide Morganti che ringrazio anticipatamente, anche a nome della Redazione di Canosaweb, per averci concesso del tempo per rispondere alle domande per la rubrica "Crepuscolo Letterario".
Ad apertura di romanzo ci troviamo nella Germania Est con Bruno che vive e subisce la condizione del "muro". Come nasce l'idea di far partire la storia proprio intorno agli anni 60 nella Germania del muro? A dire il vero non me lo ricordo! Iniziai il romanzo nel 2003, poi per anni l'ho interrotto, ha avuto una genesi tortuosa, con decine e decine di revisioni. Di sicuro sin da bambino ho avuto molta passione per le dittature, i loro meccanismi, la loro capacità di opprimere e sopprimere.
Le storie dei protagonisti si intrecciano con la storia dell'Europa e dei miti o falsi miti degli anni Ottanta e Novanta. La profonda conoscenza che ha della storia è evidente da come la tratta durante lo scorrere delle pagine. Si può considerare un tentativo di rilettura della storia di quegli anni? No, è stato solo il tentativo di costruire altre storie perché penso che ogni tempo porti in sé non solo ciò che è accaduto ma le infinite possibilità di ciò che sarebbe potuto accadere. Sono affascinato dallo sliding doors.
Uno dei personaggi del romanzo, dal nome impronunciabile, insegue il Comunismo perché convinto che sia la salvezza del mondo e giunge in Russia, dove scopre che la teca contenente il corpo di Lenin non è più controllata dalle guardie così decide di rubarlo. Da questo momento in poi, comincia la vita da "resuscitato" di Lenin e che lo vede malavitoso, mafioso, buttafuori, wrestler….Cosa rappresenta, in realtà, Lenin? Un morto che torna a vivere. Se un cadavere risorge, di certo non ripeterà la vita precedente ma quello che il presente gli offre e io ho immaginato che Lenin, deluso dal crollo del comunismo, si lascia travolgere dal capitalismo e dalla sua capacità di fare dell'uomo quello che vuole. La resurrezione della carne è uno dei motivi cardini di tutto ciò che scrivo, ci sono persone che si dichiarano cattoliche ma poi affermano di credere nella reincarnazione! Una teoria che va molto di moda ma in cui non ho mai trovato nulla di vero. La resurrezione è vista come qualcosa di assurdo, mi chiedo la reincarnazione invece cosa abbia di più plausibile.
Per parlare di tutti i personaggi del romanzo non basterebbe un altro romanzo, quindi Le chiedo qual è il personaggio che le ha dato maggior grattacapi? Agamennone, perché volevo fare di un neonazista uno che ha pensiero e forte identità, senza farne una macchietta da odiare e spero di esser riuscito a dargli un'identità paradossale.
Molti temi possono sembrare blasfemi, come le apparizioni di carattere sessuale della Madonna ad un ebreo, la creazione di una nuova religione con l'aiuto del demonio, l'occultamento del corpo di Gesù, eppure leggendo il libro, la mia parte cattolica non si è sentita minacciata, tantomeno offesa, anzi mi ha molto divertito per la lettura trasversale che ha dato ad ogni accadimento. Ho pensato a quando uscì il Codice Da Vinci e alle polemiche assurde che provocò quel romanzo da parte della chiesa, Lei ha trovato ostacoli da parte di un certo tipo di lettori e se si può raccontare qualche episodio? No, nessuno, forse perché hanno compreso che i temi religiosi non li ho trattati con blasfemia ma con l'euforia forsennata di uno che da anni desidera scrivere un trattato di teologia e non ci riesce. Comunque ho cercato angolazioni inusuali, soprattutto mi affascinava l'idea che il demonio potesse avere in suo potere il cadavere di Gesù. Quando studiavo teologia, la cristologia era la mia materia preferita. Le racconto invece un aneddoto. Quando presentai la mia tesi di laurea in filosofia, fui costretto a sopprimere l'ultimo capitolo perché parlavo della comicità della croce, avrebbe potuto urtare la sensibilità di qualcuno della commissione. L'Università non è un mondo così libero, come i libri.
Ad un certo punto c'è il tentativo da parte di Imelda e Hector di creare una nuova religione. Girano il paese alla ricerca di testimonianze che li inducano a creare una professione di fede perfetta. Ad aiutarli Viktor, la personificazione del diavolo. Se da un lato questa parte della narrazione fa sorridere, ad una lettura attenta, pone il lettore nella condizione di riflettere sui dogmi del cristianesimo. Questa parte è frutto di una sua riflessione, un'introspezione religiosa oppure se è ateo, tale condizione le ha consentito di guardare con maggiore lucidità alla fede religiosa? No, non sono ateo, ma nemmeno cattolico, quello che mi appartiene è il cristianesimo, con la sua potenza di parola, con la sua forza nel voler scardinare la morte. Cristo, per me, è la chiave di volta di ogni momento dell'esistenza che ti costringe a fare i conti con la tua miseria umana. Siamo, per natura, destinati alla dannazione e per grazia alla vita. Sono attratto, come si vede dal libro, anche dall'ebraismo, una religione che trovo surreale e capace di trasformare il mondo in un sogghigno ironico e tragico. La lingua, poi, è già di per sé una preghiera.
Lei è un insegnante, da quando insegna, com'è cambiato il rapporto dei ragazzi nei confronti dei libri? Insegno dal 1987, direi ben poco, leggevano pochissimo prima, lo stesso adesso.
Iniziative come Il Maggio dei Libri, a suo parere sono utili ad avvicinare nuovi lettori alla lettura?No, i libri li cerca chi li ama, non sono oggetti da fiera.
Sta scrivendo in questo periodo? Se si, può anticiparci qualcosa? Se no, intende riprendere a scrivere a breve?Un romanzo – saggio sugli scrittori italiani del Novecento per una piccola casa editrice napoletana appena nata, Wojtek Edizioni di Ciro Marino e Lucio Leone. L'Italia ha scrittori di primo piano del tutto misconosciuti, ce ne sono centinaia che non trovano spazio in nessun manuale scolastico e per me è segno che la scuola italiana langue da decenni in uno stato di inerzia mortale. Tra gli altri ce ne sono due splendidi che sono pugliesi: Sandro De Feo e Nino Palumbo, che meritano di essere riletti. Vi consiglio di farlo.
Grande interesse attorno a "La Consonante K" di Davide Morganti che al termine della lettura non so come considerare questo romanzo. Di sicuro, a mio modesto parere, è un romanzo filosofico che nell'attraversare i vari momenti storici, dopo la II Guerra Mondiale ai giorni nostri, analizza le ideologie e le scarnifica. Non tralascia nulla, neanche i grandi dogmi della Chiesa che vengono manipolati ad arte accompagnando il lettore in un mondo visionario addirittura possibile. Il romanzo è diviso in Capitoli che a loro volta sono suddivisi in livelli, fascicoli, allegati, verbali e protocolli, codici e infine documenti. A concludere il volume, la biografia della massa, ovvero riferimenti a persone citate nel romanzo, assolutamente insignificanti, la cui storia, presente nella biografia di massa, si intreccia con gli innumerevoli personaggi protagonisti dei plot principali. Davide Morganti è un visionario geniale e non leggere questo libro sarebbe un vero peccato. Per gli approfondimenti sul romanzo "La Consonante K" abbiamo contattato l'autore Davide Morganti che ringrazio anticipatamente, anche a nome della Redazione di Canosaweb, per averci concesso del tempo per rispondere alle domande per la rubrica "Crepuscolo Letterario".
Ad apertura di romanzo ci troviamo nella Germania Est con Bruno che vive e subisce la condizione del "muro". Come nasce l'idea di far partire la storia proprio intorno agli anni 60 nella Germania del muro? A dire il vero non me lo ricordo! Iniziai il romanzo nel 2003, poi per anni l'ho interrotto, ha avuto una genesi tortuosa, con decine e decine di revisioni. Di sicuro sin da bambino ho avuto molta passione per le dittature, i loro meccanismi, la loro capacità di opprimere e sopprimere.
Le storie dei protagonisti si intrecciano con la storia dell'Europa e dei miti o falsi miti degli anni Ottanta e Novanta. La profonda conoscenza che ha della storia è evidente da come la tratta durante lo scorrere delle pagine. Si può considerare un tentativo di rilettura della storia di quegli anni? No, è stato solo il tentativo di costruire altre storie perché penso che ogni tempo porti in sé non solo ciò che è accaduto ma le infinite possibilità di ciò che sarebbe potuto accadere. Sono affascinato dallo sliding doors.
Uno dei personaggi del romanzo, dal nome impronunciabile, insegue il Comunismo perché convinto che sia la salvezza del mondo e giunge in Russia, dove scopre che la teca contenente il corpo di Lenin non è più controllata dalle guardie così decide di rubarlo. Da questo momento in poi, comincia la vita da "resuscitato" di Lenin e che lo vede malavitoso, mafioso, buttafuori, wrestler….Cosa rappresenta, in realtà, Lenin? Un morto che torna a vivere. Se un cadavere risorge, di certo non ripeterà la vita precedente ma quello che il presente gli offre e io ho immaginato che Lenin, deluso dal crollo del comunismo, si lascia travolgere dal capitalismo e dalla sua capacità di fare dell'uomo quello che vuole. La resurrezione della carne è uno dei motivi cardini di tutto ciò che scrivo, ci sono persone che si dichiarano cattoliche ma poi affermano di credere nella reincarnazione! Una teoria che va molto di moda ma in cui non ho mai trovato nulla di vero. La resurrezione è vista come qualcosa di assurdo, mi chiedo la reincarnazione invece cosa abbia di più plausibile.
Per parlare di tutti i personaggi del romanzo non basterebbe un altro romanzo, quindi Le chiedo qual è il personaggio che le ha dato maggior grattacapi? Agamennone, perché volevo fare di un neonazista uno che ha pensiero e forte identità, senza farne una macchietta da odiare e spero di esser riuscito a dargli un'identità paradossale.
Molti temi possono sembrare blasfemi, come le apparizioni di carattere sessuale della Madonna ad un ebreo, la creazione di una nuova religione con l'aiuto del demonio, l'occultamento del corpo di Gesù, eppure leggendo il libro, la mia parte cattolica non si è sentita minacciata, tantomeno offesa, anzi mi ha molto divertito per la lettura trasversale che ha dato ad ogni accadimento. Ho pensato a quando uscì il Codice Da Vinci e alle polemiche assurde che provocò quel romanzo da parte della chiesa, Lei ha trovato ostacoli da parte di un certo tipo di lettori e se si può raccontare qualche episodio? No, nessuno, forse perché hanno compreso che i temi religiosi non li ho trattati con blasfemia ma con l'euforia forsennata di uno che da anni desidera scrivere un trattato di teologia e non ci riesce. Comunque ho cercato angolazioni inusuali, soprattutto mi affascinava l'idea che il demonio potesse avere in suo potere il cadavere di Gesù. Quando studiavo teologia, la cristologia era la mia materia preferita. Le racconto invece un aneddoto. Quando presentai la mia tesi di laurea in filosofia, fui costretto a sopprimere l'ultimo capitolo perché parlavo della comicità della croce, avrebbe potuto urtare la sensibilità di qualcuno della commissione. L'Università non è un mondo così libero, come i libri.
Ad un certo punto c'è il tentativo da parte di Imelda e Hector di creare una nuova religione. Girano il paese alla ricerca di testimonianze che li inducano a creare una professione di fede perfetta. Ad aiutarli Viktor, la personificazione del diavolo. Se da un lato questa parte della narrazione fa sorridere, ad una lettura attenta, pone il lettore nella condizione di riflettere sui dogmi del cristianesimo. Questa parte è frutto di una sua riflessione, un'introspezione religiosa oppure se è ateo, tale condizione le ha consentito di guardare con maggiore lucidità alla fede religiosa? No, non sono ateo, ma nemmeno cattolico, quello che mi appartiene è il cristianesimo, con la sua potenza di parola, con la sua forza nel voler scardinare la morte. Cristo, per me, è la chiave di volta di ogni momento dell'esistenza che ti costringe a fare i conti con la tua miseria umana. Siamo, per natura, destinati alla dannazione e per grazia alla vita. Sono attratto, come si vede dal libro, anche dall'ebraismo, una religione che trovo surreale e capace di trasformare il mondo in un sogghigno ironico e tragico. La lingua, poi, è già di per sé una preghiera.
Lei è un insegnante, da quando insegna, com'è cambiato il rapporto dei ragazzi nei confronti dei libri? Insegno dal 1987, direi ben poco, leggevano pochissimo prima, lo stesso adesso.
Iniziative come Il Maggio dei Libri, a suo parere sono utili ad avvicinare nuovi lettori alla lettura?No, i libri li cerca chi li ama, non sono oggetti da fiera.
Sta scrivendo in questo periodo? Se si, può anticiparci qualcosa? Se no, intende riprendere a scrivere a breve?Un romanzo – saggio sugli scrittori italiani del Novecento per una piccola casa editrice napoletana appena nata, Wojtek Edizioni di Ciro Marino e Lucio Leone. L'Italia ha scrittori di primo piano del tutto misconosciuti, ce ne sono centinaia che non trovano spazio in nessun manuale scolastico e per me è segno che la scuola italiana langue da decenni in uno stato di inerzia mortale. Tra gli altri ce ne sono due splendidi che sono pugliesi: Sandro De Feo e Nino Palumbo, che meritano di essere riletti. Vi consiglio di farlo.